lunedì 7 gennaio 2019

Chiisakobe, ripartire dalle macerie

La fatidica domanda: quale senso dare alla propria vita. Shigeji, il giovane protagonista di Chiisakobe, manga di Minetaro Mochizuki, ha creduto di trovare la risposta nella natura. Ha intrapreso un viaggio solitario into the wild, mettendosi fortemente alla prova, osando, rischiando nell'incontro solitario con l'ambiente selvaggio. Apprendiamo queste informazioni dal suo racconto, dai suoi pensieri, perché l'azione del fumetto è incentrata su un tempo successivo, un tempo drammatico per il giovane. Troviamo Shigeji, infatti, in uno dei cantieri edili nei quali la piccola impresa di famiglia, la Daitome, è occupata. Lo vediamo seduto immobile, il volto nascosto dietro una lunga barba e una folta capigliatura, barriere che nascondono all'altro le sue emozioni, fino alle tavole finali del quarto ed ultimo volume, quando vedremo finalmente i lineamenti del suo viso. Ha appena appreso una terribile notizia: i genitori sono morti nell'incendio che ha distrutto una parte rivelante del quartiere di Tokio dove ha sede la Daitome e la casa paterna. Nonostante la propria inesperienza pratica, da ex topo di biblioteca e novello dottore in architettura quale lui è, decide di prendere sulle proprio spalle il compito di dirigere l'azienda familiare. Dirigere significa anche cimentarsi in prima persona nel duro lavoro manuale, cercando di onorare il pensiero del padre, per il quale i valori importanti erano forza di volontà e umanità.
Per rispettare la prima, quindi, si sottopone ad ogni fatica possibile, rifiutando aiuti esterni ma contando solo su di sé e sui pochi fidati collaboratori di cui è composta l'azienda. Si potrebbe pensare qui di trovarsi di fronte al classico spirito di sacrificio della cultura giapponese ma io credo che sia qualcosa di molto più alto, qualcosa di relativo alla ricerca del senso della vita. Che, appunto, pare essere una medaglia di cui una faccia è la forza di volontà, l'altra è l'umanità. Qui si apre la parte più bella del racconto. Shigeji, orfano, trova ad un tratto una nuova famiglia composta tutta da orfani.



Innanzitutto Ritsu, una ventenne che conosce fin dall'infanzia, rimasta anch'essa senza genitori e assunta dal braccio destro di Shigeji per badare alle faccende domestiche. Ritsu è l'altra protagonista del manga, ritratta da Mochizuki in tanti primi piani nei quali traspaiono tutte le emozioni della giovane. Ritsu ha una forte personalità, pur sottovalutando spesso le proprie capacità. Decide autonomamente di ospitare cinque ragazzini dell'orfanotrofio bruciato anch'esso dopo l'incendio. Ecco quindi la famiglia del tutto sui generis che si viene a creare: persone molto diverse fra loro, ma accomunate dalla perdita delle proprie radici e, proprio per questo, rese più forti dalla condivisione del proprio dolore. Condivisione che per alcuni, come Shigeji, non è trasmessa dalle parole bensì dai fatti, dalla sua generosa e sincera ospitalità. Per altri, come i ragazzini, è invece urlata ed espressa dalla loro irrefrenabile e, anche in alcuni casi difficile da gestire, vitalità. E poi ci sono Ritsu e le sue ciglia corrucciate, segno manifesto dei suoi pensieri, del suo continuo rimuginare, rivolto soprattutto verso Shigeji e la bella e attraente Yuko, figlia del viscido direttore della banca che concede i prestiti a Shigeji, e tenera e capace insegnante dei ragazzini. Dentro la testa di Ritsu il confronto con Yuko è perso in partenza: il bagliore di Yuko la getta in un cono d'ombra, rendendola invisibile agli occhi, quasi sempre invisibili, di Shigeji. Questo è quanto pensa Ritsu ed è il rovello che accompagna il lettore fino alla rivelazione svelata nell'epilogo.



La linea chiara di  Mochizuki esalta la precisione dei volti e delle emozioni trasmesse dai personaggi di questa storia il cui soggetto originale di Shugoro Yamamoto era ambientato in epoca edo. Aver spostato il racconto ai giorni nostri ha reso più fresca la narrazione degli sforzi quotidiani che i protagonisti devono compiere per portare avanti le proprie vite, intrecciate in questa famiglia atipica ma molto più reale e sincera di tante famiglie cosiddette tradizionali. La semplicità e immediatezza del racconto ha convinto i giurati del Festival International de la Bande Dessinée d'Angouleme ad assegnare a Chiisakobe il premio quale migliore serie straniera del 2017. La J-Pop la ha pubblicata in Italia in quattro volumi da febbraio ad agosto 2018 e io la ho letta durante queste feste natalizie. Mi son fatto un ottimo regalo.

1 commento:

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