Affatto secondaria nella piena riuscita del trentunesimo Texone è il soggetto e la sceneggiatura di Tito Faraci, scrittore che a volte ho criticato per non riuscire a dare profondità alle avventure del ranger. In quest'occasione, invece, l'autore lombardo congegna una storia molto interessante e coinvolgente. Tutt'altro che facile era il suo compito: far partecipare Tex e Carson ad un fatto storico realmente avvenuto, ovvero la guerra che vide contrapposti la tribù californiana dei Modoc e l'esercito americano. Perno della storia è la figura in chiaroscuro di Kintpuash, chiamato dai bianchi Capitan Jack, che viene rappresentato con tutti i contrasti psicologici che hanno segnato la sua parabola umana. Fiero e coraggioso da una parte, debole e manipolato dall'altra, Capitan Jack incrocia il proprio cammino con quello di Tex, il quale riconosce gli aspetti positivi e negativi dell'uomo che ha di fronte. Si sottolinea così ancora una volta una delle caratteristiche straordinarie di Aquila della Notte, ovvero la capacità di capire al volo una persona, di saper distinguere al suo interno le luci e le ombre e di agire di conseguenza.
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