domenica 25 ottobre 2015

Ken Parker a colori - N.1


Dal 20 ottobre si può trovare in libreria, edicola e fumetteria il primo volume della collana Ken Parker a colori, edita da Mondadori. Il personaggio creato da Giancarlo Berardi e da Ivo MIlazzo rivive le proprie avventure sulle pagine di un'edizione di grande prestigio. Si tratta infatti di un volume cartonato, del formato di 21 x 26 cm, composto da carta ad alta grammatura e, ovviamente, caratterizzato da una colorazione di alto livello. Questa prima uscita racchiude le tre prime storie pubblicate dalla Cepim di Sergio Bonelli nel lontano 1977: Lungo Fucile, Mine Town e I gentiluomini.
L'opera segue altre due collane che la Mondadori ha dedicato al biondo trapper. La prima. denominata semplicemente Ken Parker, ha riproposto in 50 volumi settimanali brossurati tutte le avventure di Chemako in ordine cronologico fino all'ultimo episodio inedito, Fin dove arriva il mattino, che ha segnato la conclusione della storia di Ken. Redazionali e interviste ai due creatori del personaggio hanno arricchito questa collana che presentava più storie in un singolo volume, e che si è conclusa in aprile di quest'anno. A luglio è poi iniziata Ken Parker Classic, serie settimanale brossurata che ristampa le avventure di Ken in albi singoli, così come venne pubblicata originariamente.
Mondadori presenta Ken Parker a colori come collana trimestrale di cui sono stati già preparati i primi tre volumi, che coprono le prime nove storie di Lungo Fucile. Se in origine l'opera era stata pensata come selezione a colori delle migliori storie del Nostro, ora pare che l'editore e i due autori stiano pensando ad una ristampa integrale. L'investimento è alto e si potrà concretizzare nella sue interezza se la risposta dei lettori sarà all'altezza delle aspettative. In teoria, quindi, potremmo leggere tutte le avventure di Ken a colori.
Un vero appassionato di Ken Parker dovrebbe essere felice di tutte queste pubblicazioni che fanno rivivere la sua storia, soprattutto se pensa ai lunghi anni nei quali Ken è stato assente dagli scaffali di edicole, fumetterie e librerie. Ne dovrebbe essere felice per se stesso, ma soprattutto perché, a distanza di quasi quarant'anni dalla sua nascita, il personaggio creato da Berardi e Milazzo può essere scoperto e amato da nuovi lettori. Invece, a dar retta ai commenti apparsi su web da parte di parecchi vecchi lettori di Ken, non è così. La fine di Ken non è andata giù a tanti. L'episodio conclusivo è stato considerato una chiusura indegna della storia di Ken. Un modo facile e veloce escogitato dai due autori per levarsi di torno un personaggio che volevano ormai lasciarsi definitivamente alle spalle. Addirittura alcuni lettori di vecchia data hanno interpretato la morte di Ken come un tradimento nei loro confronti, una pugnalata inferta dai due autori ad un pubblico che per tanti anni aveva atteso pazientemente un seguito alle vicende di Ken. Ma ad essere tradito, secondo questi lettori, è stato anche lo stesso Ken, uscito finalmente dopo vent'anni da prigione per finire poi ucciso in un modo così insensato. Ma non finisce qua. La mania del complotto ha scatenato le dietrologie. Berardi e Milazzo hanno liquidato Ken in quattro e quattro otto per poi godersi i soldi di tutte queste ristampe. Tradimento all'ennesima potenza: Ken, figlio del '68, trasformato in merce dalla berlusconiana Mondadori, con la connivenza dei due autori venduti.


Quale è l'errore di fondo di tutte queste elucubrazioni? Mettere se stessi al centro di tutto, pretendendo che una creatura artistica non sia figlia della libertà assoluta dei suoi autori. Ken è uscito dalla testa e dalla matita di Berardi e Milazzo per andare per il mondo. Noi lettori abbiamo condiviso le sue storie, gioendo e addolorandoci insieme a lui. Abbiamo percorso la sua strada standogli a fianco. Ken, quindi, è entrato nelle nostre vite, cambiandocele un po'. Probabilmente è stato più vero e reale lui, personaggio di carta, di tante persone in carne ed ossa che incrociamo lungo la nostra esistenza. E adesso cosa facciamo? Ci dimentichiamo di tutta questa verità e di tutto questo realismo e accusiamo i due autori di averci rubato Ken, di averlo sfruttato e svenduto al miglior offerente? Ma chi siamo noi per accampare diritti su che fine doveva o non doveva fare Ken? Decidiamo noi forse della sorte delle persone che incontriamo per via? Oh, certo, potremmo avere dei desideri su come si accasa Tizio, su dove trascorre la pensione Caio o su quando (il più tardi possibile) morirà Sempronio. Ma sono solo pensieri, aspettative, sogni. La realtà è diversa e non la decidiamo noi. Non ne abbiamo il diritto.
Infine, se penso a tutti coloro che, a fronte delle tre ristampe ravvicinate di Mondadori, accusano Berardi e Milazzo di aver approfittato di Ken solo per guadagnarci sopra, mi vengono i brividi. Credevo, un po' ingenuamente, lo confesso, che i lettori di Ken fossero diversi dagli altri, che fossero delle persone che ragionano senza preconcetti e dietrologie e che sanno porsi nei panni altrui. Evidentemente mi sbagliavo.

4 commenti:

  1. Come scrissi a suo tempo sono fra quelli a cui il finale di Ken e' apparso coerente col personaggio; non sono certo felice per la sua fine ma la sua vita e' stata talmente imprevedibile e travagliata che poteva starci benissimo un finale cosi' amaro. Detto questo non sono d'accordo su quello che dici a proposito delle ristampe, non su tutto almeno. Non penso a nessuna congiura o tradimento ma la tempistica la trovo alquanto sbagliata. Non credo sia opportuno far uscire tre ristampe nel giro di cosi' poco tempo. Ho appena finito l'integrale e gia' si ripropone una versione ad albetti singoli che magari mi piceva di piu', non e' ancora finita questa proposta e in parallelo ne esce una a colori di cui non si sapra' l'esito. Non mi pare ci sia stata chiarezza e ovviamente non si puo' pretendere che i vecchi lettori contribuiscano al successo di questa iniziativa che dovra' quindi reggersi quasi esclusivamente con le gambe di nuovi lettori. Ci riuscira'? Me lo auguro, ma se la mondadori avesse avuto un poco di pazienza probabilmente anche io avrei seguito questa collana e cosi' altri come me.
    Non so quanto gli autori siano coinvolti in queste scelte, credo poco ma comunque credo che qualce errore ci sia stato. Trattandosi esclusivamente di un mio parere personale e' ovvio che posso essere smentito dalle vendite e comunque spero, come te, che nuova gente si avvicini al personaggio.
    Un saluto.

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    1. Ciao Gaspare, fin da principio era stata progettata la serie a colori, non certo integrale, ma questo è stato deciso in corsa, visto il buon successo della serie in bianco e nero. E direi, meglio così!
      La Ken Parker Classic è stata una novità, invece, ma è decisamente meno curata della precedente: basti pensare ai redazionali e alla carta usata. La Classic ha un target diverso: è rivolta a quelli che non vogliono spendere più di 3,5 euro per un fumetto e ai quali non interessano gli approfondimenti. Si conta comunque di raggiungere nuovi lettori anche in questo modo. E non è affatto sbagliato, secondo me.
      Un saluto.

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  2. Caro Alessandro come al solito mi trovo d'accordo con le cose che scrivi. Mi rendo conto che abbiamo molte cose in comune e su Ken la pensiamo allo stesso modo. Ken è entarto nelle nostre vite cambiandole un pò, e questo è dovuto a Beradi e Milazzo che hanno creato un personaggio così reale da farcelo sentire come un fratello. L'ultima storia ha creato "scompiglio" tra chi avrebbe voluto un epilogo diverso ma la realtà è che è coerente con l'evoluzione del personaggio e con "i pugni allo stomaco" che le storie di ken mi hanno sempre dato. Se altri lettori conosceranno Ken ben venga, io sono cresciuto con lui e il segno su di me l'ha lasciato, se questo avverrà anche con altri sarà un ottima cosa. Comunque sui lettori di Ken non ti sbagliavi, l'amore per Ken c'è da parte di tutti ma ognuno lo ama in modo diverso, dipende tutto da chi siamo noi e da che cosa siamo diventati anche con l'aiuto di ken Berardi e Ken Milazzo. Ho l'impressione che a noi due abbia fatto intraprendere una strada comune. Un saluto da un vagabondo che ogni tanto riappare.

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  3. Caro vagabondo,
    anche io ho l'impressione che Ken abbia avuto la stessa influenza su entrambi, vista la tua reazione alla storia conclusiva. Continuo a credere che non accettarne la fine e contestare sempre le scelte editoriali di Mondadori che si sono articolate in diverse ristampe, sia una cartina di tornasole tra un certo tipo di lettori di Ken e un altro. L'uno non è migliore dell'altro, è solo un po' diverso.
    So long

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