lunedì 9 agosto 2010

Zagor e Alexis de Tocqueville


Attraverso il suo divertente ed interessante blog, Moreno Burattini mi ha consigliato di leggere il Maxi Zagor attualmente in vendita nelle edicole, dal titolo "L'uomo nel mirino".
Erano passati più di 20 anni da quando avevo acquistato il mio ultimo albo di Zagor: la scelta di non proseguire dipese allora da motivi economici. In quel periodo infatti ero uno squattrinato studente universitario e, fra tutti i fumetti che leggevo, dovetti fare delle scelte, ahimè dolorose, escludendo alcuni albi bonelliani, tra cui lo Spirito con la scure. E' da un po' che non sono più studente ( ahimè aggiungo...) e avrei potuto quindi ripermettermi Zagor, ma si sa... ci vuole un'occasione. E questa è arrivata, come dicevo, per mezzo del blog del curatore e sceneggiatore di Zagor stesso.
Devo dire che dopo 20 anni ho ritrovato il signore di Darkwood come l'avevo lasciato: un eroe senza macchia e senza paura, che non si abbassa a compromessi, che non si tira indietro di fronte alle angherie (come afferma lui stesso nella storia). Direi che ho trovato anche qualcosa in più, che non mi aspettavo e che mi ha fatto piacere, ovvero la citazione di un incontro avvenuto in una storia precedente fra lo spirito con la scure e niente popodimeno che Alexis de Tocqueville.


Gli attuali avversari infatti sono gli stessi seguaci della Loggia della Corona, con cui Zagor ebbe a che fare in passato. Il loro obiettivo era restaurare in Europa, a partire dalla Francia, la monarchia assoluta venuta meno dopo la Rivoluzione Francese. Nel precedente scontro il signore di Darkwood eliminò il capo della Loggia, Alphonse D'Artois, duca di Berry e il tesoro, donato ad un suo avo dal re Luigi XVI. Fu aiutato in quest'avventura proprio da Tocqueville che, salutando l'America, disse a Zagor che avrebbe raccontato come nel nuovo continente i cittadini si governano senza nobili o re, attraverso un sistema statale chiamato democrazia. Si allude qui all'opera più importante del filosofo francese: La democrazia in America, primo studio approfondito del nuovo sistema di governo, ancora oggi analizzato e oggetto di ricerche.
Certo un sistema imperfetto, e Zagor lo sa bene. Per difenderlo, tuttavia, fa di tutto per sconfiggere il figlio del duca di Berry, che vuole uccidere il presidente degli Stati Uniti d'America Andrew Jackson e destabilizzare così la giovane democrazia.


Mi piace quando un protagonista di fantasia di un fumetto si incontra con personaggi storici, perché viene data una certa veridicità al protagonista stesso e alle sue avventure: l'incontro contribuisce a renderlo reale, quasi vivo. Se poi il presidente (ex generale) non ci fa una bella figura, gongolo ancora di più. Infatti lo stesso uomo politico ricorda un fatto precedente quando Zagor, invitato alla Casa Bianca, aggredì il padrone di casa perché si era reso responsabile della deportazione dei Cherokee (storia raccontata in un altro Maxi “La lunga marcia”). Il presidente continua poi nella sua parte “andreottiana” quando, pur di imbrigliare lo spirito con la scure gli offre un posto al dipartimento degli affari indiani, sdegnosamente rifiutato dal nostro eroe che impartisce al politico di Washington una lezione su che cosa significa essere leale ai propri principi, senza scendere a vili compromessi.


Un po' troppo didascalico forse? Beh, Zagor è un eroe alla vecchia maniera, senza se e senza ma, si direbbe oggi, e ci piace così. Osservo che sentir parlare di democrazia, lealtà ai principi e lotta all'ingiustizia in un “semplice” fumetto da edicola è un fatto rilevante: vederlo poi sceneggiato in una storia ben strutturata e intrigante è anche piacevole. Non serve mica un graphic novel da libreria per ottenere un simile risultato!

2 commenti:

  1. « Aayaaak!»
    Zagor...quanti ricordi.
    Era il mio preferito.

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  2. Grazie della bella recensione, segnalata nella sezione "click" del mio blog!

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