venerdì 5 giugno 2015

I quarant'anni di Mister No


Quarant'anni e non sentirli. Tanti ne sono passati da quando il personaggio creato da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) esordì nelle edicole italiane nel giugno del 1975. Fu una piccola rivoluzione per la casa editrice milanese, perché per la prima volta lo scenario su cui si muoveva il protagonista non era il West dell'Ottocento bensì la giungla amazzonica e, in generale, il Sud america degli anni Cinquanta del Novecento. In realtà anche la fitta selva brasiliana era una Frontiera, così come lo era stato il selvaggio West degli Stati Uniti, con tanto di nativi che arretravano e soccombevano di fronte all'avanzata dell'uomo bianco. Scenario e tempi diversi, ma stessi gravi problemi. La differenza stava però nel personaggio protagonista. Jerry Drake era completamente diverso dai suoi predecessori Tex e Zagor, a partire proprio dal suo soprannome. Da una parte scanzonato e amante del divertimento, dall'altro incapace di sopportare ogni tipo di ipocrisia e ingiustizia. Un bastian contrario di professione che non si tirava indietro di fronte ad un sopruso così come non si faceva scappare una bella ragazza. Molti lo hanno definito il primo anti-eroe di casa Bonelli, predecessore, in questo, di quel Ken Parker, così tanto amato dal sottoscritto, che arrivò due anni dopo. I due hanno in comune la pratica del dubbio, ovvero l'abilità (perché di questo si tratta, in fondo) di mettere in discussione le proprie idee di fronte ad un punto di vista diverso.


Forse è questa la vera novità per un personaggio Bonelli, privo, fino ad allora, di ogni incertezza o esitazione, sempre pronto e sicuro di sé nel sapere cosa fare di fronte ai casi della vita. Mister No non è così. Certo, non tentenna quando deve intervenire in difesa del più debole: si butta a capofitto senza preoccuparsi delle conseguenze negative verso se stesso. Ma gli manca la capacità (quasi soprannaturale, direi) di sapere sempre quello che è giusto fare. Ogni tanto anche lui, come noi, si prende delle belle cantonate, e poi ne paga le conseguenze. Un personaggio più umano, quindi, più vicino a noi, con il quale possiamo immedesimarci più facilmente. A questo aspetto, credo sia dovuto il suo successo. E al fatto che dietro alle sue avventure troviamo sempre la presenza di Sergio Bonelli e della sua sconfinata passione per i luoghi visitati lungo i suoi viaggi. Mister No è genuino perché è creatura diretta e spontanea dell'uomo Sergio Bonelli e di quello che ha vissuto in Sud America e in Africa (affascinanti le storie di Mister No ambientate nel Continente Nero).
Mister No è quindi un personaggio ancora moderno, che non stonerebbe affatto vicino agli altri presenti oggi nelle edicole, anzi, alcuni li sotterrerebbe. Si è parlato di un suo ritorno con un albo speciale a colori il prossimo settembre: me lo auguro con tutto il cuore.

PS: Per me, il volto di Mister No è quello del suo creatore grafico Gallieno Ferri. Poi vengono Franco Bignotti e Bruno Marraffa, mentre non ho mai amato il Jerry Drake disegnato da Roberto Diso.

9 commenti:

  1. Mister No è stato il mio personaggio Bonelli preferito, anche più di Martin Mystére. Neanche a me piace molto Diso con le sue dentature esuberanti (ma in altri contesti tipo le storie brevi per Comic Art era molto più curato e realistico), i miei preferiti erano Bignotti e Donatelli.
    La saga conclusiva com'è? Ho spesso pensato di recuperarla.

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  2. Amato e seguito per anni. Quando trovavo dentro Bignotti, anima grafica del personaggio nelle sue storie migliori, gli altri finivano in secondo piano. Molto sensuale il tratto di Marraffa, nel caratterizzare le donne delle storie. Per Diso invece mi discosto dalla tua preferenza: all'inizio non mi piaceva, in seguito ha preso, per quanto mi riguarda, posto accanto a Bignotti.
    Sarebbe interessante sapere chi potrebbero essere gli autori, testi e disegni, del possibile speciale a colori. Perché se fossero tra coloro che ne han concluso la saga, con tutto il rispetto e affetto possibile, meglio lasciarlo dove si trova.

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    1. Non credo che ci metterà mano chi ha concluso la saga (negli ultimi 15 numeri), semplicemente perché Sergione nazionale nostro non c'è più. Dì la verità, ti eri dimenticato che era opera di Guido Nolitta? :)

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    2. @LUIGI BICCO

      Forse mi sono spiegato male. Mi riferisco, ovviamente, al ciclo precedente a quello di Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli): ecco perché utilizzo il plurale.
      ;)

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  3. Strano che un fan cresciuto a pane e Milazzo preferisca il Ferri a Bob Diso, ma il cuore ha ragioni che la ragione non ha. Secondo il mio sindacabilissimo parere, Bob ha centrato il Drake definitivo - muso da simpatica canaglia, riccioli e chassis da atleta leggero - e vince facile contro Fergal ( il nickname del primo Ferri, anche prima di Zagor, che io trovo eufonico almeno quanto Galep ) ed il suo Mister No dal tratto regolare, ma banale che il caschetto beatlesiano non aiuta. Sospetto che Fergal non abbia mai sentito come suo il personaggio - in 115 covers non ha mai dimostrato l'inventiva che negli stessi anni, e prima, riversava dalle parti di Darkwood - mentre Bob Diso ha infilato il suo Jerry nello scafandro da palombaro o lo ha fatto correre sopra un treno verso il lettore.
    Diso è stata l'avanguardia di un movimento di rinnovamento del segno che negli anni settanta faceva rima con sintesi ( Milazzo, Alessandrini, Stano, in qualche modo Ramella ). Oggi il copertinista x eccellenza in via Buonarroti è Claudio Villa che rinnova una tradizione classica - dove classico è sinonimo di sempre moderno - ed è destinato ad essere il simbolo di una azienda che si sta preparando al salto nel mutimediale dove avrà a che fare con un pubblico votato all'iperrealismo
    ( cresciuto a blockbusters come i Bats di Nolan ed il franchisee degli Avengers ). Non si può fermare l'onda, claro que si, ma ora che ho la chioma brizzolata del signor Drake , dopo aver passato gli ultimi 40 anni elaborando il segno con il mio neurone frollato tanto che in quella linea di china a metà vignetta io vedo davvero l'orizzonte nel crepuscolo in cui si tufferà il Piper di Jerry, temo per la generazione di Crepascolino quando dal cartooning dei Fantagenitori e dei Dalton passerà ad uno schermo di tablet nel quale potrà vedere mutanti xenomorfi in lotta con dinosauri cyborg armati fino ai denti sullo sfondo della Biblio di Babele bombardata da cetacei alati. Cosa faremo come bis ?

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    1. Il volto che Diso ha dato a Mister No non mi ha mai convinto, mentre amo molto le copertine disegnate da Ferri. E comunque fra Milazzo e Diso c'è un abisso...

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    2. Si, anch' io. Per la serie ha fatto davvero delle copertine molto evocative (le due della storia "La fortezza perduta", "La casa di Satana", "Alien"...). Anche quando non ce n' era bisogno come per "I misteri di Atacama"! XD Probabilmente l' hanno resa così per colpire, una volta di più, i lettori all' edicola! XD Certo, poi succedevano cose tipo che in "MN va alla guerra" Jerry è giustamente vestito da soldato mentre in quella del numero successivo mentre sorprende un giapponese ha il suo solito look! XD

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  4. Un paio di anni fa si diceva che avevano in cantiere una storia inedita. Negli ultimi mesi si è diffusa la voce che una vecchia storia sarebbe stata ricolorata e inserita in un prossimo "Almanacco" dell'avventura. Boh. I 40 anni di Mister No andrebbero festeggiati con un po' più d'allegria. Speriamo bene.

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  5. Diso è popolare. Al suo meglio, è leggibile nel tratto dal lettore medio - ammesso esista un animale simile - dai sei ai cento anni. Milazzo ha elaborato la sintesi di Toth e ne ha fatto una freccia della sua ricerca artistica ( c'è un abisso tra le prime cose di KP e le tavole con Ken nella Terra deglim Eroi o come implume Pony Express ). I due cartoonists sono diversissimi, ma hanno portato acqua allo stesso fiume. Opinione personale e naturalmente non necessariamente da condividere. Peccato che in via Buonarroti , dopo Galep, non si sia scelto di affidare le copertine di Tex a Ticci, tanto x completare il mio teorema. So goes life.

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