“Fra la via Emilia e il West”. Era
questo l'album live di Francesco Guccini che il mio amico Paolo mi
faceva sempre ascoltare. L'audio era pessimo: quello di una vecchia
audiocasseta fatta suonare centinaia di volte, spesso sulle stesse
canzoni. Molti pomeriggi piovosi degli anni delle medie e del liceo
li passavo così, a casa di Paolo ad ascoltare questo nuovo, per me,
cantautore emiliano che parlava di eskimi, strade lunghe e diritte,
di vecchie signore dai fianchi un po' molli e piccole città e
bastardi posti. Eravamo così presi che anche in spiaggia durante
l'estate, con gli amici, lo facevamo suonare ad alto volume: certo
non era l'esca più adatta per far accorrere le ragazze, ma in realtà
fungeva da buon filtro antropologico.
A Paolo devo anche la conoscenza di un
altro mio mito musicale. Le audiocassette che venivano suonate sul
suo scalcinato apparecchio erano due. Oltre al cantautore di Pavana,
un rocker d'oltreoceano ci faceva perdere la nozione del tempo: un
certo Bruce Springsteen. La fonte era ancora un live, entrato ormai
nella storia: il leggendario concerto di San Siro del 1985. Fu quindi
nella camera di Paolo che cominciai a viaggiare sulla polverosa
Highway 9, ad immaginarmi il mondo attorno ad Asbury Park o il fiume
dentro cui lui e Mary si tuffavano. Fu sempre in quella stanza che
criticammo, più tardi, il distacco del Boss dalla sua E-Street Band
per la parentesi, troppo melensa per noi, di "Human Touch".
Allora forse non avremmo pensato di
ritrovarci, da adulti, ad ascoltare, questa volta in concerti vissuti
in prima persona, le stesse canzoni che da ragazzi cantavamo in
quella camera. Da un lato pensi che il tempo non sia mai passato,
dall'altro ti rendi conto di come le fantasie, i sentimenti e gli
ideali che stavano nascendo allora si sono costruiti anche grazie a
quelle note e a quei testi che ti hanno accompagnato per una vita.
Musica che, a seconda delle occasioni, è suonata “solo” come
sottofondo a qualche serata con gli amici, ti ha fatto da colonna
sonora in un lungo viaggio in macchina, ti ha dato spunti di
riflessione e di emozione quando l'hai ascoltata assorto sul tuo
letto.
E poi arrivano i concerti che, alla
fine, non sono altro che un'occasione per ribadire a squarciagola
davanti a te stesso che tanto di quello in cui hai creduto è vero, è
vivo lì davanti a te, insieme a te, dentro di te.
Sui concerti dei cantautori e sull'adesione dei fan Sergio Staino ha detto più o meno le stesse cose in una storia memorabile in cui Bobo cercava di uscire indenne da un concerto di Guccini, assediato da appassionati di tutte le età!
RispondiEliminaSono molto curioso di leggerla: ce l'hai?
EliminaE' in un numero de Il Grifo. Se lo ritrovo ti mando le foto.
EliminaLa stanza di Paolo era anche un luogo dove saccheggiare dei buoni libri e ascoltare, oltre a Guccini e al boss, le registrazioni degli strafalcioni dei nostri prof del liceo ("o mangi la minestra, o salti dalla finestra", "se mia nonna aveva le ruote, allora era una carriola", "orpo", etc. ;-)), bei ricordi ;-). Pensa che ora Paolo litiga con gli idraulici sui termosifoni da mettere nella sua cameretta ;-), ah, che ragazzino ^_^
RispondiEliminasì, è vero... diversi buoni libri, come quelli di Sven Hassel...
Eliminai prof del Liceo sono indimenticabili... per diversi motivi....orpo!
Non avevo mai contemplato la possibilità che la mia stanza venisse considerata da qualcuno come un interessante bazar. Ora la guardo con più rispetto. Tra l'altro forse ti manca un dettaglio. La prima canzone di Guccini che io abbia mai ascoltato è Venezia. In occasione della prima comunione i miei zii mi regalarono un registratore Sanyo e alcune cassette vergini. Ricordo che per registrare della musica avvicinavo il registratore ad una radio aspettavo che trasmettesero qualcosa di interessante e schiacciavo su rec che era l'unico pulsante dotato di un puntino rosso. Il resto era un austero nero su nero. Non ci crederai ma ricordo esattamente il momento in cui ho registrato quel brano. Stavo seduto a terra nella cucina della vecchia casa di via Manzoni e non so e non saprò mai quale motivo abbia spinto una creatura (e che creatura voglio dire) di 10 anni a registrare Venezia, non esattamente una canzone allegra, ma di fatto si è trattato di una specie di imprinting. Passò parecchio tempo prima che io conoscessi il nome del cantante e lo scoprii per deduzione quando registrando, con lo stesso metodo, Autogrill per caso incisi anche la parte in cui il dj di turno (ma non so se il termine dj sia corretto per il contesto) pronunciava il nome del cantante. "Guccini? Chi è costui? Comunque la voce è la stessa di quello che canta Venezia..si indubbiamente è la stessa....quindi Guccini canta Venezia e Autogrill...". Intelligente eh...? Il resto della storia lo conosci. Per quanto riguarda il Boss la mia è stata una passione a fasi alterne e lo apprezzo molto più ora di quanto non facessi a quell'epoca. Però sto recuperando....almeno io i concerti li guardo dal prato e non da un comodo seggiolino a 200 metri dal palco...vabbè dai, non è grave. Solo due appunti finali. Primo: il mio apparecchio non era affatto scalcinato, era il massimo che si potesse acquistare in negozio da Mario. Secondo: mi va bene il filtro antropologico ma se qualcuno ci avesse insegnato che con Guccini a tutto volume in spiaggia non si cucca sarebbe stato meglio. Non avrebbe mosso di un millimetro la nostra passione per Francesco ma forse nell'immediato ci saremmo divertiti di più. Secondo me se lo sapesse lui non approverebbe.
RispondiEliminaChe Venezia fosse la tua prima canzone di Guccini lo ignoravo in effetti, ma ricordo benissimo che era una di quelle che mi facevi ascoltare di più. E giù di tristezza....sana tristezza comunque.
EliminaInteressante anche il modo rudimentale attraverso il quale è avvenuto l'imprimatur: immagino tu abbia registrato allo stessa maniera anche altre canzoni di altri autori. Ma allora perché questo musico non certo adatto ad un bambino si è impresso dentro di te? Cosa, di Venezia o Autogrill è risuonato nella tua testa o nel tuo animo? Non lo sapremo mai.... Una cosa invece la sappiamo: in spiaggia Guccini non tira un cazzo, ma ormai è troppo tardi...
Per quanto riguarda il Boss, la consapevolezza con cui lo apprezzo ora è ovviamente maggiore di quella che avevo allora: gli strumenti che ho per comprendere la musica sono diversi e migliori. Ma penso che il quid per cui un musicista ti entra e un altro no va aldilà di ogni consapevolezza: per me il Boss è sempre quello che ascoltavo da quella disturbatissima cassetta nella tua stanza, là quel quid mi è entrato dentro e non vi è più uscito.