sabato 17 dicembre 2011

Come si legittima la violenza?


È giovedì pomeriggio, sono da poco passate le 3. Guido per le vie di Trieste in direzione casa. Sono sollevato. Lo sono sempre (e chi non lo sarebbe) quando esco da una visita specialistica nella quale il medico ti ha appena rassicurato che il tuo fastidioso sintomo non è la spia di nulla di grave.
Accendo così la radio e mi sintonizzo su Radio Tre: a quest'ora c'è Fahrenheit e sentir parlare di idee e libri non può che migliorarmi ancor di più l'umore. Riconosco subito la voce calda di Loredana Lipperini che presenta il tema su cui si dibatte: Come si legittima la violenza? Lo spunto viene dai tragici fatti di cronaca di Torino e di Firenze, nei quali il razzismo riveste un ruolo chiave. Gli interlocutori della Lipperini sono autorevoli: Chiara Volpato, docente di Psicologia sociale all'Università di Milano Bicocca, autrice di "Deumanizzazione. Come si legittima la violenza", e Marco Revelli, docente di Scienza della Politica all'Università del Piemonte Orientale. Il nocciolo della riflessione verte sul clima di tensione e di intolleranza che la crisi economica sempre più profonda sembra aver acuito in Italia e sulle responsabilità della politica e della comunicazione.

Alla domanda riguardante le origini del razzismo in Italia, la Volpato risponde in un modo che mi trova d'accordo: il nostro razzismo nasce dal fascismo, ovvero da un regime che aveva sposato una durissima politica razziale, inaugurandola fra l'altro proprio a Trieste con il famoso discorso tenuto da Mussolini in Piazza Unità sulle leggi razziali. Gli italiani, continua la Volpato, non hanno mai fatto i conti con questo aspetto della loro storia, ma l'hanno rimosso. Ancor oggi molti ragazzi, ma non solo, pensano che fascismo e discriminazione e persecuzione degli gli ebrei non abbiano nessuna relazione o, quantomeno, che il rapporto sia trascurabile.
Spostandosi sul piano della politica, Marco Revelli sottolinea come nelle istituzioni italiane di tutti i livelli, nazionali e locali, sieda una forza politica, la Lega Nord, che da vent'anni fa del razzismo una sua bandiera. E questo non può non avere conseguenze sulla società.
Il mio buon umore a questo punto se n'è già andato: tutto dannatamente vero quanto affermato dagli ospiti ma è ciò che dice la Lipperini a gettarmi nella tristezza più nera. Si sta discutendo del ruolo dei media e la conduttrice cita l'incipit di ciò che il sito di satira Nonciclopedia recita riguardo alla voce Primo Levi:
1° Levi è morto. Chiunque fosse, qualunque cosa facesse, era ebreo, perciò ci tengo a tranquillizzare la popolazione. È morto.
Agghiacciante! Rimango senza parole. Penso che in nome della libertà di espressione si tollerano queste pagine sulla rete che vorrebbero essere di satira, ma che sono soltanto antisemite. C'è un limite alla libertà di espressione: l'offesa della dignità dell'uomo.
Spengo la radio, sono depresso. Ma il mio masochismo mi spinge, una volta giunto a casa, ad accendere il pc, andare in rete sul sito di cui sopra e leggere per intero la voce riguardante lo scrittore torinese. Non mi fermo, cerco Anna Frank sul sito: stessa porcheria. Mi incazzo come un treno e mi viene in mente un pensiero molto triste e che mi fa anche paura.
Penso che chi scrive queste parole è ignorante, non ha empatia e vuole mettersi in mostra. In altre parole: è pericoloso.

7 commenti:

  1. Ci sono diversi film comici americani, da Mel Brooks a film con Leslie Nielsen, in cui vengono dette frasi razziste. Essendo un film comico, è evidente l'intento di prendere in giro la posizione dei razzisti. Lei se la sentirebbe di dare del razzista a Mel Brooks perché in qualche suo film ha parlato male dei neri? Io penso di no, perché solo un miope non capirebbe l'intento originario del regista. Eppure non capisco perché sia così difficile intuire che Nonciclopedia faccia lo stesso.

    Si può dire "l'articolo non mi fa ridere, è insulso", ma dire che la voce nasconde del razzismo mi sembra indice di miopia, avendo Nonciclopedia dei contenuti dichiaratamente non reali.

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  2. il fatto che Nonciclopedia abbia dei contenuti dichiaratamente non reali non la esime dall'evitare di offendere la dignità di Primo Levi, e quindi di tutti quelli che hanno vissuto la terribile esperienza di un campo di concentramento. La conseguenza è che le parole sciocche e offensive di questa voce di Nonciclopedia sono pericolose perche' non rispettano la dignità di ogni uomo, non solo quella di Primo Levi. Non penso che questa sia miopia.

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  3. Secondo questo suo ragionamento, allora Nonciclopedia non potrebbe avere nemmeno una pagina su tutto ciò che potrebbe offendere la dignità umana. E chi lo stabilisce cosa offende la dignità umana? Lo stabilisce Lei? Allora secondo lo stesso criterio Nonciclopedia dovrebbe eliminare anche pagine come "Guerra del Vietnam", in rispetto a tutti i morti che ci sono stati. Lo stesso varrebbe per Giordano Bruno, che è morto. E poi, se Nonciclopedia tenesse conto della Sua sensibilità, dovrebbe tener conto anche della sensibilità di tutti coloro che criticano una qualsiasi pagina. Perché dare ascolto a Lei e non a un prete critico verso la voce Radici Cristiane? In fondo anche quella potrebbe offendere la dignità umana (secondo il prete). E vogliamo parlare della pagina sulle cellule staminali? Anche quella potrebbe essere offensiva. E la mia prof di italiano? Lei avrebbe sicuramente disapprovato una pagina su Dante, con il suo scarso senso dell'umorismo. Allora Nonciclopedia come fa a sapere quali pagine tenere e quali no? Chi sceglie quali sensibilità vanno tutelate e quali no? Chi si erge a giudice delle sensibilità altrui? Nonciclopedia ha quindi due scelte: ascoltare le sensibilità di tutti e trarne le drastiche conseguenze, o non ascoltare le sensibilità di nessuno.

    Relativamente agli articoli che Lei ha citato, è sicuro di aver letto bene le pagine in questione? Quando in Anna Frank si legge: cercata dai nazisti, "in quanto era ritenuta una pericolosa terrorista in grado di sovvertire il potere nel Terzo Reich e spodestare il Fuhrer ", o ancora "Nel 1933 Hitler salì al potere e promulgò le leggi razziali. Queste consistevano appunto nel razziare le case di chi non rispettava la legge. E la legge diceva che essere ebrei era contro la legge. E Anna Frank, che era nata ebrea e all'epoca aveva 4 anni, aveva chiaramente sfidato la legge." lei crede davvero che queste frasi siano antisemite?

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  4. secondo Lei come si è stabilito che "sporco negro!" è un insulto che di fronte alla legge può venire punito? non è mica una questione di sensibilità personale per cui uno può sentirsi offeso e un altro no: è un reato perché offende la dignità umana, e non solo di una persona di colore ma anche la mia, la sua e quella di tutti.
    In quanto alle frasi citate da Nonciclopedia:
    "1° Levi è morto. Chiunque fosse, qualunque cosa facesse, era ebreo, perciò ci tengo a tranquillizzare la popolazione. È morto."
    oppure:
    "Essendo un sopravvissuto, Levi ha insistito fino alla fine nel raccontare la propria tragedia. Eh già, come se lui fosse stato l'unico. Chissà perché ogni ebreo scampato alla giusta punizione deve poi venire a frignare da noi, cribbio."
    Lei come le giudica? Io le giudico antisemite.

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  5. "Chiunque fosse, qualunque cosa facesse, era ebreo, perciò ci tengo a tranquillizzare la popolazione. È morto."

    Io la vedo una critica ai sostenitori delle leggi razziali, per cui era sbagliato essere ebreo pur non avendo fatto nulla di male, come sottolineato dal punto "Chiunque fosse, qualunque cosa facesse". Il che significa dire: "poteva essere anche la persona migliore del mondo, ma deve morire lo stesso". La stupidità di tale frase è evidente.

    La seconda affermazione ridicolizza la posizione di chi minimizza i fatti della shoah. Magari umoristicamente non è un granché, ma l'intento per me è chiaro.

    In un film comico Leslie Nielsen, nella parte del presidente USA, disse: "Questi uomini sono morti per il paese! Mandi dei fiori alle loro puttanelle."

    È evidente come LN in quel caso sfottesse i politici che ricambiano con un contentino squallido le famiglie dei soldati morti per la patria. Probabilmente Lei l'avrebbe interpretata come una frase offensiva nei confronti dei caduti.

    Pazienza, punti di vista diversi.

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  6. Nella prima affermazione ciò che non mi piace è quel "perciò ci tengo a tranquillizzare la popolazione": come dire "tranquilli, voi che non siete ebrei, Levi è morto in quanto ebreo, quindi voi che non lo siete non preoccupatevi e non curatevi nemmeno di lui...". Il messaggio tremendo che ho letto è questo.
    In generale tenderei ad evitare la satira su persone come Levi o la Frank che hanno sofferto così tanto: mi vergognerei a ridere di loro e risulterei per forza antisemita se scherzassi sul loro triste destino di ebrei.
    E' una questione di punti di vista, certo, ma da queste frasi allo "sporco ebreo" il passo è brevissimo.

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  7. PS: mi piacerebbe sapere con chi ho discusso

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