lunedì 14 agosto 2017

La raffinatezza di Mercurio Loi


Il piccolo palcoscenico rivela Mercurio Loi per quello che è: una collana raffinata. L'albo di agosto, terzo della serie creata da Alessandro Bilotta, sbalordisce per la precisione con cui è calibrata la sceneggiatura e per la delicatezza con cui viene svolto il tema. Il professor Loi deve scegliere il nuovo domestico, impresa solo all'apparenza facile perché il defunto Ercole è insostituibile. Questo è l'incipit, solo apparentemente banale, perché tutta la storia ruota attorno a questo perno, sul quale si chiude circolarmente. Al centro si snodano altre trame, solo all'apparenza scorrelate, che portano il lettore a riflettere sul tema dell'identità e della sua perdita. Il mezzo, attraverso il quale ciò avviene, è una forma particolare di teatro, quello delle marionette. Mercurio Loi è il protagonista di una messa in scena allestita da un certo Augustino, maestro dedito all'arte dei burattini, che plasma la marionetta raffigurante il professore seguendolo da vicino durante la sua vita quotidiana.
Di giorno in giorno la migliora e progressivamente crea una storia di cui Mercurio è protagonista tanto nella vita quanto sulla scena. L'intreccio fra questi due piani di sviluppo della trama è condotto con profonda abilità da Bilotta che ci presenta un Mercurio via via sempre più debole e rassegnato, un aspetto quindi molto diverso da quelli che avevano contraddistinto le due avventure precedenti. Mercurio sembra smarrire i suoi tre caratteri distintivi: la ricerca della verità, l'imprevedibilità e l'intelligenza che caratterizzano tanto la sua persona quanto il suo nome. E tutto questo avviene mentre un altro personaggio, Leone, mette a segno su commissione dei furti di oggetti che sono legati alle tre virtù di Mercurio. L'epilogo finale ricuce insieme i fili della trama che sembravano divaricarsi, restituendoci il professore con le sue qualità intatte e regalando a Mercurio un inatteso domestico. Colpisce positivamente l'equilibrio della sceneggiatura: ogni sottotrama ha il suo giusto peso ed è perfettamente calibrata l'alternanza dell'una con la successiva, fino al finale che compendia l'armonia dell'intero albo.



I disegni di Onofrio Catacchio si sposano intimamente con la sceneggiatura. Il tratto pulito e deciso dell'artista pugliese rende molto espressivi i volti dei personaggi e la costruzione della tavola, molto rispettosa della gabbia bonelliana, contribuisce all'armonia e all'equilibrio della storia. Lo stesso vale per i misurati colori di Erika Bendazzoli, che danno il loro meglio nella rappresentazione delle scene notturne.
Pur nell'esiguo numero di albi pubblicati, Mercurio Loi ha già dimostrato di essere una serie a fumetti per palati fini, forse la più interessante fra le collane attualmente pubblicate dalla Sergio Bonelli Editore. La raffinatezza, d'altronde, è già visibile dall'illustrazione di copertina dove Manuele Fior ci offre un assaggio elegante e suggestivo della storia. 

4 commenti:

  1. Arrivo qui perché il tuo blog è stato citato sul mio, proprio riguardo Mercurio Loi. E allora mi son detto: corro a leggere cosa se ne dice.
    E mi trovo stupendamente d'accordo con te, Alessandro: Mercurio Loi è una serie artistica e raffinata.
    Ho letto anche il quarto albo e ne ho la piena conferma.
    Ci ho ritrovato una forza artistica che non vedevo da anni e anni, in Bonelli. La stessa dei primissimi albi di Dyd.
    MERCURIO LOI è la migliore serie della SBE.

    Moz-

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    1. Mi fa piacere che anche tu apprezzi il lavoro di Bilotta. Mercurio Loi ha davvero una raffinatezza artistica che da tempo non trovavo.

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    2. Apprezzo molto, moltissimo.
      È come dici,e ripeto: tra i fumetti Bonelli è il migliore. Almeno attualmente.

      Moz-

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  2. Intanto sta per chiudere. Mentre sopravvivono serie che non sono che l'ombra di se stesse...

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