domenica 5 dicembre 2010

Mutazione genetica

E' notizia di venerdì 3 dicembre: il confronto tra Fiat e sindacati per stabilire il futuro dello stabilimento di Mirafiori è saltato. “Non ci sono le condizioni per raggiungere un accordo” ha dichiarato il capo delegazione dell'industria torinese. Le condizioni sono l'accettazione da parte dei sindacati della scelta di Fiat di creare una newco, ovvero una nuova compagnia in cui assumere tutti i lavoratori di Mirafiori: questa newco non aderirà a Federmeccanica e quindi non le si applicherà il contratto nazionale dei metalmeccanici.
Il punto centrale è proprio questo: il contratto nazionale. Fiat, così come è successo quest'estate nel suo stabilimento di Pomigliano, non vuole più sottostare alle norme regolanti i rapporti di lavoro contenute nel contratto nazionale, ma vuole stabilirne di proprie, da applicare nello stabilimento torinese.

Penso non sfuggano ai più le conseguenze pericolose di questa strategia. Il contratto nazionale si fonda su due principi: uno di giustizia e uno di solidarietà. Il primo stabilisce che due lavoratori che compiono la stessa mansione devono essere pagati allo stesso modo, a prescindere dall'azienda e dalla città in cui prestano la loro opera. Il secondo, ancor più importante e comunque strettamente legato al primo, garantisce che un lavoratore di una piccola azienda privo di qualsiasi forza contrattuale, possa godere dei benefici del contratto nazionale, ottenuti grazie alle vertenze e alle lotte di quei lavoratori che, appartenendo a aziende più grandi e sindacalizzate, hanno invece una maggiore forza contrattuale. In altre parole, il più debole viene difeso, nell'applicazione dei propri diritti, proprio grazie all'esistenza del contratto nazionale.
Dobbiamo quindi considerare il contratto nazionale come una conquista di civiltà e, come tale, dovrebbe essere ormai iscritto nel DNA di qualsiasi forza politica e sindacale che si richiama ai valori della sinistra, proprio perché fra questi valori compare, ai primi posti, la difesa del più debole.

Spiace osservare invece che così non è per il maggior partito all'opposizione in Italia, ovvero il Partito Democratico. Qualche settimana fa il segretario Pierluigi Bersani fu ospite della trasmissione di Rai3 Vieni via con me per elencare i valori della sinistra, ovvero dell'area politica cui il PD dichiara di appartenere. Ricordo bene uno dei primi punti dell'elenco del segretario: la difesa del più debole. La coerenza fa parole e azioni è però un altro affare. Leggo infatti sul quotidiano La Repubblica di sabato 4 dicembre un'intervista ad uno dei candidati del PD per la carica di futuro leader della coalizione di centro-sinistra, il sindaco di Torino Sergio Chiamparino, che si esprime proprio sulla rottura delle trattative per Mirafiori tra Fiat e sindacati avvenuta il giorno precedente. L'esponente PD afferma:

Chiamparino visto da Mannelli
Sono convinto che ci debba essere da entrambe le parti uno sforzo per riprendere la trattativa e portarla a compimento facendo prevalere il senso di responsabilità. Non conosco i dettagli della proposta, ma non mi scandalizzerebbe né un contratto solo per il settore auto né per singoli stabilimenti a seconda delle caratteristiche. Non si tratta di un tabù.
Faccio notare che, per tenere conto delle caratteristiche dei singoli stabilimenti, esistono i contratti aziendali, che “si costruiscono” sopra il contratto nazionale e che sono ampiamente applicati in tutti gli stabilimenti Fiat. A parte questa personale osservazione, dalle parole di Chiamparino risulta evidente la volontà di non contraddire Sergio Marchionne, considerato da molti nel PD come un moderno innovatore del sistema di organizzazione lavorativa, quasi come un salvatore delle sorti dell'automobile italiana. Accanto ai suoi indiscutibili meriti, va valutata però attentamente la sua azione di questi ultimi mesi. Non ha molto senso fare dei paragoni con i suoi successi americani. Là la Chrysler è stata salvata grazie a forti interventi pubblici e ad accordi sindacali che prevedono anche la riduzione della paga per i giovani assunti a parità di lavoro e la rinuncia al diritto di sciopero. Questi due elementi non possono essere applicati in Italia proprio per l'esistenza del contratto nazionale e perché lo sciopero è un diritto garantito dalla Costituzione italiana. Ecco perché Marchionne vuole aggirare il contratto nazionale: per scriversi a proprio comodo un contratto ad hoc, insieme possibilmente ad un sindacato che guardi solo al particolare stabilimento e non al generale, alla faccia della solidarietà e dell'egualitarismo.
Un partito che si definisce di sinistra, come fa il PD, non può acconsentire ad una tale operazione, pena la sua trasformazione in un organismo geneticamente modificato. Il cammino compiuto dai lavoratori nella storia è stato molto lungo e spesso tragico per raggiungere le conquiste attuali. Prima di buttare a mare tutto quanto, tutta una storia politica lunga più di un secolo, il PD dovrebbe pensarci due volte.


2 commenti:

  1. In effetti... La cosa che mi stupisce è che una posizione del genere non "indebolisce" solo i sindacati ma anche la confindustria. Quindi "cui prodest"?
    A parte Marchionne, intendo.

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  2. appunto... è molto miope come posizione.... avvallare la richiesta di Marchionne significa non avere una propria idea chiara... una soluzione che renderebbe confindustria e Marchionne contento sarebbe restare nel contratto, ma con molte deroghe (che di fatto lo vanificherebbero), strada già iniziata, ma di cui Marchionne non era sufficientemente contento...

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