Quest'anno ricorre il centenario della Rivoluzione d'Ottobre e immagino già il fiorire di pubblicazioni che ricorderanno l'evento più importante del Novecento. Historica, la pregevole collana a fumetti, edita da Mondadori, che racconta i grandi eventi storici e i suoi protagonisti attraverso dei lussuosi volumi cartonati a colori, ci offre nel numero 53 un antefatto importante all'Ottobre: l'assassinio del Governatore generale di Mosca Sergej Aleksandrovič Romanov, zio dello Zar Nicola II. In regia ritroviamo l'affiatata coppia costituita da Fabien Nury e Thierry Robin, rispettivamente sceneggiatore e disegnatore dell'apprezzatissimo La morte di Stalin.
Il presente volume è un dittico di storie, una speculare dell'altra, dove il protagonista della prima è sullo sfondo della seconda e viceversa.
Il Governatore, titolo del primo capitolo, ci propone la vicenda di un morto che cammina, un uomo che ha segnato la sua condanna a morte il 17 settembre 1904, giorno in cui ha causato, inavvertitamente (come sembra suggerirci Nury) o volontariamente (come invece sostengono alcuni storici), una strage di uomini, donne e bambini disperati ed affamati che stavano protestando in massa sotto il suo Palazzo. Da allora, Sergej vaga senza requie fra una famiglia che lo ignora, collaboratori e ospiti che pensano già al suo successore, in attesa dell'inevitabile attentato fatale, avvenuto il 17 febbraio 1905. Nury ci restituisce una personalità complessa e psicologicamente debole, incapace di reagire al proprio destino e inadatta al ruolo che le è toccato in sorte. I disegni grotteschi di Robin esaltano questa condizione di penosa e pesante attesa, amplificando le emozioni sui volti ora beffardi, ora tragici. La narrazione ha un incedere incalzante e la costruzione della tavola offre spunti interessanti, soprattutto nelle scene di massa.
Altrettanto avvincente risulta essere il secondo capitolo del volume, intitolato Il Terrorista. Nury capovolge il punto di vista della narrazione mettendo in scena l'ambiente dei nemici dell'istituzione zarista, una cellula di socialisti rivoluzionari capeggiati dalla figura leggendaria di Georgi. Il suo diario è l'Io narrante: una mente fredda, calcolatrice e cinica, dedita scientificamente al suo scopo finale, l'assassinio del Governatore generale. Non ci sono ostacoli che possono fermare Georgi, né complici troppo deboli, né spie affascinanti della polizia segreta zarista. Georgi si staglia come un eroe sanguinario, schiavo della causa rivoluzionaria, pronto a sacrificare tutto in nome di essa. Ancor più del primo capitolo, la narrazione è qui tambureggiante e quasi da spy-thriller. Georgi è inafferabile e, dopo due tentativi falliti dai componenti della sua cellula, finalmente riesce nel suo intento di eliminare il Governatore. La conclusione della sua vicenda umana si chiude circolarmente, realizzando ciò che l'incipit aveva solo evocato. All'eroe in esilio a Ginevra non viene più commissionata alcuna missione, vuoi per non mettere in pericolo un simbolo intoccabile dell'imminente rivoluzione, vuoi per mancanza di fiducia verso un uomo così scaltro e indipendente. Inevitabile è quindi la noia e, per un uomo che vive nell'azione, la logica e tragica fine.
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