lunedì 20 febbraio 2017

"Lo scettro di Ottokar" o della volta in cui Tintin fermò Hitler


Ho approfittato dell'interessante iniziativa con la quale La Gazzetta dello Sport sta proponendo settimanalmente in edicola le avventure di Tintin, per affrontare la lettura del personaggio a fumetti che avevo incrociato solo nella mia infanzia, attraverso la sua riduzione in cartoni animati trasmessa dalla RAI negli anni 70 all'interno di Supergulp! Fumetti in TV. Ciascuno dei ventiquattro eleganti volumi cartonati, di cui si compone la nuova collana cronologica delle vicende di Tintin, è curato in collaborazione con Rizzoli Lizard ed è preceduto da un ricchissimo apparato redazionale, finora inedito in Italia. Ne fanno parte diverse rubriche che illustrano il periodo storico nel quale Hergé scrisse la storia, le fonti dell'opera, l'analisi dei dettagli, i segreti della creazione, i personaggi, protagonisti e comparse, e le prime pagine del Petit Vingtième, ovvero il supplemento per ragazzi del quotidiano belga Le Vingtième Siècle, su cui vennero pubblicate a puntate le prime otto avventure di Tintin.




Lo scettro di Ottokar è l'ottava avventura che vede protagonista il giovane reporter, l'ultima ad essere pubblicata, fra l'agosto 1938 e l'agosto 1939, prima che la Germania invada il Belgio nel maggio 1940. L'atmosfera pesante che incombe in Europa in quegli anni rappresenta lo spunto da cui Hergé parte per creare questa vicenda molto stimolante, che vede Tintin scongiurare l'invasione dell'immaginario regno balcanico della Sildavia da parte della vicina Borduria. Una finzione perfettamente riuscita a partire da una tragica realtà. Il 1938, infatti, è l'anno in cui Hitler annette in marzo l'Austria e in settembre i Sudeti. Ancora, nel marzo 1939, le inarrestabili truppe tedesche entrano a Praga, mentre l'Europa occidentale, Francia e Inghilterra, stanno a guardare impotenti. Questi fatti storici sono la base della vicenda scritta da Hergé, che trasporta gli eventi in un pittoresco regno che potremmo collocare geograficamente all'interno della Bosnia Erzegovina, o comunqe in quei Balcani che, all'occhio dei lettori occidentali, rappresentavano un nido di cospiratori, sobillatori e bombaroli.



La precisione dei dettagli fa sì che gli abitanti della Sildavia siano ritratti in modo molto definito, con abiti disegnati accuratamente, così come le divise dei militari o quella solenne del re, o gli esterni delle case o l'interno del palazzo reale. Il re, Muskar XII, raffigurato come un uomo semplice e buono, rappresenta l'unità del suo paese, e la sua legittimità si basa sul possesso dello scettro reale, appartenuto al suo antico antenato Ottokar IV. Sul trafugamento dello scettro da parte di traditori slidavi, capeggiati da Müsstler, alla guida del movimento politico slidavo sospettato di complicità con la Borduria, si fonda il nucleo della trama ideata da Hergé. Le analogie con quanto avviene realmente in Austria e nei Sudeti negli stessi mesi sono chiare e volute. La tragica differenza è che i personaggi storici corrispondenti all'immaginario Müsstler (nome che nasce dalla fusione di Mussolini e Hitler), ovvero gli uomini politici Seyss-Inquart in Austria e Henlein nei Sudeti, riescono nell'impresa di far annettere i rispettivi territori al potente vicino germanico. Complice indispensabile, ovviamente, è la violenta e implacabile determinazione di Hitler, decisamente più spietato e scaltro delle maldestre autorità della Borduria.



Il lieto fine della storia di Tintin, che risolve brillantemente il caso, accade purtroppo solo nella finzione perché la realtà subisce invece il tragico epilogo che tutti noi ben conosciamo. Dopo l'Austria, i Sudeti e la Cecoslovacchia, a settembre del 1939, nemmeno un mese dopo la fine della pubblicazione de Lo scettro di Ottokar, le truppe tedesche invadono la Polonia e l'Europa e poi il mondo intero cadono in un baratro di orrore di cui forse nessuno, all'epoca, avrebbe immaginato l'entità.

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