sabato 12 aprile 2014

L'emozione di Ken Parker


Potrà forse sembrare un po' ridicolo emozionarsi per l'acquisto di un fumetto. Ma è stato questo lo stato d'animo che ho provato quando son entrato stamattina nella mia edicola di fiducia. Un'emozione ricevere nelle proprie mani il primo numero dell'edizione Mondadori delle avventure di Ken Parker. Un'emozione rimanere sorpresi dal grande formato che fino ad allora non ci si era riusciti ad immaginare. Un'emozione scartare il cellofan e apprezzare la copertina al tatto, quasi accarezzandola. Un'emozione rivedere il nome del proprio fumetto preferito, valorizzato da un bellissimo logo, campeggiare sul disegno che ornava la copertina di quel mitico numero uno che uscì nel giugno del 1977. Allora fu Sergio Bonelli a decidere che quella storia unica, scritta tre anni prima da Giancarlo Berardi e disegnata da Ivo Milazzo, aveva tutti i numeri per diventare una serie mensile.
Dopo quarant'anni Ken rivive nella sua edizione definitiva. La cura che gli autori e l'editore hanno profuso in questo nuovo progetto si vede chiaramente sfogliando questo primo volume, disponibile nelle edicole, nelle fumetterie e nelle librerie. La carta è di alta qualità e, insieme al formato di 21x26 cm, valorizza molto il disegno e rende molto più accattivante la lettura dei primi due episodi proposti. Nelle prime pagine sono ospitati un redazionale di Luca Raffaelli e alcuni interventi degli autori. Ma ho apprezzato molto la scelta di inserire subito a pagina tre e quattro una grande foto in bianco e nero dei primi del '900, raffigurante un indiano delle badlands a cavallo, che Ivo Milazzo commenta con tono amaro. L'immagine ispira allo stesso tempo fierezza e malinconia. Restituisce la consapevolezza della fine di un'epoca, il Far West, che, al di là della retorica tramandata da un certo cinema e da una certa letteratura, ha visto la sconfitta sul campo di un popolo, ma non la sua sottomissione. Questa immagine, unita alla quarta di copertina, dove campeggia la frase che il capo Cheyenne Mandan pronuncia nell'ultima tavola di Lungo Fucile, dà il senso di cosa sia Ken Parker:
"Ho impugnato il fucile per tutta la vita, eppure il mio popolo è stato distrutto, la mia sposa torturata a morte... Se mio figlio vivrà, dovrà trovare un altro modo di combattere..."
Al lettore che si accosta per la prima volta, questi segni suggeriscono di avere fra le mani un fumetto diverso. Unico, aggiungo io. Moderno oggi come quarant'anni fa. Perché, come ribadisce Berardi nella sua introduzione a pagina dieci, che riprende le parole della prefazione dell'albo del giugno 1977:
"Il West è solo una convenzione che, attraverso la metafora del passato, ci parla del presente" 
Forse il motivo di maggior felicità per questa riedizione delle storie di Ken non è il fatto di sapere che la sua umana avventura si concluderà, dopo cinquanta volumi settimanali, con un episodio inedito, che tutti i vecchi lettori di Ken aspettano da più di quindici anni. No, il motivo è un altro. Son contento perché ci saranno dei nuovi lettori che, grazie alla capillare distribuzione e alla curata veste editoriale, potranno appassionarsi ad un personaggio di carta che non è un supereroe, ma un uomo che vive cercando di seguire al meglio i propri principi. Uno che sbaglia come tutti noi e che poi corregge il tiro. Dopo pochi albi, i nuovi lettori proveranno la sensazione di aver incontrato un amico, dal quale non vorranno più separarsi.


7 commenti:

  1. Posso usare la parola "delusione"? Sarà per le enormi aspettative che si erano create in questi mesi, ma da un'edizione DEFINITIVA mi aspettavo di meglio. Ho letto in rete critiche all'apparato redazionale curato da Luca Raffaelli e le condivido, ma quello che maggiormente mi ha deluso è la qualità della stampa. Confrontando il n. 1 della Serie Oro con questo si apprezza senz'altro la qualità del bianco e del nero ma si nota come ingrandendo il tratto si è perso l'effetto dei dettagli e dei tratteggi che risultano piuttosto confusi. Forse con l'evoluzione dello stile di Milazzo che vira verso una sintesi del segno, gli effetti negativi di cui sopra scompariranno ma qui ci sono. Sarebbe stato meglio mantenere il formato originale.

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    1. Io ho avuto la sensazione che i neri fossero più neri, e può dipendere dalla carta usata. Comunque c'è da dire che il tratto di Milazzo si apprezzerà meglio nei numeri a venire, qui è ancora acerbo.
      E, nonostante tutti questi appunti, la cosa più importante è che l'edizione rimane bellissima e conquisterà nuovi lettori.

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    2. Le scansioni delle tavole di questo volume Mondadori sono prese dagli originali di Milazzo. Con la pulizia delle pagine ad alta grammatura (e carta lucida), le piccole sbavature e le incertezze di inchiostrazione di un Milazzo ancora acerbo che sugli albi Bonelli avevano meno risalto, qui spiccano maggiormente. Man mano che si andrà avanti con le tavole la resa sarà decisamente migliore.
      Provate un attimo a pensare su questo tipo di carta cosa saranno storie tipo Apache o Adah...una libidine per gli occhi!!

      So long

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    3. E' vero che le tavole originali sono state vendute e che l'attuale ristampa è fatta scannerrizzando gli albi delle precedenti edizioni?

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  2. Io invidio chi potrà leggere sta' cosa per la prima volta. Questo è il mio rammarico più grande: l'essere stato collezionista di fumetti sin dalla giovane età. Credo che sia inutile fare tante valutazioni sul come e sul cosa, vi chiedo di ritrovare la sensazione che si provò allora. Ho scelto di non comprare questa ristampa e spero di poter leggere quel numero cinquanta aggiuntivo, ma di sicuro ritirerò di nuovo fuori la vecchia serie e ricomincerò per l'ennesima volta la scalata. E' un segno dei tempi e di innegabile "vecchiezza". Pazienza! Roberto

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    1. La sensazione di allora mi è sorta spontanea subito, al di là di tutti gli aspetti tecnici!
      Ma non sei vecchietto, Rioberto, dai! Sei maturo!

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  3. Caro Alessandro, posso dirti che le tue stesse emozioni le ho provate pure io al momento di acquistare in edicola questo n.1 di Ken!!
    Me lo sono letteralmente divorato, non ho potuto fare a meno di andare a rileggermi (ancora una volta) le storie Lungo Fucile e Mine Town!! Bellissime, pur non essendo inserite nella mia personale "best of" di Ken Parker. Sono cmq anni luce avanti rispetto a molti fumetti in edicola attualmente. Non c'è proprio confronto.

    Ben tornato Ken!

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