Disegno di Laura Zuccheri |
- Lunghezza: non è una questione di numero di pagine massime o minime, ma è qualcosa di convenzionale
- Tempo: è l'elemento fondamentale che differenzia una short story da un romanzo. Il tempo è delimitato, senza digressioni. Il tutto si risolve in una scena, in uno spaccato. Nel romanzo invece il tempo è diluito, ci sono salti temporali nel passato, ci sono due o più storie che si corrono in parallelo per poi intersecarsi.
- Spazio: è stretto e il tutto si risolve in all'interno di un'unica ambientazione. Nel racconto lungo ci sono più ambientazioni, anche se limitate. Nel romanzo, al contrario, lo spazio è esteso.
- Dettaglio: il racconto breve parte dal dettaglio, il narratore è la macchina da presa che zooma su un dettaglio di una scena. Dettaglio che non è fine a se stesso, ma che evoca un mondo. Si va quindi dal particolare al generale, ma quest'ultimo è solo evocato e non esplicitato. Nel romanzo, invece, i dettagli sono un contorno, non il cuore della storia.
- Personaggi: sono poco delineati, si dice poco di loro, gli si fa compiere delle azioni o dei gesti. Non si sa cosa sia successo prima o cosa succederà dopo. Li si coglie nel mentre di una scena. Nel romanzo hanno un passato e le loro caratteristiche vengono continuamente approfondite. La loro complessità viene molto esplorata.
- Tensione: c'è quasi sempre una grande tensione narrativa. Tutto si risolve e si concentra nel breve, non ci sono pause e il ritmo è sempre alto.
- Non detto: è più frequente rispetto al romanzo dove tutto è più esplicito.
A me pare che queste norme non siano state molto rispettate in tutti e quattro i racconti di cui si compone l'ultimo Color Tex. Ma vediamoli più nel dettaglio.
Il primo, intitolato L'uomo sbagliato, è firmato da Tito Faraci per i testi, Giampiero Casertano per i disegni e Oscar Celestini per la colorazione. Tex deve scoprire chi, fra i cinque passeggeri molto eterogenei di una diligenza, sia il sicario che si prepara ad uccidere un senatore durante un comizio nella città in cui la diligenza è diretta. A parte la breve parentesi a bordo del mezzo di trasporto, l'azione si svolge in un tempo limitato e in diverse ambientazioni della cittadina: l'hotel, il saloon, l'ufficio dello sceriffo e l'epilogo sul tetto di un edificio che domina la main street. C'è un flashback superfluo che spiega come Tex ha saputo del sicario: non serve, aggiunge informazioni che potevano anche essere ignorate dal lettore e, soprattutto, fa scendere la tensione. Dei cinque possibili killer, gli unici su cui cadono i sospetti sono il pianista e, soprattutto, il prete. Visto che il musicista svela quasi subito nel saloon lo scopo del suo viaggio, la tensione crolla. E il romantico colpo di scena finale aggiunge ben poco ad una storia scialba.
Tavola di Giampiero Casertano |
Tavola di Sandro Scascitelli |
Tavola di Stefano Biglia |
Tavola di Nicola Genzianella |
L'esperimento short Tex ha funzionato poco, secondo me: è da rivedere in molti punti, soprattutto nella regola bonelliana di spiegare sempre tutto che, in questi casi, non andrebbe applicata, pena la trasformazione di una short story in una compressed long story con l'inevitabile calo di tensione narrativa.
Punto a favore dell'albo (ma indipendente dalla formula interna di short o long story) è la splendida copertina di Laura Zuccheri che regala a Tex un'espressione e una postura che sono più eloquenti di mille vignette.
Sandro Scascitelli è un grandissimo recupero, mi ricordo dei suoi Briganti su L'Eternauta, pensavo non disegnasse più fumetti. Comunque dall'immagine che hai postato la sua prova non mi sembra molto riuscita.
RispondiEliminaRiesce a rendere bene l'atmosfera cupa del west. In certi volti è perfino grottesco. Non è comunque lo stile che preferisco. Biglia è stato il migliore dei 4.
Elimina