Il triangolo rosa distingueva i deportati omosessuali all'interno dei campi di concentramento nazisti. 19 illustratori hanno lavorato su quel simbolo e su quel colore per raccontare a loro modo un aspetto dell'Olocausto spesso lasciato in secondo piano. Il risultato è visibile presso il bar Knulp di Trieste nell'ambito di "Rosa cenere", una mostra organizzata da Daydreaming Project in collaborazione con Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia ONLUS, Bar Libreria Knulp e Fumetetria Neopolis.
La mostra è stata inaugurata il 26 gennaio e sarà visitabile fino al 7 febbraio.
Di seguito il comunicato ufficiale.
“Rosa cenere nasce dall’urgenza del gruppo di volontari del Cassero LGBT Center, Peopall, di raccontare la memoria che, durante gli anni, ha rischiato di perdersi nelle pieghe di un silenzio imposto dalla vergogna nel mostrare le cicatrici che l’orrore nazi fascista aveva impresso sui corpi dei deportati omosessuali. Raccontarla mediante l’arte ci è sembrato il modo migliore per fornire un punto d’accesso diverso e non banale,
con l’intento di stimolare la riflessione e la curiosità. Istintivamenteabbiamo cercato
la collaborazione del Centro di Documentazione del Cassero, luogo fondamentale di alimentazione della memoria della “nostra” comunità, da cui abbiamo ricevuto sostegno ed entusiasmo. Lo stesso entusiasmo con il quale hanno accettato di collaborare
i diciannove artisti, coordinati da Jacopo Camagni, che generosamente hanno
messo a disposizione il loro tempo e i loro talenti.
L’obiettivo della mostra, fin dall’inizio, è stato quello di non distaccarsi dalla veridicità delle esperienze vissute dalle vittime, e le testimonianze, dirette e indirette, sono state il punto di partenza dell’intero progetto. Tra le undici storie vere illustrate alcune sono già note, come quelle di Heinz Heger e Pierre Seel che con le loro pubblicazioni hanno aperto la strada alle prime ricerche sugli omosessuali deportati, altre invece sono state recuperate negli archivi online, come quella di Henny Schermann, una delle poche donne deportate anche perché lesbica.
Graficamente il progetto ruota intorno al triangolo rosa, il marchio distintivo degli internati omosessuali, e abbiamo chiesto ai disegnatori di lavorare su questo simbolo per elaborare la loro personale lettura dell’omocausto, virando il tutto sui toni del bianco
e del nero. La scelta degli artisti è caduta, da un lato, su nomi già affermati, e dall’altro su nomi che stanno iniziando a farsi conoscere, con l’intento di fornire visibilità alle diverse realtà creative della comunità LGBT. Ognuno di loro ha scelto una biografia e da essa ha preso spunto.
Diciannove illustratori, diciassette tavole, undici storie. Questi sono solo alcuni dei numeri di un progetto che ha visto la luce nel giro di due mesi, nato perché la memoria non si perda, perché la ricerca è ancora agli inizi e i testimoni di quegli stanno scomparendo L’unico modo per rendere loro giustizia e ricordarli. E renderemo giustizia anche a chi lotta quotidianamente per i diritti delle persone gay, lesbiche e trans*.”
Giuseppe Seminario
Gli Illustratori/i protagonisti
Massimo Basili
Albrecht Becher
Flavia Biondi
Rudolf Brazda
Marco B. Bucci
Jacopo Camagni
Damiano Clemente
Sebastian Dell’Aria
Heinz Dörmer
Annette Eick
Giopota
Karl Gorath
Heinz Heger Francesco
Legramandi
Giulio Macaione
Andrea Madalena
Davide Mantovani
Mabel Morri
Vinnie Palombino
Isabel Pilo
Wally Rainbow
Roberto Ruager
Pierre Seel
Henny Schermann Michele Soma
Mattia Surroz
Luca Vanzella
Paul Gerhard Vogel Friederich-
Paul von Groszheim
Kurt von Ruffin
«Io sono la prova vivente che Hitler non ha vinto. Ne sono consapevole ogni giorno. Se non avessi raccontato la mia storia, chi conoscerebbe la verità?»
Friedrich-Paul von Groszheim
Grazie a
Cassero LGBT Center
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