Quando, più di ventitré anni fa, lessi Il canto della balena, mi resi conto di avere per le mani un albo che avrebbe fatto la storia di Nathan Never. Tutt'oggi, infatti, il numero 31 della serie regolare, uscito nel dicembre del 1993, è ricordato come uno degli albi imprescindibili. Per quale motivo? È presto detto: si trattò di un'avventura in cui storia e disegni sono perfettamente in armonia. Antonio Serra e Mario Alberti confezionarono un piccolo gioiello. Diciamo la verità: il soggetto era molto interessante, il tema ecologista ottimamente sviluppato e l'ambientazione suggestiva ma il plus furono i disegni. Mario Alberti, allora esordiente in Bonelli, si presentò col botto: un Nathan simile non si era mai visto. E sì che la collana di fantascienza Bonelli disponeva di ottimi disegnatori: basti pensare a Stefano Casini, Roberto De Angelis e Claudio Castellini. Eppure Mario diede qualcosa in più all'interpretazione dell'Agente Alfa: un tratto veloce, sporco che ben si adattava alle caratteristiche del personaggio e della storia. La conferma del felice connubio fra Serra e Alberti avvenne tre anni dopo con Odissea nel futuro, il secondo Nathan Never Gigante, uno dei più riusciti della collana annuale.
Più di vent'anni son trascorsi da allora e Alberti si è fatto conoscere e onorare Oltralpe e al di là dell'Oceano Atlantico. Oggi si festeggia il suo ritorno su Nathan Never con una storia a colori, sceneggiata da Alberto Ostini su un soggetto che porta la firma di entrambi gli autori. Il canto di Gaia è il modo migliore per terminare i festeggiamenti del venticinquennale della nascita della collana ideata da Michele Medda, Antonio Serra e Bebi Vigna. Una storia in cui di nuovo troviamo il tema ecologista, in cui c'è la parte di investigazione e, ovviamente, un forte impianto fantascientifico ma il lato che viene più approfondito è quello psicologico e umano dei protagonisti.
Gaia Shure è una giovane scienziata che studia il rapporto fra il suono e la vita, il legame fra onde sonore e biologia, in un remoto laboratorio isolato fra i ghiacci del nord. Nathan vi svolge una delicata missione sotto copertura per chiarire i motivi della morte di un tecnico. Ostini sviluppa molto bene il rapporto che si crea tra l'Agente Alfa e Gaia, approfondendo anche i sentimenti che la giovane nutre nei confronti del padre scienziato, scomparso quando lei era ancora in fasce, e di cui continua le ricerche. Un rapporto complesso, di cui Nathan diventa l'acuto osservatore, portando in superficie i nodi e le ombre. A questo tema si lega anche la controversa questione della corretta applicazione delle ricerche scientifiche e degli interrogativi morali che uno scienziato deve porsi. Temi molto importanti che tuttavia non appesantiscono la lettura dell'albo, anzi lo rendono più interessante, dimostrando ancora una volta come un fumetto d'avventura, in cui non mancano scene di pura azione, inseguimenti e sparatorie, possa affrontare e sviluppare senza retorica qualsiasi argomento.
La storia però non sarebbe così godibile se non ci fossero i disegni di Alberti, magistrale tanto nelle scene di più ampio respiro all'interno della base e all'esterno durante la bufera di neve, quanto, e soprattutto, nel rappresentare le varie sfumature psicologiche sui volti di Nathan e Gaia. È questa la parte più bella di tutta la storia: il rapporto fra i due, disegnato nel loro evolversi fino al drammatico finale. Di forte impatto narrativo le otto tavole mute in cui si svolge l'epilogo, con una sequenza molto trascinante dove due scene distinte vengono rappresentate in montaggio alternato con delle vignette in progressiva rotazione.
Cosa si può chiedere di più ad un albo a fumetti, al cui buon esito contribuiscono anche la colorazione di Romina Denti e il lettering di Luca Corda? Una copertina che comunica una grande tensione emotiva. Merito di Sergio Giardo che rappresenta un drammatico urlo di Nathan e i suoi effetti. Per l'occasione è disponibile anche l'albo con la copertina variant, opera dello stesso Mario Alberti, che riproduce una parte del poster contenuto all'interno.
Ricordo la storia "Il canto della balena", a essere sinceri mi piacque più per la trama che per i disegni, tanto che non ho mai considerato di recuperare l'albo per la mia collezione.
RispondiEliminaIn quegli anni del resto erano davvero rari gli albi di Nathan Never poco interessanti, basti pensare che il mese prima de "Il canto della balena" uscì "L'enigma di Gabriel" (sequel del 2° speciale) e il mese dopo "Dirty boulevard".
Ti consiglio di ricercarlo: magari oggi ti piacerebbe!
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