Ricordo che all'età di 13 anni, mentre stavo leggendo un albo di Mister No, fui incuriosito dalla quarta di copertina, dove comparve la pubblicità di una nuova serie chiamata "Storia del West". Decisi di comprarne la prima uscita e fu il mio primo acquisto in edicola di un giornalino Bonelli: ancor oggi ricordo la gioia di avere fra le mani il numero 1. Ero entusiasta dell'idea che in una serie limitata in 75 numeri venisse raccontata tutta l'epopea della storia del west, ovvero che vi potessi rirovare tutti i luoghi e personaggi per me mitologici che avevo visto e rivisto nei film western.
La serie parte da un ragazzo, Brett MacDonald, che, appena sbarcato nel 1804 da una nave proveniente dall'Europa, si avventura subito nella grande spedizione esplorativa di Lewis e Clark che attraversò l'enorme territorio a ovest della costa atlantica fino a toccare il Pacifico. Mi colpirono subito i dettagli geografici e i bei paesaggi disegnati da Renzo Calegari e seguii la serie scritta da Gino D'Antonio fno alla sua conclusione ambientata nel 1890 con il massacro di Wounded Knee e con la grande gara per la conquista della terra in Oklahoma. Fu una lettura affascinante scoprire come la storia "privata" della famiglia MacDonald/Adams si intrecciasse con quella "pubblica" del Far West, incontrando personaggi come Kit Carsn, Buffalo Bill, Wyatt Earp, Toro Seduto, Geronimo, Cochise, Cavallo Pazzo e tanti altri.
Sergio Bonelli dichiarò che "Storia del West" è la serie di cui va più orgoglioso e a cui deve di più a livello personale. Tuttora per me rimane uno dei capolavori della casa editrice di via Buonarroti, una prova del fatto, se mai qualcuno avesse dei dubbi, che il fumetto seriale può raggiungere alti livelli di qualità, nelle storie e nei disegni. Gino D'Antonio, l'autore, e il ristretto staff di disegnatori (Calegari, Trevisan, Polese e Tarquinio) poterono lavorare con maggior tranquillità, senza l'assillo dell'uscita mensile, in quanto la serie originale venne pubblicata a partire dal 1967 nella Collana Rodeo, che era sì una pubblicazione mensile ma che non conteneva ogni mese una nuova avventura della famiglia MacDonald/Adams.
La serie "rossa" che io acquistai era quindi una bellissima ristampa che mi affascinava per l'intreccio di realtà storica e di linguaggio epico. Forse questa per me è la maggior qualità di Gino D'Antonio, visibile soprattutto nei ritratti fieri dei protagonisti indiani che soccombono uno a uno di fronte all'avanzata distruttrice dei "visi pallidi". Sono questi gli episodi che mi piacciono di più: storie molto tristi, come la battaglia di Little Big Horn, una vittoria sì per Toro Seduto e Cavallo Pazzo ma il preludio della loro fine, il massacro del Sand Creek, la resistenza vana ma orgogliosa di tutti gli altri popoli nativi guidati da capi eroici come Cochise, Capo Giuseppe o Tecumseh. Questo per me è il motivo ricorrente della serie che la rende tuttora attualissima: la conquista del west è la storia di una sconfitta. La sconfitta dell'idea rappresentata dalla convivenza di popoli e culture diverse che i protagonisti della famiglia MacDonald/Adams cercano sempre di perseguire, nonostante la realtà dei fatti li smentica di continuo. E' una sfida continua alle forze immani della Storia.
Da questo punto di vista "Storia del West" è la storia di tutti quegli uomini del West che hanno difeso la propria dignità di esseri umani, anche se alla fine hanno dovuto soccombere. Non è poco come messaggio per un piccolo giornalino...
Nessun commento:
Posta un commento