Tanta azione e rocamboleschi colpi di scena, piombo a volontà e agguati nella migliore tradizione del western. Ma sarebbero poca cosa, puro manierismo, senza dei buoni personaggi, credibili e ben caratterizzati. La schiera dei cattivi è ben nutrita e differenziata: c'è l'avido e astuto Moon, protagonista in negativo dalla prima all'ultima pagina, c'è il vendicativo Shad fatto fuori dal cinico Pablo Morientes, capo di una banda di desperados, c'è la spia Gaban, melliflua e infida, c'è Joshua, abile nei travestimenti ma pericoloso anche con la pistola. Dall'altra parte della barricata, Tex Willer e Kit Carson ce la mettono tutta per tirare fuori dai guai il loro vecchio amico, il giudice Roy Bean, attorno alla cui figura ruota tutta la trama della storia. Boselli dà il meglio nella rappresentazione di questo personaggio storico entrato nella leggenda del west come la legge a ovest del Pecos.
Il giudice Bean, Danny e Sam disegnati da Sergio Tarquinio |
La scelta di Boselli di riportare in scena un personaggio già affrontato da così illustri sceneggiatori si sarebbe potuta rivelare un boomerang. Invece lo scrittore milanese ci presenta un giudice Bean diverso da quelli del Bonelli padre e figlio, interessante e convincente. Sì perché, se da un lato c'è il forte e spavaldo uomo di frontiera della cittadina texana di Langtry che, asserragliato con un pugno di aiutanti nel suo saloon divenuto tribunale, non teme l'arrivo della folta banda di pericolosi desperados, dall'altro il vecchio giudice mostra i suoi sentimenti più intimi nell'amore per l'attrice inglese Lily Langtry. Pur di salvare la sua inarrivabile icona, prima si reca a San Antonio attirato da una falsa minaccia di rapimento dell'attrice durante la sua tournée teatrale. Poi, una volta caduto nella trappola, si fa torturare senza svelare ai suoi carcerieri il segreto su cui si è sviluppata tutta la trama, ovvero il nascondiglio del bottino di una vecchia rapina del quale Bean si era impossessato dopo averne impiccato il responsabile. Si decide a parlare solo quando la minaccia del rapimento dell'attrice diventa concreta. Boselli gioca molto, fin dall'inizio, anche con l'ambiguità di questo aspetto poco edificante per un giudice (l'essersi appropriato della refurtiva di una rapina), ma lo risolve brillantemente con il colpo di scena finale.
L'aspetto romantico si intreccia bene in una storia così violenta e ricca di tradimenti, morti ammazzati e sparatorie. Il finale è rocambolesco e la tensione, portata alle stelle con le tavole di pagina 110 e 111 in cui scopriamo finalmente il volto dell'attrice, si scioglie nella tavola successiva con un colpo da maestro di sceneggiatura.
Ma una storia a fumetti di Tex, per quanto ben congegnata nella trama e ricca di ottimi personaggi, non si potrebbe definire un classico se anche i disegni non fossero all'altezza. La sensazione che ho provato soffermandomi sulla parte grafica di quest'avventura è quella di essere di fronte ad un Tex tipico, esemplare; in altre parole, è come se avessi letto decine di altre storie di Aquila della Notte disegnate da Frisenda. Eppure l'autore milanese è un esordiente assoluto sulla collana regolare di Tex! D'altra parte, però, può vantare nel suo curriculum la firma di un Texone, e scusate se è poco! Si tratta di Patagonia, albo speciale scritto da Boselli stesso e molto apprezzato dal pubblico e dalla critica (di cui i protagonisti parlano rispettivamente in due interviste qui e qui). Evidentemente questa importante esperienza unita al suo indubitabile talento e alle sue precedenti prove nel fumetto western di Ken Parker e Magico Vento hanno fatto sì che il suo Tex appaia come un classico. Infatti quando il ranger compare in una vignetta, è su di lui che va l'attenzione del lettore: Tex è sempre nel focus con tutta la sua fisicità e con i profili del volto delineati precisamente. Tex comunica col proprio corpo, con i movimenti veloci e agili e con l'espressività del volto. In realtà tutti i personaggi sono disegnati con cura e in modo da differenziarli bene l'uno dall'altro: soprattutto i cattivi si distinguono fra di loro attraverso le emozioni che i loro sguardi e le loro espressioni lasciano trasparire. Si potrebbe dire che i tratti caratteriali con cui Boselli ha voluto connotare ciascuno di loro siano stati resi graficamente da Frisenda attraverso i volti e le movenze.
Un altro pregio della tecnica di Frisenda è la capacità di realizzare scene complesse di scontri e sparatorie (e in questa coppia di albi ce ne sono molte) senza perdere in chiarezza e dinamismo. Il lettore ha davanti a sé molti dettagli ma il quadro generale rimane nitido. In questo Frisenda è aiutato dalla sua abilità nel giocare con il chiaroscuro. Molte delle scene più movimentate, infatti, sono notturne e qui le tenebre illuminate dalla luce lunare o dal sole albeggiante o dai lampi degli spari sono una puro divertimento per gli occhi.
Ecco come si scrive e si disegna un'avventura di Tex!
Sì, condivido. Una buona storia.un giudice Bean ben caratterizzato e simpatico. Storia dinamica e ben disegnata, non cupa. Alcuni dialoghi sono per me troppo lunghi, ma Boselli è anche questo. In sostanza una bella puntata da rileggere anche a distanza di anni
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