Assolve perfettamente il compito La pupa e lo sbirro, primo episodio su tre di Coney Island, storia scritta da Gianfranco Manfredi e disegnata da Giuseppe Barbati e Bruno Ramella, un trio di artisti con i quali si va sul sicuro, già rodato a lungo sulle pagine dell'indimenticabile Magico Vento. La serie western godette dell'apporto decisivo di validissimi disegnatori, come Ivo Milazzo, Jose Ortiz, Goran Parlov o Pasquale Frisenda, ma le matite di Barbati e le chine di Ramella costituirono per me il marchio di fabbrica grafico di Magico Vento: quando tuttora penso allo sciamano bianco dei Sioux, lo vedo nell'interpretazione che ne diedero i due.
Rende molto tristi sapere di avere fra le mani l'ultima fatica di Barbati, prematuramente scomparso pochi mesi fa. Ci lascia un'opera nella quale ancora una volta, grazie anche al lavoro di Ramella, la resa grafica dei personaggi e delle scene di insieme, soprattutto quelle più corali, si fondono perfettamente con la storia, ne danno spessore e sostanza. Merito certamente anche del soggetto e della sceneggiatura, ovvero di Gianfranco Manfredi. L'ambientazione, personalmente, non è fra le mie preferite: la New York dei primi Anni Venti e le gangster stories non mi hanno mai particolarmente attratto. Ma qui sono stato colpito fin dalla prima tavola dalla presentazione di uno dei protagonisti, lo sbirro Jack Sloane che, per far cantare i delinquenti, non esita ad usare le maniere forti. La psicologia del detective è tratteggiata con rapidi tocchi e dopo poche tavole abbiamo già capito di che tipo si tratta: brusco, duro ed onesto. Uno che la confusione dello sfolgorante luna park di Coney Island non l'avrebbe nemmeno sfiorata, se a chiederglielo non fosse stata la pupa Brenda Young, una ragazza di provincia, una farfalla attratta dalle luci della Grande Mela, ma finita in un giro più grande di lei.
I destini dei due protagonisti si sono lambiti a lungo nel bar dove lo sbirro si rilassa alla fine del turno e la pupa lavora come cameriera, fino a quando un insperato invito di Brenda porta i due ad immergersi nel caos di Coney Island. Spettacolari le tavole nelle quali Barbati e Ramella rappresentano la folla che riempie il luna park e le sue attrazioni. Il tema dei gangster e della mafia c'è ed è certo fondamentale, ma Manfredi inserisce altri spunti che rendono la storia molto accattivante. Innanzitutto documenta, attraverso la figura di Brenda, un fenomeno sociale che si stava sviluppando in quegli anni, ovvero la figura di donna emancipata, libera ed indipendente, fatto del tutto nuovo e inimmaginabile fino a pochi anni prima. E poi arricchisce la trama con dei personaggi interessanti, come il mago illusionista Mister Frolic e il motociclista acrobatico Speedy, che introducono nella storia degli elementi legati al paranormale e al mistero, tali che l'attesa del secondo albo, Al Capone ringrazia, è già altissima.
Ciliegina sulla torta: l'evocativo disegno di copertina di Corrado Mastantuono.
Mini-miniserie! Un concetto nuovo che indica che oggi il mercato non accetta nemmeno più le miniserie! Un segno evidente della crisi imperante. Un segno evidente che anche la quota di mercato della Bonelli si è ristretta. Si è passati, nel giro di pochi anni, dal lancio di serie regolari, poi alle miniserie di 12-24 numeri e oggi alle "mini-miniserie" di 2-3 numeri! Il prossimo passo sarà forse il lancio di volumi unici? E poi... Un declino non dissimile a quello della Star Comics (anche qui, prima serie regolari, poi miniserie, poi volumi unici e oggi sembra una collana di volumi unico horror, estremo tentativo di rivitalizzare un settore, quello dei bonellidi, ormai fallito.
RispondiEliminaDai su: non esageriamo! Addirittura declino! Mi sembra una parola del tutto azzardata. Il mondo dei fumetti in Italia vende sempre meno, ma non si può definire in declino una casa editrice che vende ogni mese centinaia di migliaia di albi a fumetti, fra l'altro di qualità.
EliminaA me non sembra una crisi quella Bonelli, le vendite sono diminuite per tutti ma la Bonelli tira avanti.
EliminaLa durata di tre numeri della mini serie penso che sia dovuta esclusivamente al fatto che la storia non ha bisogno di altre puntate il che è un bene perché non si cerca di allungare il brodo.
E non dimentichiamo che la Bonelli continua anche a lanciare nuove serie regolari come Adam Wild....
RispondiEliminaHo letto anch'io questo primo volume ( ma non faccio testo visto che leggo tutto quello che sforna il panettiere Manfredi) e finora esprimo un parere senza dubbio positivo. Si tratta di un racconto alla Hammett, con tanto di didascalie di narrato che non risultano per niente pesanti ma aiutano ad entrare nell'atmosfera. Ottima la copertina di Mastantuono e ottimi i personaggi finora introdotti. Unico neo la caratterizzazione grafica del personaggio principale che non mi ha convinto per niente.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il formato neanch'io mi faccio particolari problemi anche se penso che questa nuova formula sia un "trucco" per non scoraggiare all'acquisto di un volumone unico di circa 9 euro o più.
In effetti, all'ipotesi del trucco non avevo pensato :-)
EliminaHai ragione anche a proposito delle didascalie: arricchiscono anziché appesantire.