sabato 27 novembre 2010

Magicians do not exist


E' con questa frase che si chiude il delizioso lungometraggio d'animazione L'illusionista, di Sylvain Chomet (quello di Appuntamento a Belleville), la cui storia è basata su una sceneggiatura di Jacques Tati degli anni 50. La figlia Sophie l'ha tirata fuori dal cassetto in cui il padre l'aveva riposta perché giudicata troppo malinconica. In effetti è proprio questo il sentimento che ti accompagna lungo la visione del film. E' con un misto di simpatia e compassione che si segue la storia dell'attempato illusionista, la cui figura, portamento, modi di fare e lo stesso nome Tatischeff ricordano Tati.


La sua vicenda si intreccia alla sorte di una povera e ingenua ragazza che abbandona il suo sperduto villaggio scozzese, dove lavora come sguattera nella birreria in cui Tatischeff si è esibito. Ne viene ammaliata e decide di seguirlo. In scalcinati teatri di Edimburgo il mago esegue i suoi numeri di fronte a pochi e distratti spettatori. Il pubblico è ormai catturato da altri generi: siamo negli anni 50 e il rock sta travolgendo il mondo dello spettacolo e non solo quello. L'unica a rimanere incantata dai trucchi dell'illusionista è la giovane, per la quale il vecchio è disposto a lavorare anche come guardiano notturno in un garage. Con i pochi proventi ottenuti Tatischeff compie infatti la sua vera magia. Acquista scarpe e vestiti alla ragazza, restituendole la bellezza che i suoi anni reclamano. E' così che un giorno un giovane studente la nota e se ne innamora, ricambiato.
A quel punto il vecchio disilluso mago si farà da parte, libererà nei campi attorno alla città il suo fidato compagno di avventure e di lavoro, il coniglio che estraeva dal cilindro durante il suo spettacolo, e se ne andrà, lasciando alla ragazza la famosa frase sui maghi e sulla vita.

Le sventure di Tatischeff suscitano un sorriso subito smorzato da una smorfia dettata dalla compassione che si prova per la sua triste condizione. In realtà l'illusionista non sembra mai perdersi d'animo, a differenza di altre figure che compaiono nel film, quali il ventriloquo e il clown, rappresentanti di un mondo ormai al tramonto, cui tocca una sorte ben più tragica. Per Tatischeff invece, la volontà di rendere più bella la giovane è un motivo in più per continuare: il bel compito che si è dato gli evita il triste destino dei suoi colleghi.
Tatischeff prende la decisione di smettere gli abiti di illusionista dopo aver compiuto la sua magia più grande: aver favorito la nascita dell'amore fra i due giovani. Forse allora non è del tutto vero che i maghi non esistono.

2 commenti:

  1. ba-ba-ba-ba-ba-ba-ba-ba-ba!
    devo ancora andarlo a vedere, non voglio saper niente!
    ba-ba-ba-ba-ba-ba-ba-ba-ba!

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  2. in effetti ho spoilerizzato un po'... :-)

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