lunedì 22 ottobre 2012

La mia estate in noir (IV)


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Non c'è niente da fare: è il libraio migliore che abbia mai incontrato. E' quello che ogni estate mi consiglia autori che altrimenti non scoprirei mai. Sono scrittori noir, o per lo meno girano attorno a questa etichetta. Dei perfetti sconosciuti per me, ma non per lui che se li legge tutti. E poi me li suggerisce.

L'avvoltoio è un titolo che non rende giustizia all'originale. L'autentico Crooked Letter, Crooked Letter è infatti una parte della filastrocca con cui si insegna ai bambini a scrivere la parola Mississippi:
M, I, crooked letter, crooked letter, I, crooked letter, crooked letter,I, humpback, humpback, I
Ovvero: M, I, lettera storta, lettera storta, I, lettera storta, lettera storta, gobba, gobba, I.
Chiaro quindi che i tipi della Piemme abbiano dovuto optare per un titolo diverso, anche se forse troppo convenzionale, perdendo così il riferimento a due importanti elementi con i quali l'autore, Tom Franklin, imbastisce la sua storia: il Mississippi e i ragazzini. Lo stato del sud fa infatti da sfondo alla vicenda, con tutti i suoi pregiudizi razziali che ancora sopravvivono nei piccoli centri di una campagna desolata, dove la parola speranza non si riesce più nemmeno a pronunciare. I ragazzini invece sono i due amici protagonisti dei flashback con cui Franklin racconta il passato negli anni settanta di due uomini che oggi conducono due vite parallele, che soltanto si sfiorano.
Larry è un bianco che vive solo e fa il meccanico nel piccolo villaggio di Chabot, ignorato da tutti i compaesani perché pregiudizialmente accusato dell'omicidio di una ragazzina avvenuto venti anni prima. Un mostro, quindi, che non si riuscì a spedire in galera solo per mancanza di prove. Larry, introverso, deriso a scuola, considerato un po' strano anche dal cinico papà, si isolava nel suo mondo fantastico popolato dai personaggi dei libri di Stephen King. L'unico suo amico era Silas, un ragazzino nero, senza papà e con la mamma che faceva i salti mortali per arrivare a fine mese. L'amicizia era vissuta nei boschi, di nascosto dagli sguardi dei grandi che non accettavano che un nero frequentasse un bianco. Nonostante i pregiudizi, però, a Silas la vita girava meglio che a Larry: aitante, sportivo, giovane promessa di baseball, abbandonò il paese per la grande città in cerca di fortuna, mentre Larry finì a rilevare l'officina del padre dopo la sua morte.
Dopo molti anni Silas è tornato in paese, senza aver sfondato nella grande città, e fa il poliziotto in una noiosa routine popolata da contravvenzioni, dove il pericolo maggiore è costituito dallo stanare i serpenti a sonagli dalle cassette delle poste. Silas, come tutti, non rivolge la parola a Larry e lo evita. Fino a quando un omicidio di una ragazza, la figlia dell'unico grande imprenditore locale, non lo spinge ad indagare su un caso che per tutti è già chiuso e il cui verdetto è: Larry è il colpevole.

Tom Franklin
L'assassinio perturba l'ordine precedente e il suo ripristino, attraverso l'indagine e l'identificazione del colpevole, rappresenta un viaggio di Silas dentro i pregiudizi della gente ma soprattutto dentro la sua coscienza. Il poliziotto infatti sarà costretto a fare i conti con tutto quello che aveva nascosto fin da ragazzo dentro di sé, con un'amicizia tradita e con il senso di colpa che ne deriva.
Del romanzo colpiscono soprattutto due elementi. Franklin è abilissimo nel descrivere lo sfondo di intolleranza e di desolazione che innerva la vicenda, facendoci quasi percepire gli odori stantii e vedere come in una fotografia le immagini squallide dei luoghi. D'altra parte riesce a rendere in modo autentico e credibile il processo di consapevolezza che porta Silas a rinnovarsi come uomo e come amico.
Molti critici hanno paragonato il romanzo di Tom Franklin a Il buio oltre la siepe di Harper Lee: in effetti entrambe le opere descrivono con la stessa intensità l'amicizia e l'intolleranza, due estremi fra cui l'uomo oscilla da sempre.

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