domenica 8 novembre 2015

L'addio di Mauro Marcheselli alla Sergio Bonelli Editore



La notizia risale al 4 novembre: Mauro Marcheselli ha lasciato l'incarico di direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore. Non solo: ha appeso il fumetto al chiodo, per usare una sua espressione. Per me, Marcheselli, con i suoi oltre trent'anni di lavoro in Bonelli, rappresentava una garanzia di continuità con i valori e le scelte del passato della casa editrice milanese.
La prima cosa alla quale ho pensato quando ho appreso, con molta sorpresa, la notizia è stata la risposta che mi diede tre anni fa ad una domanda che gli feci nell'ambito di un'intervista pubblicata su Fucine Mute. Ecco domanda e risposta:
AO: La App di Martin Mystère è il primo passo della casa editrice su Internet, se non mi è sfuggito qualcosa. Il cammino in Rete proseguirà? E se sì, come?
MM: Io sono sulla linea di Bonelli, fosse per me non andrei sul digitale. Ma io sono un dinosauro, mentre i miei colleghi (e soprattutto Davide Bonelli) stanno studiando come sia meglio andare in rete. Purtroppo so che sono loro dalla parte della ragione.
La seconda cosa alla quale ho pensato è stata il recente sbarco della Bonelli nel multimediale, con i motion comics, le serie tv e i film.

Sarà, ma a me i dinosauri son sempre stati molto simpatici.

12 commenti:

  1. " Too big to fly, dodo ugly so dodo must die " ( Genesis - Dodo ).
    I lettori con i capelli grigi come quelli di Marcheselli - sono naturalmente tra questi con i miei 47 anni , 41 dei quali passati anche leggendo fumetti - hanno tanto di quel materiale SBEllico da leggere e rileggere, ma occorre anche pensare all'accesso di gente che non ricorda non dico la caduta del Muro, ma nemmeno quella delle Torri Gemelle. Parliamo di un pubblico potenziale continuamente connesso , con pollici mutanti che saltellano sulla tastiera e che conosce a memoria le battute di Adventure Time e The Big Bang Theory e si chiede cosa si inventerà Rebecca Sugar
    ( 1987 ) dopo Steven Universe. MM è stato fondamentale x via Buonarroti, ma è necessario fare un salto quantico e viaggiare a velocità warp. Il fakiro chiaroveggente Agator Marsulupami ieri sera in Brera ( MI ) mi ha anticipato che SBE investirà " in figure di editors di tipo giapponese, ovvero persone che passeranno parecchio del loro tempo documentandosi non tanto e non solo sul fumetto, ma anche su quanto momento x momento seduce il pubblico nei media " ed a questi saranno affiancati " talent scouts che si avvicinino al modello della Karen Berger della famosa esperienza Vertigo /DC e sappiamo trovare l'eccentrico ed il difficilmente etichettabile tra i creativi che si affacciano per la prima volta sul mondo dell'arte sequenziale".
    40 euros, ma con fattura. Vedremo.

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    1. Il problema è che tra le tante cose che tu dici si mimetizza sempre qualche verità...

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  2. Mi spiace per l'addio di Marcheselli alla Bonelli. Ha firmato con Sclavi una serie di capolavori di Dylan Dog, questo basterebbe - secondo me - a tenere conto della sua opinione in merito a come muovere la casa editrice.
    Beninteso che non condivido l'attuale strategia della Bonelli, fatta di facili approdi al digitale, frequenti albi a colori (se non intere collane!), virata della casa editrice più sull'horror che sulla pura avventura, ostinazione a portare avanti fumetti che oramai sono l'ombra di se stessi e abbandonati dagli stessi creatori...

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    1. Quali sono, secondo te, i fumetti Bonelli ombra di se stessi?

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    2. Dylan Dog, Nathan Never, Mister No durante l'abbandono di Nolitta.

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  3. Mi ha sorpreso che sui vari siti di comics si sia parlato pochissimo di questa notizia e comunque riportando solo il comunicato stampa della Bonelli. Non un approfondimento che sia uno sull importanza di Marcheselli come editor e scrittore. Grazie a te per aver postato la notizia con i tuoi commenti.

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    1. Ho scritto ben poco anche io... Marcheselli meriterebbe un trattato!

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    2. Figura daltri tempi! E poi non è una star del web! XD

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  4. Purtroppo la dipartita di quel gran signore che è stato Sergio Bonelli oltre che a lasciarci orfani di "cotanta personalità" induce a porsi delle domande ben precise. Adesso l'addio di un'altra colonna della casa editrice come Marcheselli (non è un dinosauro, ma uno che sapeva come fare il proprio lavoro) non fa che confermare il fatto che ormai con l'avvento dell'erede (ma cosa faceva prima dell'evento? Mi sa che c'entrava poco o niente con la Bonelli, e quindi adesso è giocoforza che dovrà affidarsi ai giovani rampanti tipo Recchioni e combriccola) le cose non procedono più come prima. L'impressione è che ci sia una deriva pericolosa e le voci di corridoio sono tuttaltro che fauste: avrete certo sentito parlare di un probabile futuro prossimo o meno dalle parti della Panini e di chi ci sta dietro. A riprova dell'andazzo attuale basta soffermarsi a valutare l'ultimo color Tex. Il signor Boselli, che è il deus ex machina dell'impresa, nella presentazione e in quarta di copertina ci segnala, relativamente alla storia firmata Ruju/Tisselli, che Octavio è un ardimentoso capo Comanche e reitera la bufala affermando che Patricia Graves è prigioniera dei Comanches. Ma non dovrebbe controllare le storie che va a presentare? Qui si svolge tutto tra gli Apaches. Poi ci dice che il signor Ruju è il suo braccio destro. A parte il fatto che questi è l'autore del più brutto Tex di sempre (con riferimento al Texone targato Corrado Roi, che Dio ce ne scampi e liberi!) ma quanto ne sa di western? Come si fa nel 2015, con tutta la documentazione che si può ottenere da Internet, a far esclamare ad un Apache "per Manito!". Capisco che non suonerebbe bene alle orecchie del lettore medio il vero nome della divinità apache: Yusn o Yosen come lo scriveva una grande autore western americano, il compianto G.D. Shirreffs, oppure Maheo per i Cheyenne o Wakan Tanka per i Lakota; però si potrebbe far esclamare all'indiano di turno "per il Grande Spirito!", che va sempre bene. Purtroppo per il signor Ruju Manito o Manitto era la divinità delle genti dell'Est, come si può verificare dal Canto di Hiawatha, di Longfellow, nella traduzione del 1937 pubblicata dalla Sonzogno. Certe imprecisioni erano più che scusabili ai tempi dell'immenso Bonelli padre, ma oggi sono anacronistiche. E la cosa scotta ancora di più, pur essendo un'inezia, perchè a mio giudizio è già nelle piccole cose che deve risiedere la rigorosità storica, se si vuole adempiere alla mission verso i propri lettori, anche se magari la maggior parte a certe cose non ci fa caso o non gliene frega più di tanto. Per quanto riguarda il contenuto, scarso Simeoni sia come sceneggiatore che illustratore (meglio le sue prove nell'horror), splendide le illustrazioni di Tisselli, ottimo Vannini e felice anche la rappresentazione grafica dei pard da parte di Franzella. La cover? Stendiamo un pietoso velo sulla prova di Liberatore, con un Tex incazzato e a bocca aperta e un cavallo da giostra con quell'occhio sbarrato, anche se si rifà chiaramente a modelli leonardeschi.

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    1. Non ho ancora letto il Color Tex, mi hai incuriosito molto.

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  5. Io ho trovato fantastici i disegni di Franzella. Un tex dinamico come poche volte si e' visto oltre che un kit carson praticamente perfetto. Spero promuovino questo disegnatore alla serie regolare mensile.

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  6. Nell' epoca dell' apparire e della viralità, ricordo quando il suo ed altri nomi erano figure "misteriose" che apparivano sul tamburino! Certo, si erano fatti passi avanti rispetto a fino metà anni 80 circa quando a malapena cominciavano ad apparire anche i nomi degli autori non creatori in alcune serie! Ora gli autori venivano presentati sulla posta! Con l' avvento del web ho potuto dare un volto a tutte quelle persone di cui al massimo avevo visto simpatici disegni caricaturali o altri più seriosi XD!
    Marcheselli è stato uno di quelli che ha trasportato la Bonelli da quell' epoca a questa! Giusto poco tempo fa uno visto una bella intervista in uno speciale RAI in cui ricorda come venne assunto in Bonelli ^^!

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