I giorni della maschera è un albo di Nathan Never che ti riconcilia con il personaggio. Il merito è di Davide Rigamonti e di Corrado Roi, autori rispettivamente dei testi e dei disegni del primo numero della nuova collana annuale Le grandi storie di Nathan Never che sostituisce da quest'anno la serie degli albi giganti. Ci voleva proprio dopo la coppia di albi della collana regolare in cui il nostro agente speciale viene ridicolizzato in una missione sotto copertura. Si tratta dell'avventura in cui Nathan indossa le vesti di wrestler in una sperduta repubblica delle banane, riuscendo a scatenare prima un'insurrezione carceraria e poi la rivolta del pueblo unido contro la classica macchietta del dittatore sudamericano. Alla fine della lettura mi ero detto che il vero Nathan si era irrimediabilmente perso. Che aveva dato tutto. Che era stato spremuto.
Invece ecco una storia che ti restituisce il personaggio di un tempo, quello di cui ti eri tanto appassionato pur non essendo un fanatico di fantascienza. Ritrovi le storie nelle quali i temi della sci-fi erano lo sfondo e lo stimolo del viaggio interiore di Nathan, del suo travagliato percorso di vita. Il "musone" mi piacque subito proprio per questo motivo: era un eroe con un passato pesante che condizionava il presente. Un uomo forte e coraggioso, un vero agente speciale da un lato, ma dall'altro una persona fragile e tormentata. Che sbaglia, ne paga le conseguenze, impara (a volte) e cambia.
La maschera fisica che ricopre mezzo volto di Nathan e la maschera psicologica dietro cui il suo io si nasconde sono i protagonisti della nuova storia di Rigamonti. Ancor di più centrale in questa avventura è un'altro concetto psicologico: l'ombra, ovvero quella parte di sé che è rifiutata, quel lato oscuro che non viene accettato e che si proietta al di fuori, negandolo, attribuendogli un'origine estranea, diversa, altra da sé. Integrare l'ombra, calare la maschera e mostrare il proprio volto, quello autentico. Questa è una (la) missione della vita. E un passo in questa direzione prova a muoverlo Nathan nella presente storia.
Si sa che le buone idee per un soggetto e una sceneggiatura rimangono solo idee finché non arriva un bravo disegnatore che le sa realizzare. Rigamonti deve ringraziare Corrado Roi per il successo di questo albo. Penso che solo lui poteva incarnare con tanta efficacia le idee dell'autore milanese, grazie a quel suo bianco e nero che fa recitare così realisticamente le emozioni di Nathan e degli altri personaggi. Era da tanto tempo che non vedevo un Nathan così vero nella sua sofferenza; un volto (e una maschera) così preciso, così vero, così bello.
E dopo che l'hai ammirato, non vorresti più smettere e ti auguri che questa sia solo la prima di una lunga serie di avventure di Nathan disegnate da Corrado Roi.
Ecco la recensione che aspettavo! Grande Ale, condivido pienamente, e anche io mi auguro che proseguano su questa strada, mi fa ben sperare il fatto che anche altri albi (compreso lo speciale Agenzia Alfa) siano andati in questa direzione, con un'analisi introspettiva del personaggio. Dell'albo mi è piaciuto tutto, la sceneggiatura, la storia, e il tratto deciso e forte del fumetto, come hai sottolineato tu!
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