“Io non mi occupo mai delle grandi battaglie, dei grossi bombardamenti. La mia attenzione è rivolta al fatto che questi bombardamenti rendono le persone povere e che queste persone devono preoccuparsi di come mandare i figli a scuola, di come stare al sicuro, di come proteggere la loro casa. Io mi occupo di queste storie ordinarie e penso che il lettore possa avvicinarsi facilmente a esse perché può immedesimarsi, le può vedere, le può sentire, le può vivere.”
Questo è solo uno stralcio dell'interessante intervista che Joe Sacco ha rilasciato a quelli di Animals, e che si può trovare integralmente nel numero di novembre del bel mensile di “fumetti, storie, la vita e nient'altro”, ancora in edicola. E' una vera chicca questo dialogo del “giornalista a fumetti” Sacco con Flavia Vadrucci. L'autore di, fra i suoi vari titoli, Palestina, Goradze e del fresco di stampa Gaza 1956, ci racconta il suo metodo di lavoro nelle zone di guerra, il suo rapporto diretto con la gente, cosa lo spinge e come interpreta il giornalismo. Il tutto ovviamente riferito al linguaggio del fumetto, lo strumento attraverso il quale Sacco realizza i suoi reportage. Ne viene fuori una figura di giornalista ben lontana dai reporter mordi e fuggi che riescono a cogliere solo un aspetto parziale, e magari poi filtrato dalle redazioni centrali, della vita concreta della gente.
L'altra chicca, secondo me, del numero di novembre di Animals è data dal racconto a fumetti di Carlos Trillo. Questi è un autore argentino, noto in tutto il mondo per le sue serie popolari come Cybersix e Chiara di notte, nelle quali la sua cifra stilistica è sempre stata l'ironia. Da poco si è cimentato con un passato pesante, quello della dittatura argentina degli anni 70 e 80, periodo in cui egli non abbandonò il paese. Il mondo dei fumetti, infatti, fu lasciato relativamente tranquillo dall'oppressione del regime, in quanto ritenuto una forma di espressione non pericolosa, perché infantile e rivolta ad un pubblico innocuo. Solo dopo molto tempo, con la giusta distanza, Trillo è riuscito a raccontare quei terribili anni, cominciando con il volume L'eredità del colonnello, disegnato da Lucas Varela, in cui il protagonista è un figlio di un torturatore.
Animals, novembre 2010: storia di Carlos Trillo, disegni di Juan Bobillo |
Su Animals troviamo un suo breve racconto disegnato da un altro argentino, Juan Bobillo. E' il secondo, dopo quello pubblicato su Animals di marzo, disegnato quella volta dal conterraneo Pablo Tunica. In entrambi il protagonista, che ricorda Trillo stesso, viene ritratto in spaccati di vita quotidiana, dove lo scorrere normale della sua esistenza è attraversato dalla mano violenta della dittatura che colpisce persone del mondo attorno a lui. Nonostante il tema forte, una sottotraccia di ironia unisce i due racconti, rendendo più lieve da una parte, ma anche più realistico e quindi più difficile da digerire dall'altra, il senso di oppressione che grava sulle tavole.
Sia Sacco che Trillo, in modi diversi attraverso le storie che raccontano, restituiscono a noi lettori la veridicità dei fatti, facendoci toccare la vita vera delle persone comuni in periodi di storia buia, non così lontana né nel tempo né nello spazio dalla nostra comoda vita.
Animals, marzo 2010: storia di Carlos Trillo, disegni di Pablo Tunica |
PS: Grazie Animals!
"Il mondo dei fumetti, infatti, fu lasciato relativamente tranquillo dall'oppressione del regime, in quanto ritenuto una forma di espressione non pericolosa, perché infantile e rivolta ad un pubblico innocuo."
RispondiEliminaMagari fosse andata così! Tra le altre cose, Oesterheld sarebbe ancora tra noi e l'edizione del Che dei Breccia sarebbe stata fatta partendo dalle tavole originali, non dalle prime copie salvate e sotterrate in giardino.
Molto interessante il tuo blog, comunque.
in effetti quello che dici è vero.... ho riportato l'opinione di Trillo, dove quel "relativamente" va preso con le molle...
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