martedì 11 gennaio 2011

KP 2: "Mine Town"

Titolo: "Mine Town"
Data: Luglio 1977

Soggetto/Sceneggiatura:
Giancarlo Berardi
Disegni/Copertina:
Ivo Milazzo






La seconda di copertina è dedicata ad una rubrica "Tracce nel vento" che proporrà in ogni numero dei pensieri degli Indiani d'America. Si comincia coi Navajos.




 In questo secondo albo della collana troviamo Ken ancora nelle vesti di scout dell'esercito presso Fort Smith nel Montana. E' l'autunno del 1869 e i viveri cominciano a scarseggiare. Ken viene mandato dal comandante del forte a Mine Town, una cittadina mineraria in cui dovrebbe trovarsi la mandria destinata a sfamare la guarnigione per l'inverno. Ken porta con se il vecchio scout Dash e quattro soldati.

Disegno di Ivo Milazzo: l'ingresso dei 6 di Fort Smith a Mine Town

 Si tratta di un classico albo western di ambientazione cittadina anche se c'è un prologo lungo il percorso sui monti innevati con tanto di assalto di indiani. L'azione principale si svolge comunque, come detto, in città, con tanto di sparatoria di benvenuto, rissa (alla Tex Willer) nel saloon, caccia all'uomo dentro e sopra gli edifici della città, dalla quale gli abitanti sembrano scomparsi, tale è la loro vigliaccheria. Solo un cittadino un po' particolare, padre Kovak, si toglie gli abiti sacri e si mette dalla parte di Ken aiutandolo nella battaglia solitaria contro la schiera di sgherri del boss locale e padrone della città oltre che della miniera. L'uomo di fede pagherà con la vita la sua scelta coraggiosa.

Disegno di Ivo Milazzo: padre Kovak fa la sua scelta a fianco di Ken

 C'è lo spazio anche per siparietti simpatici, quale quello della sbarbatura di Ken che acquisirà così il suo aspetto definitivo, alquanto più giovanile.
 

Disegno di Ivo Milazzo: Ken dal barbiere

Assistiamo anche alla prima storia d'amore fra Ken e una ragazza: Tina, un'entreneuse del saloon, il cui schiaffeggio da parte del direttore ha causato la reazione di Lungo Fucile e la rissa successiva. E' un amore dall'epilogo tragico, reso con molta intensità e drammaticità da Milazzo nella resa dei conti finale disegnata su quattro tavole. Si può apprezzare l'intensità di questa scena resa con un linguaggio di taglio cinematografico, caratteristica che sarà sempre più evidente negli albi successivi con, fra l'altro, la scomparsa progressiva delle didascalie.

Disegno di Ivo Milazzo: Ken esce dal fienile in cui era asserragliato e affronta gli assassini
Disegno di Ivo Milazzo: Tina colpita a morte e il duello finale

Come detto gli indiani compaiono anche in questo albo così "cittadino". Da sottolineare che l'assalto citato in precedenza ha avuto una conseguenza decisiva poi nella conclusione. Ken e i compagni salvano 2 uomini a cavallo inseguiti appunto dai Dakotas ma scoprono subito che con loro c'è un ragazzo indiano destinato alla vendita come schiavo in Messico e trovano nelle bisacce dei cavalli diversi scalpi di capigliature indiane, anch'esse riservate alla vendita. La tensione tra il gruppo di Ken e i due assassini è palpabile: Ken li lascia andare con disprezzo (li ritroverà poi a Mine Town fra gli sgherri che cercheranno di fargi la pelle) tenendo con sé ovviamente il ragazzino.

Disegno di Ivo Milazzo: il disprezzo di Ken e dei suoi pards

Tale gesto frutterà a Ken l'intervento provvidenziale da "arrivano i nostri" a rovescio dei guerrieri della tribù di Ohieva, cui appartiene il ragazzo, durante la resa finale dei conti. Gli indiani si offriranno anche come mandriani per scortare le mucche fino a Fort Smith, sperando così che questo atto contribuisca alla stipula di una pace con le giacche blu.
Rileggendo l'albo ho trovato quindi molta carne al fuoco, forse persino troppa. Resta comunque una lettura piacevole, una narrazione serrata nella "battaglia" cittadina fra Ken e pards (di cui sopravvive solo Dash) contro gli uomini del boss, un Ken molto agile e atletico (lo vediamo gettarsi a volo d'angelo sui cavalli di un conestoga fuori controllo, saltare sui tetti delle case, darle e prenderle nella rissa, sparare con velocità il fucile  sgusciando dalla poltrona del barbiere, e lanciare con precisione il coltello).

Disegno di Ivo Milazzo: Ken in agguato
Disegno di Ivo Milazzo: Ken appare dalla poltrona del barbiere e spara

Dopo l'intensa emozione del primo albo, che scaturisce dalla narrazione lineare e suggestiva, ci troviamo di fronte ad un numero due molto concitato, dove non mancano comunque momenti emotivamente forti, come le ultime parole di Ken e Tina,

Disegno di Ivo Milazzo: gli ultimi momenti di Tina

o altri nei quali Ken eprime con chiarezza i suoi principi.

Disegno di Ivo Milazzo: Ken risponde a padre Kovak dopo la prima sparatoria "di benvenuto" in città

5 commenti:

  1. Ricordavo poco del numero 2. In effetti sarebbe il caso di pensare ad una rilettura.

    Ricordavo benissimo però la scena della sbarbatura. Anche se, a dire il vero, il look barbuto del primo numero a me non dispiaceva :)

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  2. è una bella esperienza la rilettura... te la consiglio.... e mi fa piacere che ti abbia stimolato....

    il lock barbuto lo faceva molto saggio....

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  3. Acc...quelli della ristampa Panini si sono persi le "Tracce nel vento"...peccato.

    Sapevo che avresti messo l'immagine dell'entrata a Mine Town, è grandiosa.

    Così come è stupendo il passaggio dal Ken Parker barbuto più in stile "Il Richiamo della Foresta" al Ken Parker sbarbato che svela il riferimento iconografico costituito da Robert Redford di "Corvo Rosso non avrai il mio scalpo".
    Una bella sorpresa per chi allora passò con curiosità dal numero uno al due senza avvedersene.

    Il tema centrale a me pare il Sacrificio.
    Quello di Tina che si sacrifica suo malgrado ed è costretta ad una vita grama in cui conserva però una grande dignità.

    E soprattutto, il sacrificio di padre Kovak che, sfidato da Ken, va oltre e sceglie tra la sua vita e quella di un altro, sacrificando la propria per salvare, appunto, quella di "Lungo Fucile".

    So long!

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  4. interessante il tuo punto di vista riguardo il sacrificio... mi ha fatto venire in mente che, allo stesso tempo, un tema potrebbe essere il coraggio: quello di Tina, ritrovato grazie a Ken, di andarsene per rifarsi una vita e quello di padre Kovak, ritrovato sempre grazie a Ken, di scegliere di usare anche la violenza per difendere una vita umana minacciata... in ogni caso, il nostro Lungo Fucile mette in crisi (in senso positivo del termine: crisi = cambiamento) le persone facendole riflettere sulla loro vita, sulle loro idee, sulle loro abitudini, e questo "esame di coscienza" ha delle conseguenze importanti su di loro, li smuove, li fa passare all'azione..

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  5. E' vero.
    Da qualche parte ho letto che una delle caratteristiche dei film di Kubrick è quella di spingere i protagonisti dei suoi film in situazioni estreme, dove la loro vita è completamente messa in gioco e pronta a "spezzarsi"...anche in questo episodio di Ken Parker, anche se non in maniera così estrema a livello psicologico, c'è un pò di questo.

    Qui c'è più azione...più coinvolgimento volontario...

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