giovedì 11 dicembre 2014

Alan Ford, il Maresciallo Tito e la censura (reale o presunta)


Nel post precedente riferivo di un'interessante mostra dedicata ad Alan Ford, inaugurata pochi giorni fa a Sarajevo e organizzata dall'Ambasciata d'Italia nell'ambito delle iniziative previste nel Mese della cultura italiana in Bosnia Erzegovina. La fonte era un'intervista al curatore, il professore Daniele Onori, pubblicata sul web dal think tank Osservatorio Balcani e Caucaso, nella quale si spiegano i motivi dell'enorme diffusione che ebbe il fumetto di Max Bunker e di Magnus nella vecchia Repubblica di Jugoslavia.
Un passo dell'intervista, fra gli altri, mi ha suscitato una particolare curiosità. Alla domanda se la versione jugoslava di Alan Ford avesse mai subito una censura, Onori risponde:
"Sì, ma in forme e dimensioni del tutto marginali. Nella nostra mostra tuttavia abbiamo scelto di dedicare attenzione anche a questo aspetto, perché rivela elementi interessanti sotto il profilo culturale, della comparazione tra la situazione italiana e quella jugoslava del tempo. Più che di censura dovremmo parlare di adattamento culturale, e di scelte operate dal traduttore."
Mi è subito sembrata una risposta diplomatica. Così, con l'aiuto del mio collega Dalibor (colui che mi passò i fumetti Bonelli in serbocroato), ho indagato un po' scoprendo che il termine "adattamenti  culturali" è un bell'eufemismo.
Per esempio, i censori jugoslavi non gradivano affatto le vignette nelle quali erano presenti dei riferimenti al nazismo, così li eliminavano del tutto. Quindi un'immagine di Hitler e uno slogan fascista venivano trasformati rispettivamente in un bel razzo e in una parola più innocua, come si può vedere di seguito nelle due versioni, quella originale italiana e quella serbocroata:





Idem, ad un ufficiale nazista venivano tolti tutti gli elementi della divisa che lo denotavano quale appartenente al Terzo Reich, per farlo apparire come un soldato di un'armata qualsiasi.



















La stupida rigidità dei censori socialisti non permetteva loro di capire la satira che Bunker e Magnus stavano realizzando in questo caso verso l'ideologia nazista. D'altronde stupidità e rigidità sono due concetti che ben si adattano alla parola censura e, soprattutto, a coloro che la praticano. Da questo sito web in lingua croata dedicato ad Alan Ford si possono ricavare altri esempi di tagli o arrangiamenti operati nei confronti del fumetto.



Ma il caso più eclatante di censura fu quello relativo all'albo 39 intitolato "Belle Epoque", uscito in Italia nel settembre del 1972. Qui Alan Ford e Bob Rock indossano la divisa della Legione Straniera e vengono proiettati in un'avventura ambientata nel deserto. Uno dei personaggi è uno sceicco a cui Bunker fa recitare la parte di un cattivo piuttosto ingenuo (per usare un eufemismo), disposto a scambiare il proprio oro in banconote, perché ritenute di maggior valore. Alla fine della storia lo sceicco ci lascia pure le penne. "Dobra stara vremena", questo il titolo in serbocroato, dovrà attendere l'aprile del 1987 prima di venire pubblicato nella repubblica balcanica. Il motivo non è del tutto chiaro. Forse al regime di Tito non piaceva mettere alla berlina uno sceicco, ovvero un rappresentante di quel mondo arabo non allineato con cui negli Anni Settanta la Jugoslavia intratteneva buoni rapporti economici e politici.


Fino a qui abbiamo parlato di censura, più o meno marcata, ma reale. Ora ci spingiamo invece sul territorio della censura presunta, o meglio della censura spacciata per vera ma frutto invece di uno scherzo, cui molti ancora credono.
Mi riferisco a questo albo speciale di Alan Ford che raffigura in copertina nientemeno che Josip Broz, il Maresciallo Tito, il Presidente della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.



L'origine di questo albo non è chiara. Certo è che Bunker e Magnus non l'hanno mai scritto e disegnato, non fa parte della pubblicazione ufficiale, ma nasce da una stamperia clandestina o, più semplicemente, dall'ironia di un appassionato lettore di Alan Ford che ha voluto inserire il capo di stato jugoslavo all'interno di un'avventura del biondo agente segreto.



A questo link su youtube è disponibile l'intera storia attraverso lo slide show di tutte le tavole. Pare che sia un albo molto ricercato e abbia una quotazione sul mercato dei collezionisti fra le più alte della serie di Alan Ford, pur non facendone parte. Complimenti all'autore.

4 commenti:

  1. Post interessantissimo. Pazzesco, per non dire pietoso, che i censori non abbiano colto l'ottica parodistica e denigratoria del nazismo e dei suoi rappresentanti, avessero lasciato le tavole così com'erano sarebbero state sicuramente più allineate a livello ideologico!
    Il tizio che ha fatto il falso ha un'ottima mano secondo me.

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    1. Cosa vuoi aspettarti da un burocrate che segue delle regole pedissequamente?
      Il tizio del falso è proprio bravo, sì.

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  2. L'albo con Tito è un collage di vignette copiate da albi di M&B e nuove vignette di qualità abbastanza scadente.

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    1. Uno scherzo ben riuscito, in ogni caso. Non credi?

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