domenica 9 dicembre 2018

Mister No Revolution


Cosa succede se prendi un personaggio dei fumetti e lo sposti nel tempo, se collochi le sue avventure in un altro contesto storico?  Fai un esperimento interessante, delicato e sfidante. Soprattutto se quel personaggio è un caposaldo della casa editrice in cui lavori e del fumetto italiano in generale. Mister No esordì nelle edicole nel 1975, primo antieroe di casa Bonelli, creatura di Guido Nolitta, nome d'arte di Sergio Bonelli. Per tanti versi simile a lui, per molti altri così diverso. Comunque da lui tanto amato. E così anche dai lettori, che apprezzarono le avventure ambientate nell'Amazzonia degli anni Cinquanta di questo scanzonato amante della buona musica, delle sane bevute e delle belle donne, che si guadagnava da vivere scarrozzando gente di tutti i tipi in tutto il Sud america. Finendo immancabilmente per cacciarsi in un sacco di guai. Lui, che di guai e di esperienze terribili, aveva avuto la nausea, tanto da lasciare il cosiddetto mondo civilizzato occidentale per riparare in un angolo sperduto del mondo, Manaus, città nel cuore dell'Amazzonia, a ridosso di una Frontiera con un vasto territorio in gran parte inesplorato.
Le strade difficili di New York e diversi teatri insanguinati della Seconda Guerra Mondiale costituiscono il contesto dal quale fugge Jerry Drake, conosciuto da tutti come Mister No. Michele Masiero ha spostato la nascita del Nostro venticinque anni più avanti. In questo modo è nella New York del 1967 che vediamo Jerry perdere il lavoro di cameriere in una bettola per aver fatto a pugni in difesa di una ragazza.



Si tratta del primo elemento che contraddistingue il personaggio: di fronte alla richiesta di aiuto da parte di una persona in difficoltà, Jerry non si volta dall'altra parte ma interviene senza pensarci due volte. La storia con la ragazza continua e l'amore (che intuiamo difficile) che ne nasce vien mostrato in diversi flashback dagli splendidi disegni di Matteo Cremona. La narrazione presente è collocata qualche mese più avanti, nel 1968, nei tragici scenari della sporca guerra del Vietnam. Jerry e i suoi commilitoni si muovono nella giungla, vengono attaccati, raggiungono un villaggio devastato già in mano americana, dove è chiaro l'eccesso di violenza commesso dall'esercito.



Un secondo elemento del personaggio emerge in quest'occasione: di fronte alla possibilità di stare zitti o parlare di quanto visto coi propri occhi, Jerry non ha dubbi sul fatto che sceglierà la seconda opzione, infischiandosene delle conseguenze. L'amore della verità, il rispetto della vita altrui, l'insofferenza nei confronti delle ingiustizie, l'antimilitarismo si rivelano in un'unica vignetta. Qui c'è tutto Mister No. C'è tutto il No che compone il suo soprannome.
Mi sembra perfetto che Mister No revolution sia ospitato dall'Audace, l'etichetta che fa rivivere uno dei suoi personaggi storici nello spirito originario della casa editrice milanese. Il lavoro compiuto da Michele Masiero ai testi, Matteo Cremona ai disegni, Luca Saponti e Giovanna Niro alla colorazione ed Emiliano Mammucari alla copertina, fa di questo albo, intitolato Brucia, ragazzo brucia!, un esperimento fresco e originale, dalle prospettive interessanti e capace di attrarre tanto i vecchi lettori, che già hanno conosciuto il Mister No di Nolitta, quanto quelli nuovi: in fondo, aver già amato il Jerry Drake del 1975, non è un prerequisito indispensabile per innamorarsi di quello del 2018.

7 commenti:

  1. Per me Jerry Drake è a Rurre, dove l'ha lasciato Nolitta chiudendo la splendida saga conclusiva della serie mensile. Siccome sappiamo già che anni dopo tornerà a Manaus (quanto meno per risolvere con Martin Mystère il caso Skynet), le uniche pubblicazioni di Mister No che desidero sono gli episodi che riportano, progressivamente, Jerry a Manaus.
    Il resto è una trovata commerciale, presentata in un formato non bonelliano del quale attendo di conoscere un solo non addetto ai lavori che ne sentiva il bisogno.
    Piuttosto, lasciatelo riposare, tanto il tucano se l'è già pappato il caimano...

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    1. Ciao gas, ben ritrovato su queste pagine.
      Non son d'accordo con te, perché questo non è Mister No, o meglio è Jerry trapiantato in un altro tempo e in un altro spazio, con diverse affinità con il suo ambiente originario e con molte differenze. Non trovi interessante vedere come si comporta il nostro Mister No in un altro contesto? Io mi son domandato molte volte quale sarebbe stata la mia vita se fossi nato in un'altra epoca, magari più difficile di questa. Per esempio, come mi sarei comportato se avessi avuto 20 anni nel 1943 in Italia? Avrei avuto il coraggio di salire in montagna a combattere il nazifascismo? Non lo saprò mai. Se non per finzione.

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    2. No, non sono curioso di seguire le imprese di questo clone di Mister No in un altro contesto e con un formato editoriale "non Bonelli", sono interessato esclusivamente alle eventuali storie che ho descritto nel messaggio precedente. :)

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  2. Poi, scusa, ma un sequel del Mister No classico, affidato a Castelli o Nizzi (entrambi già autori di Mister No in passato, e con fior di "curriculum") sarebbe un progetto fallimentare?

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    1. Ma quale senso avrebbe? Affidarlo ad autori di ottimo curriculum che già hanno contribuito al suo passato successo, non basta. Ci vuole un obiettivo, un'idea originale che giustifichi il suo ritorno.

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  3. Mah. In teoria si può fare tutto, anche mandarlo sulla Luna o candidarlo alla Casa Bianca, ma a me non piace. Per me che comprai il primo numero in edicola contando le conquanta lire, e tutti i seguenti fino allo sfinimento, Mister No accendeva la mia fantasia di dodicenne quanto Tex, ma un po' più moderno, un po' più reale, un po' più vicino. Una persona corretta, senza sfumature, un buono al 100% anche se beveva e faceva a botte: un personaggio, un vero eroe di carta. Questo translato dai desideri reconditi dei neo-autori non è lui e non è più quel modello. Io lo conoscevo, potrei dire. Canne e turpiloquio sono la ciliegina -marcia- sulla torta. A chi piace? Chi vorrebbe essere come lui? Forse gli autori, ma quanti lettori? Per me l'hanno tradito e non ce n'era bisogno. Bonelli si rivolterà nella tomba, e Canzio non l'avrebbe mai permesso. I tempi sono cambiati, i ragazzi oggi hanno altri cose nella loro immaginazione, e forse questo è un motivo in più per ridare loro valori e modelli, per me, sempre validi, e non cercare a tutti i costi un effimero consenso. Siccome conosco le fatiche di essere autore, non boccio il loro lavoro, che comunque, ripeto, è un tentativo impegnativo e va apprezzato, ma Jerry è tutt'altra cosa.

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