Dopo la prima prova di un anno fa, ritornano le storie brevi a colori di Tex Willer nell'albo numero 6 della collana Color Tex, intitolato Stelle di latta e altre storie. Si tratta di un albo che vede diversi autori al loro esordio sulle pagine del Ranger, tanto fra i disegnatori quanto fra gli sceneggiatori. Fra i primi balza subito all'occhio la bella copertina del pordenonese Giulio De Vita, che vorremmo vedere più spesso pubblicato in Italia e non solo Oltralpe, dove il suo talento è stato ampiamente riconosciuto da tempo.
Come ho già scritto in un precedente post, a me piacciono le short stories che sono caratterizzate da uno spazio di azione ben preciso, da una durata di tempo limitata, da personaggi appena abbozzati, da una forte tensione e da un non detto che lascia spazio all'intuito del lettore. E le quattro storie del nuovo Color Tex non mi hanno convinto del tutto.
La prima, Stelle di latta, è proposta dalla coppia di autori di Lukas: Michele Medda ai testi e Michele Benevento alle matite, qui con l'aiuto di Oscar Celestini alla colorazione. Mi è parsa una storia molto ricca di avvenimenti e di personaggi con un interessante passato, più adatta a dispiegarsi su un racconto lungo piuttosto che su uno breve. Mi sarebbe piaciuto conoscere di più sul passato comune di Carson e dei suoi due vecchi amici ritrovati. Invece tutto è spiegato un po' sbrigativamente: serviva qui un maggiore approfondimento della storia personale e comune dei tre. Inoltre i fatti della trama si svolgono con un'eccessiva fretta. Un bel soggetto che meritava di essere sviluppato su duecento tavole della serie regolare è stato compresso in trentadue. Peccato. Ottima l'esordio texiano di Benevento che caratterizza i due pards alla perfezione, molto classici nella loro naturalezza, così come gli altri personaggi e le varie scene d'azione. Nonostante la buona colorazione, mi è venuta la curiosità di immaginare come sarebbe stato il mood della storia se fosse stata disegnata in bianco e nero, considerando che i neri di Benevento conferiscono alle storie di Lukas un tono cupamente suggestivo.
Il curatore di Tex, Mauro Boselli, ci regala una short story in cui dominano temi come il pregiudizio e l'intolleranza verso il diverso. Nel buio è il titolo del racconto disegnato da un ottimo Luca Rossi e nel buio di un bosco si svolge la maggior parte dell'azione. L'atroce assassinio di due coniugi e la scomparsa della loro figlioletta spinge i prevenuti cittadini di Alder's Gulch, un piccolo centro del Colorado, ad accusare il “mostro” del villaggio. Una classica caccia all'uomo con tanto di torce nella notte e urla inneggianti alla forca. Ma Tex, Carson e Tiger riescono ad evitare il linciaggio, ristabilendo la verità dei fatti e facendo giustizia. Bello l'incipit iniziale con il passaggio brusco dalla scena felice in cui i ragazzini giocano a quella drammatica e violenta dell'assassinio. Da lì in avanti la tensione narrativa rimane sempre alta fino al colpo di scena finale. Da sottolineare anche il dettaglio della bambolina di legno trovata nel bosco dalla bambina che tornerà poi anche alla fine. Se proprio volessi trovare una pecca a questa storia direi che il finale ha una caduta nelle vignette conclusive. L'ultima tavola, infatti, prima ti colpisce allo stomaco con la trovata azzeccata del padre che inaspettatamente uccide il figlio assassino, per evitare un'ulteriore delitto. Poi però ti delude quando scopri che il “mostro”, che hai dato per morto tre tavole prima in seguito ad una fucilata ricevuta alla tempia, è vivo e parla con la bambina. Il che permette a Tex di fare una ramanzina, che suona un po' moralista, agli onesti cittadini di Alder's Gulch. Determinanti per la felice creazione dell'atmosfera cupa della storia sono i disegni del dampyriano Rossi all'esordio su Tex (molto riuscite le espressioni con cui ritrae nei volti dei cittadini l'odio, la rabbia, la paura) e i colori di Romina Denti.
Ma la short story più
convincente è, non l'avrei mai detto, Randy il fortunato,
scritta da Roberto Recchioni e disegnata da Andrea Accardi.
La coppia di autori (all'esordio sulle pagine di Aquila della Notte) è già nota ai lettori della serie bonelliana Le
Storie per un paio di albi sul mondo dei samurai che,
incomprensibilmente
per il sottoscritto, avrà l'onore di una miniserie ad hoc.
Non riponevo la minima fiducia nella capacità di Recchioni di
imbastire una storia di Tex: non credevo che il suo stile narrativo,
che punta spesso all'eccesso, ad alzare i toni, ad abusare
dell'azione, potesse adattarsi a raccontare un episodio di Tex
Willer. In sostanza, non avrei mai pensato che un autore che ogni tanto fa un po'
lo sbruffone potesse scrivere un racconto avente come protagonista un
personaggio, come Tex, a cui gli sbruffoni vanno di traverso. E
invece mi sbagliavo. Recchioni ha saputo rappresentare in modo
originale una delle caratteristiche salienti di Tex: la sua capacità
di non mollare mai la preda e di seguirla fino in capo al mondo. Il
fuorilegge Randy, la preda in questione, è così ossessionato dal
Ranger al punto da sognarlo la notte. Tex è un incubo, è un angelo
vendicatore a cui Randy sa, in fondo, di non potersi sottrarre. Il
racconto scorre con il giusto ritmo, a partire dall'incubo iniziale,
attraverso il breve flash back (che, rappresentato in forma di
racconto, non abbassa affatto la tensione), fino alla rapina e alla sanguinaria e
ineluttabile resa dei conti. Tex appare direttamente in poche
vignette ma la sua presenza è costante, in tutte le tavole,
attraverso l'ossessione di Randy. Accardi dà il meglio di sé nelle
espressioni con cui ritrae il volto dei personaggi, da quella
impenetrabile di Tex, a quella ora terrorizzata, ora da spaccone e
infine, in punto di morte, liberatoria di Randy. I colori, ancora di
Oscar Celestini, non appesantiscono i disegni, anzi li valorizzano.
Caro Sandro, e chi l'avrebbe detto eh! ;-) Secondo me il "bambino prodigio", dopo la valanga di critiche piovute sui suoi Orfani, che ha fatto perdere a quella serie un sacco di affezionati lettori bonelliani, alla fine sta venendo a patti, forse, con quello che è lo stile proprio del nostro editore fumettistico preferito. Sempre affamato di letture, di recensioni, di sentire cosa ne pensa anche il resto del mondo, continuo a seguire blog, siti, e forum, dove si discute di fumetto e non solo, e ultimamente parrebbe che la seconda serie di Orfani sia tornata negli schemi del classico bonelli. Così si dice, io personalmente non ho letto, dopo la delusione già al numero due, ma pare che i commenti siano abbastanza unanimi. Per il resto, questo mese devo dire sono rimasto piacevolmente colpito anche dallo speciale nathan never, una storia semplice, il classico naufragio sull'isola deserta rivisitato in chiave fantascientifica, ma devo dire veramente profondo nella sua semplicità, per i temi che lascia intravedere. Convincenti anche i disegni, bei passaggi tra primi piani, esterni, e una totale ottima resa delle situazioni.
RispondiEliminaTi dirò la verità: ho smesso di seguire il nostro caro Musone da qualche mese perché non mi divertiva più né mi suscitava interessante. E Ringo non mi sogno nemmeno lontanamente di acquistarlo.
EliminaPerché non mi fai una bella recensione sullo speciale del Musone che la pubblichiamo qui sul blog? :-)
Michele Benevento è già pronto per la serie regolare. Delusione Camuncoli a cui è stata confezionata una storia "senza cappello". Il colore però come al solito non aggiunge nulla al ranger anzi al contrario toglie molta "atmosfera".
RispondiEliminaSon d'accordo su Benevento e abbastanza su Camuncoli (non la giudico una delusione ma il suo Tex non mi piace).
EliminaBisogna dire che il colore è molto migliorato dai primi Color Tex: l'esperienza di Orfani ha giovato evidentemente: almeno qualcosa di utile ha prodotto!