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sabato 22 giugno 2013

Italia - Brasile

Leggo un articolo di Pagina 12, quotidiano argentino di sinistra, pubblicato dal numero 1005 di Internazionale, in edicola da ieri:

"Queste sono le grandi domande a cui i politici, al governo e all'opposizione, non sanno rispondere. Ora è chiaro a tutti: la pessima qualità dell'istruzione pubblica, la situazione caotica della sanità, il sacrificio dei lavoratori dei grandi centri urbani, costretti ogni giorno a subire la tortura dei trasporti pubblici, sono romai insostenibili. Ed è altrettanto chiaro che il sistema politico così com'è non rappresenta più grandi settori della poplazione. Le alleanze politiche progettate con l'unico obiettivo di assicurare un apresunta governabilità servono esclusivamente a tutelare interessi meschini di dirigenti di partito. La situazione è preoccupante e i politici non sanno davvero più che pesci pigliare."

"Ehi!" mi dico "parlano dell 'Italia!" e continuo la lettura.


"Le decine di migliaia di manifestanti che dal 7 giugno occupano le strade delle principali città del paese protestano per tantissimi motivi: dalla sanità all'istruzione, dai trasporti pubblici alla corruzione.."


Vignetta di Na!
"No, mi son decisamente sbagliato! Noi italiani non scenderemmo in piazza nemmeno se ci tassassero l'aria che respiriamo..." penso sconsolato, e continuo a leggere:


"..dall'inflazione alle spese misurate per l'organizzazione degli eventi sportivi, come i Mondiali di calcio del 2014 o le Olimpiadi di Rio de janeiro del 2016. C'è un grande divario tra il paradiso dei numeri e l'inferno quotidiano di milioni di brasiliani."

"Ah, ecco! Si riferisce al Brasile..." borbotto fra me e me.
E meno male che lo stereotipo vuole il brasiliano zitto e felice con una palla fra i piedi.... O è l'italiano?
E intanto stasera si gioca Italia - Brasile, alla faccia di tutte le proteste...


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