Il mio amico Emiliano ha ricordato con un bel post una giornata particolare ed un uomo speciale che se n'è andato pochi giorni fa, Enzo Bearzot. La giornata particolare era il 5 luglio del 1982, quando la nazionale italiana di calcio battè ai mondiali di Spagna nientepopodimenoche il blasonato Brasile di Zico, Falcao, Socrates e Junior. Una giornata indimenticabile anche per un ragazzino di 11 anni, quale ero io. Ricordo il pomeriggio assolato, tutta la famiglia seduta sul divano in soggiorno incollati davanti alla tv a balzare in piedi ad ogni tiro in porta, ad ogni dribbling, ad ogni calcio d'angolo.
Per noi, che abitavamo in un piccolo paese di 1300 anime chiamato Mariano del Friuli, c'era una motivazione in più: il capitano della nazionale era il mitico Dino Zoff, nostro compaesano e della stessa generazione dei miei genitori. Lascio immaginare l'orgoglio di potersi definire suo compaesano che faceva sfoderare a tutti i ragazzi del paese un sorriso a 32 denti.... e non solo ai ragazzi....Lui conosceva tutti a Mariano e tutti lo conoscevano. La motivazione in più non era comunque solo questa: altri due friulani appartenevano a quel gruppo favoloso: Fulvio Collovati e l'allenatore, Enzo Bearzot.
Mio padre sottolineava sempre questo fatto: diceva che noi friulani, uomini di poche parole, ci facciamo valere con i fatti, badiamo al sodo senza tanti fronzoli, siamo seri e determinati, e questo vale anche nel calcio. Certo, magari era un po' una generalizzazione, comunque nel caso dell'avventura spagnola è stato propio così. Bearzot seppe far gruppo, difendendolo dalle critiche esterne, infondendo fiducia nelle capacità dei giocatori fino a farle emergere. Come? Lo ha detto oggi lo stesso Dino Zoff che ha partecipato ai funerali del suo vecchio commissario tecnico:
"Quando si hanno dei principi come li aveva lui diventa facile compattare un gruppo, lui era un esempio per tutti".
Ovvero, la coerenza fra quello che si dice e quello che che si fa: una dote sempre più rara.
Ma torniamo a quel luglio di 28 anni fa, quando io ragazzino assisto, insieme a milioni di italiani, alla finale Italia - Germania e vedo vincere la nostra squadra. Vedo Bearzot portato a spalle dai suoi giocatori festanti, vedo Dino sollevare la Coppa del Mondo. Allora accade quasi un rito spontaneo. Tutti gli abitanti di Mariano si riversano per le strade e si dirigono verso la casa dei genitori di Dino Zoff.
Mario e Anna vivono infatti sempre a Mariano, sono due contadini ormai di una certa età, accolgono un po' imbarazzati ma felici la gente che si raccoglie attorno alla loro casa. Sono rimasti le persone semplici che sono sempre stati, così come loro figlio e lo stesso Bearzot. Il successo di Dino non li ha fatti diventare superbi, non si vantano, anzi, quasi si schermiscono. Arriva anche la banda musicale del paese, direttamente in corriera dall'Austria dove era "in trasferta" a suonare. La festa è ancora più grande! E' un entusiasmo forte e sincero, ma nello stesso tempo non sguaiato. E' schietto, è la felicità di vedere un figlio del proprio paese arrivato a trionfi mondiali con la serietà del proprio lavoro, anche se si tratta di un lavoro molto particolare e ben retribuito.
I miei occhi registrano delle immagini che non dimenticherò mai, ma una surclassa tutte le altre: Mario e Anna Zoff sulla porta di casa, lui col cappello di contadino in testa, lo stesso che portava mio nonno Arturo, che sorridono, salutano e stringono le mani dei marianesi con un pudore quasi fanciullesco. Hanno la stessa faccia buona e sorridente di Enzo Bearzot e di Sandro Pertini.
Mi ha emozionato leggere queste righe... Mi hanno fatto tornare a quel giorno di cui ricordo poco poichè avevo 5 anni.
RispondiEliminaRicordo che giocavo in strada mentre Italia e Germania disputavano la finale. Quando sono entrato in casa tutti eravate davanti alla TV ed io dinnanzi allo schermo chiedevo quale delle due squadre fosse l'Italia...
Poi il trionfo e qualche flash annebbiato della festa davanti alla casa dei Zoff... e poi il solito temporale estivo di certe notti estive lì nel Nord Est...
non ricordavo che tu giocavi in strada.. ma del temporale estivo sì, così forte che ci siamo poi riparati in casa di quella famiglia di contadini all'inizio di via Da Vinci... e ricordo i commenti negativi di papà con il nostro dirimpettaio fra il primo e il secondo tempo sul rigore sbagliato da Cabrini...
RispondiEliminaGrazie Alessandro per aver condiviso questi bei ricordi.
RispondiEliminaMi fa piacere sapere che la famiglia di Zoff - così come penso quella di Bearzot - sia proprio come me la immaginavo.
La DIGNITA' di Zoff e di Bearzot e credo anche quella di Scirea - che se non ricordo male, la notte della vittoria mondiale, lasciò i compagni a festeggiare per andarsene tranquillamente a leggere un libro, quasi per proteggersi, penso, dalla fama e dai suoi "giramenti di testa" - sono una delle più belle cose che restano di quei giorni.
Grazie e viva quei bei temporali estivi!
Bel post, Alessandro, ormai l'età permette di abbandonarsi senza pudori a ricordi e nostalgie, chissà quanto fedeli!
RispondiEliminaEppure quella sembra davvero un'altra epoca - lo è, in effetti - di altra levatura etica, se paragonata a questa: almeno per quanto riguarda certi personaggi, più numerosi allora che oggi.
Io avevo 16 anni e ricordo benissimo quell'estate. Tra l'altro per l'occasione mio padre comprò il "nostro" primo televisore a colori, in sostituzione di quello microscopico in bianco e nero in uso fino ad allora in famiglia.
Molte emozioni, davvero. Al termine della finale festeggiammo stappando una bottiglia di spumante.
su repubblica di oggi, c'è un bell'articolo di Gianni Mura relativo al funerale di Bearzot. Commenta una frase di Collovati che ha dichiarato che l'Italia l'ha un po' dimenticato. Mura dice che è parzialmente sbagliata: l'ha dimenticato l'Italia delle apparenze, dei furbi e dei potenti.L'altra Italia lo ricorderà per sempre perché, come ha detto Zoff, era "un uomo vero".
RispondiElimina