giovedì 11 agosto 2011

I moderni mercanti di schiavi in Julia

Una storia importante, che pesa, quella di Julia del numero 155 di agosto, intitolata “Oltre il confine”. Il tema affrontato da Giancarlo Berardi è di grande attualità ma è senza tempo tempo: l'immigrazione clandestina che, in altre epoche, si chiamava mercato di schiavi. La criminologa, aiutata dall'amico detective privato Leo, si scontra con una realtà terribile, fatta di disperazione, povertà, prevaricazione e violenza. Il teatro è il lungo confine che separa il Messico dagli Stati Uniti, solcato da un alto, quanto inutile, muro fisico che ricorda a noi italiani un altro muro, quello d'acqua costituto dal canale di Sicilia che divide l'Africa dalle coste europee.
Berardi porta Julia e Leo direttamente in Messico, nella sorgente del traffico, senza risparmiare i lati crudi e violenti della vicenda. I due sono alla ricerca della madre di Luz, una bambina che ha attraversato il confine perdendo la mamma durante la tragica esperienza. I mercanti di schiavi e i loro complici corrotti della polizia di frontiera americana, sono dipinti con molto realismo. Così come viene ritratta anche la situazione di miseria e rassegnazione di coloro che, partiti per il nord con tante speranze, giungono con fortuna a destinazione, trovando però emarginazione e sfruttamento.
Il mensile di Berardi ha il pregio di saper entrare ogni mese nella realtà quotidiana della nostra società, descrivendo le storie di suoi singoli protagonisti, persone come noi o che, come in questo caso, vorrebbero diventarlo. E lo fa sempre con un realismo e una sensibilità particolari. Una storia è buona quando i suoi personaggi sono credibili e ci parlano come se fossero qui vicino a noi. E Berardi ha la capacità di costruire personaggi del genere, a partire dai comprimari di questa storia, come la rassegnata zia di Luz, immigrata chicana che non crede di poter dare un destino adeguato alla nipotina; o come Don Antonio, il prete cattolico che aiuta a Garden City i messicani, regolari o meno che siano; o come Pedro, l'unico del gruppo di immigrati ad aver attraversato il confine portando con sé la piccola Luz; o come Obregon, un messicano che un tempo, prima che le organizzazioni criminali lo trasformassero con la violenza in un lucroso affare, aiutava i suoi connazionali a passare il confine. C'è anche Clara, la prostituta, schiava dei trafficanti come la mamma di Luz, che, una volta fuggita grazie a Julia nel Texas, fonda lì una casa di appuntamenti sposando poi un ricco cliente. Al di là del tema quindi, sono anche tutti questi personaggi di contorno, curati nella loro caratterizzazione, che rendono importante la storia.
Ho parlato di un fumetto seriale in bianco e nero pubblicato da Sergio Bonelli che si vende mensilmente nelle edicole, non di un cosiddetto graphic-novel dalla carta patinata a colori che si trova solo nelle librerie. Giusto per la precisione....

2 commenti:

  1. ciao Alessandro! è la prima volta che scrivo al tuo blog ma ti seguo da tempo: complimenti per il tuo lavoro che alimenta la passione per il ns Ken. Perché allora non segnali il questionario messo on line da repubblica con Bonelli per tastare i gusti dei lettori per una possibile serie di fumetti che segua all'esaurirsi di quella storica a colori di Tex ? Forse c'è un barlume di speranza che Ken torni in edicola. ciao Antonio

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  2. Ciao Antonio, ti ringrazio per i complimenti al blog. E grazie anche per la segnalazione del questionario di Repubblica di cui non sapevo l'esistenza. Ne farò l'oggetto di un prossimo post!

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