giovedì 26 novembre 2015

La chiusura di Adam Wild


Gianfranco Manfredi, uno dei più bravi autori della scuderia Bonelli, ha annunciato che Adam Wild, la serie a fumetti che ha ideato e di cui ha scritto tutti gli episodi, chiuderà i battenti con il numero 26 (nel mese corrente è uscito il quattordicesimo albo). Il motivo della fine della collana è rappresentato dalle vendite insufficienti. La notizia, comparsa sul profilo facebook dello stesso autore, ha colto molti di sorpresa, me compreso. Adam Wild è una serie d'avventura di stampo classico, ambientata nell'Africa subequatoriale a fine Ottocento. Il protagonista è un simpatico e sfrontato ribelle, uno che odia lo schiavismo e lo combatte con tutte le proprie forze. Al suo esordio nelle edicole, trovai vitalità e freschezza nell'albo che divorai in pochi minuti. Nelle storie successive si sono alternati diversi disegnatori, molti dei quali davvero bravi e all'esordio per la Bonelli. Ma, alta qualità nelle storie e alta qualità nei disegni non sono bastati. Niente da fare. A meno di inversioni di tendenza nelle vendite, la serie chiuderà. E siamo a due: dopo Saguaro del bravo Bruno Enna, un'altra collana Bonelli che seguivo con interesse è destinata alla fine prematura. Perché? Cosa hanno di sbagliato questi personaggi? Troppo classici? Fuori tempo? Ormai vanno di moda gli effetti speciali a colori con cui nascondere la pochezza della storia (e non mi riferisco a Tex che invece brilla ancor di più a colori)? Sono più di tendenza i motion comics? Non lo so. Dopo che il nuovo corso Bonelli (annunciato attraverso una conferenza stampa che ha regalato la scena a chi l'umiltà non sa dove stia di casa) ha cominciato a dispiegarsi nel corso dell'ultimo anno, mi son sorte alcune perplessità. Rinforzate dall'estinzione di alcuni validi dinosauri. Mi viene il dubbio che dopo la morte di Sergio Bonelli qualcosa sia cambiato. Sembra che si punti di più sullo sbarco nel multimediale che sul sostegno alle serie di carta. O almeno questa è l'impressione che ne ho tratto rispetto a Saguaro e ad Adam Wild, per i quali la promozione è stata davvero inconsistente. Forse dipende anche dall'intraprendenza personale degli autori, dal fatto di sbattersi a girare l'Italia per manifestazioni e librerie e fumetterie (come sta facendo il buon Chiaverotti con Morgan Lost), ma non può dipendere solo da questo: e infatti la Bonelli ha studiato molto bene il lancio di Morgan Lost.


Probabilmente mi son fatto prendere dal pessimismo e invece la strategia editoriale della Bonelli è corretta e risulterà vincente. Ma cosa significa vincente? Vendere di più? La qualità si basa sui dati di vendita? Non credo proprio, perché, se fosse così, allora Ken Parker sarebbe uno dei peggiori fumetti mai pubblicati. E invece, nonostante le disavventure editoriali di Chemako, Sergio Bonelli lo rivolle sotto le sue ali, e ricominciò a pubblicarlo con il Magazine. Perché lo fece? Sapeva di rischiare molto, ma era sicuro del valore del personaggio e così gli diede un'altra chance. Lo stesso discorso vale per la collana Un uomo un'avventura. Economicamente non fu una buona operazione editoriale, ma oggi viene ricordata come una delle migliori intuizioni di Sergio Bonelli, e il suo valore è indiscusso. Al proposito, lo stesso Bonelli ebbe a dire:
"Una serie di volumi cartonati che è andata piuttosto male, pur potendo contare su nomi importanti come quelli di Pratt, Battaglia, Toppi, Crepax e Micheluzzi. Probabilmente era troppo in anticipo sui tempi! Comunque, anche se il bilancio economico era decisamente fallimentare, io decisi di mantenerla in vita per alcuni anni: ecco, questo è uno dei lussi che come Editore mi concedo ogni tanto, e che riservo ai fumetti che mi piacciono in modo particolare..." 
Chi mai avrebbe questo coraggio oggi? Ho detto coraggio, non boria o arroganza. Sono due cose diverse. Il primo ce l'ha chi ha una valutazione oggettiva e serena dei propri mezzi, i secondi sono propri invece di chi getta fumo negli occhi per nascondere la propria pochezza. Ma tanto, prima o poi, il fumo svanisce....

15 commenti:

  1. Sono fondamentalmente d'accordo con te anche se sinceramente pur amando i personaggi classici e avventurosi AW l ho mollato dopo 4 numeri. Lo trovavo senza uno scopo vero e confuso nella impostazione dei suoi obbiettivi e dei suoi scopi. Se nel 2015 mi trovo a preferire ancora ZAgor a un personaggio appena creato (AW) allora significa davvero che qualcosa non va nell impostazione generale. MORGAN Lost invece al momento,dopo 2 numeri, mi sembra abbia grandi potenzialita'. Sul discorso Bonelli sottoscrivo ogni parola che hai scritto. Al momento Boselli rimane probabilmente uno dei pochissimi a portare avanti la tradizione vera di S.Bonelli con enorme professionalita' e umilta' ma anche con innovazione e sperimentazione.

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    1. son d'accordo su Boselli: il Tex alla francese disegnato da Alberti è innovativo e ottimamente riuscito. Una sperimentazione perfetta.

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  2. Oltre al coraggio, per produrre cose come Un Uomo Una Avventura, occorre avere le spalle larghe. La Sontantopiccolo Editore o la Cucciolo Publishing non può permettersi di proporre al pubblico una serie di valore solo perchè la si ritiene di valore ad un prezzo ed un formato non popolare. Detto questo, SBE ebbe sicuramente il merito di provare e riprovare sentieri nuovi - almeno nel contesto mainstream - anche xchè la fortuna editoriale della sua famiglia deriva da una blanda eversività delle sue proposte: il primo Tex si è fatto le ossa ed è cresciuto fino a diventare una icona x alcuni dei caratteri innovativi del personaggio, impresa ripetuta in modo diverso da altri bestseller o longseller SBEllici come Zagor, Martin Mystere e Dylan Dog.
    Colore e multimedialità e ritmo cinematografico e prevalenza della formula in sessions sul vecchio modulo ongoing sono tentativi di soluzioni al problema della erosione progressiva del numero di lettori: i vecchi sono sempre meno ed i giovani hanno trovato altrove la loro mammella di storie. Un editore che stia sul mercato e che possa permettersi di perdere un po' dei suoi soldi solo ogni tanto, xchè ama il medium come tale ed intende promuovere qualcosa in cui crede a dispetto di tutto e tutti, deve comunque anche fare scelte che gli permettano di pagare gli albi che produce, le persone coinvolte nel processo e fare cassa x la sperimentazione di nuove serie.
    AW - ammetto di essere tra quelli che lo hanno sfogliato solo a scrocco e di non averlo trovato particolarmente seducente - era una bella scommessa, nel senso di rischiosa, che , a mio modesto parere, non aveva nessuna chance di acchiappare un lettore nativo digitale o almeno nato mentre il Muro cadeva. Era rivolto infatti ai fans di Manfredi che lo avevano seguito mentre nascondeva il volto nel magico vento di Shanghai, pattuglia che era partita nutrita e che evidentemente si è persa dietro altre sirene xchè se avessero parteggiato x Adamo, ora non saremmo qui a piangerlo.

    Tutti sono bravi a dare consigli quando non sono tenuti a rischiare del proprio, ed io sono +bravo di altri in questa disciplina, ma ritengo che SBE abbia abbastanza testate classiche che si rinnovano nel tempo nei modi di scrittura se non negli immarcescibili e amati tic dei personaggi - penso a Tex e Zagor, in primis - e che sia il caso che investa in autori giovani, non solo anagraficamente, che siano cresciuti con overdose di cartoon network e The Big Bang Theory e che siano sintonizzati con un pubblico potenziale x cui anticolonialisti dal baffo malandrino o nativi americani duri e puri sono aeroplanini di carta stealth. Per tutti coloro con le rughe feroci sugli zigomi - x dirla con Morandi e Dalla - e i capelli candidi, quando ancora ci siano, la biblio di roba da leggere e rileggere è sterminata come quella di Babele. E' fondamentale invece che via Buonarroti raggiunga tutti gli altri, quei mutanti con i pollici snodati che crescono come spore ai lati dei tablet e scaricano nuovi giochi direttamente dalla rete anche se non sanno ancora leggere. So di cosa parlo. Ciao.

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    1. Lo sbarco sul multimediale è corretto, non ho mai detto il contrario. La forma attraverso la quale è stato presentato (vedi la famosa conferenza stampa), l'autore scelto come pioniere dei principali progetti in questo campo non mi sono piaciute perché non rappresentano i valori della casa editrice. Ovvero, soprattutto, la serietà che si esplicita nell'umiltà e nel rispetto verso il lavoro altrui.

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  3. Cosa non ha funzionato?
    Per Saguaro di certo non hanno funzionato i disegni. Personalmente ho mollato dopo 12 numeri, bravo Enna ma un disastro il resto, compreso un set che di sicuro non ha portato nessun nuovo lettore alla famiglia Bonelli.
    Per Adam Wild probabilmente lo stesso Manfredi ha sperato che le storie si vendessero da sole e si e' letteralmente nascosta una bellissima serie dietro le bruttissime copertine di Perovic e la veste grafica a dir poco discutibile.
    Possono le copertine essere la causa di un insuccesso? Quello che so e' che non sono un amante del fantasy ma le strepitose copertine di Matteoni, gli splendidi colori e la grafica accattivante mi hanno indotto a comprare Dragonero anche se solo dal numero 30. Ho letto la storia, mi sono piaciuti i disegni e forse proseguiro' ancora per qualche numero. Intanto mia figlia di 7 anni e' rimasta colpita dai disegni e dai colori e dalla fantasia profusa nel volume che segnano le origini del personaggio e anche lei vuole leggerlo con me.
    In conclusione voglio dire che la bella veste e le belle copertine posso essere solo fumo negli occhi ma spesso avvicinano un potenziale lettore giovane o distratto che magari, se vi trova dentro una buona storia o bei sisegni, continuera' a seguire la serie.

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  4. Sono d'accordo che la veste grafica e i disegni hanno loro importanza: ma di queste scelte la redazione Bonelli è responsabile, più dei creatori della serie stessa, credo.
    Ho seguito Dragonero proprio attirato dai disegni, dalla veste grafica e dalla curiosità, pur non essendo un appassionato di fantasy. Ma dopo pochi numeri ho abbandonato: le storie non mi convincevano.

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  5. Concordo con te sugli errori della casa editrice, sara' pet questo che Chiaverotti sta facendo tutto da solo. Per quanto riguarda Dragonero per il momento ti dico che ne sono affascinato, vedremo se la cosa continuera', magari e' migliorato da quando lo hai lasciato tu. Lo stesso Manfredi sostiene che tutte le serie hanno il loro periodo di rodaggio che consente poi di aggiustare il tiro, peccato che a lui non venga concessa questa opporunita'.

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  6. Ciao, quando parli di colori con pochezza presumo ti riferisca ad Orfani.
    Ora, soprattutto nella seconda stagione io nn l'ho vista, anzi (e ho letto di diatribe circa i cartonati di Tex da talebani, cosa che tu nn condividi mi sembra di capire).
    Leggo poi che hai abbandonato Dragonero, che io leggo sorprendendo me stesso, in quanto non amo il fantasy (dal mio punto di vista circa i disegni sono a livello di quello che era Nathan Never nel 1990, quindi a dir poco ottimi).
    Alla fine ho sofferto per Saguaro anche io e pure per Adam.
    Conclusione: semplice. Non credo vi debba essere contrasto tra i vari prodotti (e ne ho un esempio concreto, dato che ho "insegnato" ad un mio amico a leggere Zagor, che non è proprio nato ieri, mentre lui ha ricambiato con il su citato Dragonero.

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    1. Il problema non è infatti il contrasto ma il dare più o meno visibilità ad un prodotto piuttosto che ad un altro, danneggiando, a mio parere, il prodotto con maggior valore. Ma questa è una mia opinione. Ti invito a guardare il video della conferenza stampa e di trarre le conclusioni rispetto a chi è l'uomo su cui la Bonelli sta puntando (a mio parere sbagliando, perché non ha ancora dimostrato nulla rispetto a tanti altri.della scuderia)

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  7. Adam Wild è una serie con difetti strutturali maggiori di Saguaro, a mio avviso. La disamina sarebbe lunga e complessa, diciamo che le trame "verticali" di puntata e i (più o meno evidenti) tiranti "orizzontali" della serie, alla distanza non hanno retto. Manfredi si è dimostrato bravissimo come al solito nei dialoghi, nell'intensità di scena e nel dare ritmo al singolo episodio, meno ad amalgamare tutto questo in una architettura in divenire quale una serie "saga".
    Il che non toglie nulla alla sua bravura, dei disegnatori, etc. etc. Penso semplicemente che a, volte, certe ciambelle (e certe serie) nascono con il buco e altre no.
    Mi sembra straordinariamente interessante il punto che tocchi sul trattamento della casa editrice nei confronti dei nuovi personaggi.Ho la stessa impressione, ma la vedo da un punto di vista diverso. Non penso che scentemente la Bonelli decida su quale cavallo puntare, ma che (al momento) ogni team nella scuderia possa scegliere come meglio crede cose quali il marketing, la comunicazione, etc. Questo fa si che ogni personaggio, ogni serie, facciano storia propria in quanto alle politche da adottare in termini di visibilità sui social, partecipazione agli eventi, etc. Dipende da quanto gli autori (o i curatori) sono in grado di dedicare energie a questa attività: quanto ne sanno, quanto ci credono, quanto ci investono...
    Sergio Bonelli aveva una visione diversa della casa editrice, del mondo del fumetto, del linguaggio del fumetto... In quella visione c'erano pregi e c'erano difetti. Alla lunga stiamo vedendo entrambi.
    Per questa nuova stagione, è ancora tutto da capire e da scoprire.

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    1. Riguardo ai difetti strutturali, "verticali" e "orizzontali", della serie avrei molto da obiettare, ma mi soffermo di più sulla tua seconda considerazione, quella relativa alla promozione della casa editrice. Certo, è vero che molto viene lasciato all'iniziativa del singolo autore, ma è evidente come il sole d'agosto che lo spazio lasciato a Manfredi, durante la ormai famosa conferenza stampa della Bonelli dell'anno scorso, è stato scandalosamente risicato rispetto a quello concesso all'altro autore, che ha rubato la scena, risultando, fra l'altro, oltremodo invadente nei modi e fuori luogo rispetto allo stile della casa editrice. E voglio sottolineare, Marco, che questo evento era stato organizzato e studiato dalla Bonelli stessa, non dai singoli autori.

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    2. "Parlammo e nun ce capimme" come avrebbe detto un personaggio della vecchia trasmissione "Mai dire goal" :)

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  8. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  9. A me non sembra che la politica della SBE sia cambiata dalla dipartita di Sergio Bonelli. Altre testate, una per tutte il bellissimo Magico Vento o il mitico Nick Raider, sono state chiuse in passato. Il motivo è sempre lo stesso: realizzare un albo a fumetti costa quasi centomila euro e se non rientrano almeno le spese la collana non può proseguire. Adam Wild poi ha utilizzato, forse per contenere le spese, disegnatori dell'est Europa anche di scarsa qualità e questo si paga in termini di lettori!

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    1. Ciao Edgardo,
      le politica non si misura solo da quali serie chiudi e dal motivo per cui lo fai, ma anche dalle scelte editoriali che si esprimono nella promozione e nel varo di nuove serie e di come lo si fa.
      Non son d'accordo sul tuo giudizio sui disegnatori di Adam Wild: il loro rendimento è un plus della testata.

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