domenica 29 luglio 2018

Cortez e il potere del logo


Un fumetto è costruito da tante persone, più di quante un lettore distratto possa immaginare. Fra queste c'è anche il grafico, l'art director, quello che crea il titolo e la sua grafica. O il logo stesso, il marchio con cui quel fumetto ti resta indelebilmente dentro. Quando penso a Mister No, la prima immagine che si affaccia al mio cervello è la sua silhouette e il suo volto disegnati da Ferri. Poi, subito dopo, il logo che campeggia su tutte le copertine degli albi. E così per Martin Mystére o Nathan Never o Dylan Dog o Ken Parker. Scrivo questo per sottolineare l'importanza che ha l'apporto grafico anche solo di un titolo o di un marchio. E scrivo questo soprattutto perché l'autore dei marchi che ho citato qualche riga più in alto se n'è andato.



Luigi Corteggi, in arte Cortez, pittore prestato al fumetto, è scomparso il 26 luglio all'età di 85 anni. Con lui se ne va un mondo di arte che è entrato dentro la psiche di ogni lettore bonelliano e non solo. 23 anni di servizio presso la casa editrice milanese per cui disegnò anche molte copertine de Il Piccolo Ranger e un soggetto e le tavole di un albo di fantascienza uscito nella Collana Rodeo nel 1981. Prima di approdare alla corte di Bonelli, Cortez creò i loghi delle testate di Kriminal, Satanik, Maschera Nera, Gesebel, Eureka ed Alan Ford per l'Editoriale Corno e anche diverse copertine. Insomma, quasi tutti i più importanti fumetti seriali italiani ricevettero l'impronta grafica di questo maestro. Al quale va tutta la mia più grande riconoscenza e un commosso pensiero.


lunedì 9 luglio 2018

Il ritorno dell'Audace


Sono trascorsi quasi ottant'anni da quando Gian Luigi Bonelli rilevò la rivista Audace per girarla come un calzino e farne la casa editrice che oggi conosciamo come Sergio Bonelli Editore. Fu un'innovazione di linguaggio, contenuti e stile. Oggi ritorna quest'etichetta. La Bonelli ne fa un contenitore di collane che si distingueranno appunto per stile, linguaggio e contenuti. Si inizia con Deadwood Dick, western sporco, brutto e cattivo tratto dal romanzo Paradise Sky di Joe R. Lansdale, sceneggiato da Michele Masiero e disegnato da Corrado Mastantuono.
Molta ironia nel racconto in prima persona della storia di un negro (e sì, un negro, mica un nero: al bando il politically correct!), che si arruola nei Buffalo soldiers per sfuggire ad un linciaggio nel Sud liberato (si fa per dire) grazie alla Guerra Civile. Linguaggio diretto, infarcito di gergo volgare. Tette e culi e violenza razzista rappresentata senza filtri. Un crudo realismo stemperato dall'ironia. Ecco cosa mi resta dopo la lettura del primo albo: troppo poco per dare un giudizio compiuto. Certo, ci troviamo di fronte a qualcosa di diverso dal noto albo Bonelli. Avventura sì, ma sporca e impolverata come è la vita. La vita nella quale diciamo parolacce, sogniamo tette e culi come fa Dick, il protagonista negro, e sopportiamo scene di violenza quotidianamente proposte dai media, con l'effetto di anestetizzarci, così come nel West la violenza live anestetizzava le coscienze.




Nota di merito per i disegni di Mastantuono che hanno il duplice effetto di immergere il lettore negli scenari classici del western e, nel contempo, di fargli respirare la polvere sollevata dagli zoccoli del cavallo di Dick.

domenica 1 luglio 2018

30 anni di Sergio Bonelli Editore


Sono molti di più di trenta gli anni nei quali la casa editrice di fumetti più famosa d'Italia ha accompagnato le ore e le vite di diverse generazioni. Ma è stato Sergio, il figlio del fondatore Gian Luigi Bonelli, a dare la svolta come editore, oltre che come autore, all'azienda che la madre Tea aveva condotto fuori dai duri anni del Dopoguerra con grande intraprendenza manageriale. Sergio fu prima galoppino, poi segretario e infine autore e direttore. Era normale e utile all'azienda stessa, quindi, cambiare la denominazione dalle anonime Cepim o Daim Press alla chiara e manifesta Sergio Bonelli Editore.
Accadeva nel luglio del 1988. Me lo ricordo. Un mese prima era uscito il primo Texone, Tex il grande!, di Guido Buzzelli. Una novità straordinaria nei propositi, nel formato, nell'autore. Fu la prima pietra su cui nacquero poi tutte le successive creature della casa editrice di Sergio. Non è un caso quindi se proprio in quel mese l'editore annunciava il cambio di nome. Quel Texone è un simbolo della capacità di innovare e di restare fedeli ad un'idea, a dei valori, alla mission, si direbbe oggi. La casa editrice ci ha sorpreso continuamente, proponendoci negli anni una varietà di personaggi, protagonisti di tutti i generi in cui si declina la parola Avventura. Quasi sempre le ciambelle son riuscite col buco, ma anche quando il prodotto non ha avuto il successo sperato, sempre è stato chiaro e sincero l'impegno profuso da coloro che l'hanno realizzato. Nella redazione di via Buonarroti un elemento non è mai mancato, né mancherà nel futuro: il rispetto nei confronti del lettore. E quando c'è questo ingrediente, la ciambella ha sempre il suo perché, anche nelle rare volte in cui il buco non riesce.
Tanti auguri a tutta la redazione. E continuate come sapete, sempre nel nome di Sergio.

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