lunedì 14 maggio 2018

Un atomo di verità


"Datemi un milione di voti e toglietemi un atomo di verità e io sarò perdente"

Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia, il saggio scritto da Marco Damilano per Feltrinelli, è un libro da leggere. Era dai tempi di Promemoria di Corrado Stajano che un saggio non mi appassionava tanto nella sua lettura, quasi fosse un romanzo. Dico che è da leggere perché mi ha aperto gli occhi sulla persona Aldo Moro, sulle sue qualità umane, su quelle di professore, sulla sua alta visione della politica. Un uomo che, al pari di Pasolini, sapeva leggere i tempi meglio di chiunque altro, intuendo le inquietudini che animavano i giovani e che la Democrazia Cristiana, il suo partito, non era capace né di vedere, né, tanto meno, di interpretare. Fu per questo che, in anticipo sui tempi, cercò di avvicinare all'area di governo il PCI di Berlinguer, che riteneva più adatto nella lettura di quella parte di società nella quale si agitavano i maggiori fermenti. Un uomo che criticava il trentennale potere del suo partito, definendolo non salutare per una democrazia che invece vive dell'alternanza dei governi e muore lentamente nel monolitico potere di un unico colore. Un uomo che per questo era odiato dall'estrema sinistra e dall'estrema destra, ma che invece era amatissimo dai suoi studenti della facoltà di legge, cui dedicava tempo, cura e ascolto. Un uomo che era conscio del potere che aveva ma che, da credente, sapeva del limite del suo essere uomo.
L'autore visse da bambino il clima di guerra durante i 55 giorni del sequestro di Moro. La mattina del suo rapimento e dell'assassinio dei cinque componenti della scorta, Damilano passò in via Fani a Roma venti minuti prima, a bordo del pulmino che lo conduceva alla scuola elementare. Fu un avvenimento che lo segnò emotivamente, così come ha segnato emotivamente anche quei giorni lugubri e grigi della mia infanzia, indelebilmente impressi nella mia memoria. A quarant'anni dal ritrovamento del suo cadavere in via Caetani, la lezione politica e umana che lascia Aldo Moro fa impallidire la maggior parte dei politici odierni e getta nello sconforto quei cittadini italiani che si rendono conto dell'abissale distanza che separa gli attuali inquilini dei palazzi del potere dalla figura di Aldo Moro. Per fortuna di quei pochi cittadini italiani di cui sopra, esistono ancora sparuti politici come il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che onorano la memoria di Aldo Moro nei loro atti e nelle parole. Di seguito uno stralcio del discorso con cui il 9 maggio scorso il Presidente ha ricordato lo statista assassinato dalle BR, definendolo "un tenace costruttore di dei tempi nuovi nella stagione dell'imbarbarimento della vita politica e civile"



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