venerdì 31 luglio 2015

Chicche su Miyazaki che in Italia non possiamo permetterci


Dal 17 novembre 2015 la Disney distribuirà in America un cofanetto contenente tutti i film di Hayao Miyazaki in blu-ray. Ma niente chicca per l’Italia, perché nel nostro paese i diritti dei doppiaggi sono detenuti dalla Lucky Red. Tuttavia su Amazon.com sarà possibile acquistare questo splendido cadeau e disporre di capolavori come Lupin III – Il castello di Cagliosto, Nausicaa della valle del vento, Laputa – Il castello nel cielo, Il mio vicino Totoro, Kiki – Consegne a domicilio, Porco Rosso, Principessa Mononoke, La città incantata, Il castello errante di Howl, Ponyo sulla scogliera e Si alza il vento. Vorrà dire che ce li ascolteremo in inglese…
Qui maggiori dettagli.

domenica 26 luglio 2015

"Tempesta su Galveston", o di come si scrive Tex Willer


Pasquale Ruju non delude mai: arruolato da qualche anno tra le fila degli sceneggiatori di Tex, ha saputo interpretare il difficile personaggio con uno stile personale, rimanendo fedele ai canoni di Gian Luigi Bonelli. Non è stato da meno anche quando ha creato ex novo Demian e Cassidy, le due miniserie noir che la Sergio Bonelli Editore può certamente annoverare fra quelle meglio riuscite. Quest'estate l'autore sardo si cimenta ancora, dopo l'albo dell'anno scorso, con il soggetto e la sceneggiatura dello Speciale Tex, il famoso Texone, collana giunta ormai al numero trenta. La prova è pienamente superata con l'avventura intitolata Tempesta su Galveston, grazie anche ai disegni di Massimo Rotundo che esordisce sulle pagine del Ranger di carta più famoso del mondo proprio con questo albo. E a Rotundo si possono fare ben pochi appunti. L'artista romano è davvero molto bravo nel rappresentare tanto le scene corali e i paesaggi quanto le espressioni dei protagonisti. C'è molto dinamismo nel tratto, i personaggi sono tutti ben caratterizzati e un plauso particolare gli va tributato per il lavoro svolto nelle tavole finali, quando raffigura al meglio prima la minaccia dell'uragano che incombe all'orizzonte e poi lo scatenarsi degli elementi naturali sulla città di Galveston e sui possedimenti del malvagio colonnello Woodlord. Le due tavole raffiguranti il duello fra Tex e il meticcio Diego Garras sotto la pioggia scrosciante ricordano per drammaticità e pathos contese storiche e ormai epiche che Aquila della Notte ha affrontato nel corso della sua lunga vita editoriale. L'unica pecca da ascrivere a Rotundo è che in alcune vignette il volto di Tex è un po' impreciso e insicuro, ma si tratta davvero di dettagli trascurabili.


Ma torniamo alla storia che presenta tutti gli elementi per poterla ascrivere fra le classiche avventure del Ranger. Troviamo il ricco proprietario terriero, il colonnello Woodlord, in combutta con Alysius Trent, il giudice corrotto, che prendono di mira Eleanor Hood, l'affascinante proprietaria del saloon di Galveston, una donna cresciuta da sola in un mondo di uomini. Stimiamo Harry Crawford, l'onesto sceriffo della città texana e disprezziamo la banda di tagliagole meticci, capeggiata dai fratelli Garras, al soldo del colonnello. Trepidiamo per Elias Masters, il giovane nero condannato per rissa da Trent a scontare la pena presso le piantagioni di cotone del colonnello, che si atteggia, da classico confederato revanscista, a padrone schiavista di altri tempi. Importanti anche i ruoli di Clementine, la giovane domestica nera innamorata di Woodlord, di Amelia, la madre di Elias, e di Manny Rollins, giovane rapinatore di banche che si riscatta nel finale. Trama e personaggi sono funzionali a far emergere le caratteristiche classiche di Tex, ovvero invincibilità, intolleranza verso i prepotenti e capacità di distinguere il bene dal male con un solo sguardo.
L'imbattibilità di Tex è emblematicamente raffigurata dall'epico duello sotto la pioggia fra lo stesso Ranger e Diego Garras, ma sono numerose le occasioni che si presentano a Tex lungo la storia per dimostrare la propria invincibilità quasi super-eroistica. Gian Luigi Bonelli aveva poi conferito a Tex un tratto del suo carattere, ovvero quel sano anarchismo di chi non esita a ribellarsi di fronte al ricco prepotente e, soprattutto, al corrotto rappresentante della legge. Favolosa la sequenza di vignette in cui Tex straccia il codice delle leggi nell'ufficio del giudice Trent. Infine l'infallibilità del Ranger nel sapere leggere dentro l'animo delle persone è dimostrata dalla sottotrama di cui è protagonista il giovane Manny. Unico superstite della sanguinosa banda di rapinatori sgominata da Tex e Carson all'inizio dell'albo, appare subito agli occhi del ranger come un ragazzo attirato da cattive compagnie. L'alluvione darà l'occasione al giovane di dimostrare a Tex che il suo istinto ci aveva azzeccato, convincendo anche lo sceriffo a concedergli una seconda possibilità di vita.


In conclusione Tempesta su Galveston è un Texone molto buono perché, come detto, ci presenta un Tex fedele ai suoi canoni, ma senza le esagerazioni o gli stereotipi in cui è facile cadere quando si maneggia un personaggio così ricco di storia. D'altra parte, da un Texone ci si aspetterebbe un guizzo, quel qualcosa in più che non si trova nelle avventure della serie mensile. Ma apprezziamo quello che abbiamo: avercene di storie così ben scritte e altrettanto bene disegnate!

giovedì 23 luglio 2015

Ken Parker Classic N. 3 - "I gentiluomini"


Da oggi, 23 luglio, è in'edicola il terzo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. Potete trovare qui un mio approfondimento sulla storia e qui un articolo interessante con cui la casa editrice presenta le prime avventure dell'intramontabile personaggio ideato da Giancarlo Berardi e da Ivo Milazzo.

lunedì 20 luglio 2015

Tropical Blues - Avventura dagli echi prattiani, ma non solo


Cosa evoca questo disegno di Pasquale Frisenda? Avventure in mari lontani e pericoli in isole selvagge. Lo sguardo attento dell'uomo bianco che scruta un orizzonte esotico ma minaccioso è compensato dall'indolenza mostrata dalla sua postura. Il braccio destro quasi penzolante e dritto lungo il busto con il cappello che sembra scivolare dalla sua mano. La mano sinistra pigramente infilata nella tasca dei pantaloni. Completo candido, classico dell'uomo occidentale che frequenta luoghi tropicali, in contrasto coi numerosi colori di quegli stessi luoghi sullo sfondo. A una copertina così invitante è difficile resistere. L'acquisto de Il mare degli uomini liberi, primo dei tre albi di cui si compone Tropical blues, seconda mini-miniserie della Sergio Bonelli Editore, è matematico. Ma soddisfare le aspettative suscitate da una simile copertina potrebbe essere molto difficile. Invece Luigi Mignacco e Marco Foderà non tradiscono assolutamente le attese.
Lo sceneggiatore ligure ci trasporta lontano, in una dimensione dell'Avventura che i lettori di fumetti hanno già respirato. I richiami sono espliciti e dichiarati dallo stesso Mignacco nell'introduzione. Sono soprattutto le atmosfere di Una Ballata del Mare Salato di Hugo Pratt ad essere richiamate alla memoria. L'operazione funziona perché la trama e i personaggi sono originali, anche in quanto figli di altre dichiarate fonti di ispirazione, una fra tutte Mister No, ai cui lettori la penna di Mignacco ha saputo regalare molte emozioni.
Siamo negli Anni Venti, nel Mare degli Arafura (gli uomini liberi) davanti alle coste della Nuova Guinea. Mike Sommerset III, giovane, ricco e spericolato collezionista d'arte, è scomparso tuffandosi in quel mare davanti agli occhi del capitano Starke, reduce tedesco della Prima Guerra Mondiale. Il nonno del giovane incarica Ray Harvest, detective privato di San Francisco, di indagare sulla sua scomparsa (i romanzi di Dashiell Hammett sono stati un ulteriore suggestione che ha accompagnato Mignacco lungo la scrittura). La presentazione dei personaggi principali si completa poi con Maud Sommerset, cugina del giovane scomparso e con Fletcher Joe, il marinaio maori di Starke.
I disegni di Marco Foderà sono realistici ma evocativi allo stesso tempo e si adattano perfettamente a questa storia dagli echi prattiani, tanto nello stile quanto nel segno. Già apprezzato sui bonelliani Saguaro, Julia e Nick Raider l'artista laziale sembra assolvere con grande efficacia al compito di rappresentare una trama gialla su sfondi così classici per l'Avventura.



Fra pochi giorni uscirà nelle edicole il secondo episodio di questo romanzo a fumetti, consigliatissimo a tutti coloro che amano i racconti di Avventura. La Bonelli ha raccolto più di settant'anni fa nel campo dei fumetti l'eredità lasciata da Emilio Salgari in quello della letteratura avventurosa. Nel corso dei decenni sceneggiatori e disegnatori della Bonelli hanno onorato questa tradizione offrendo sempre creazioni originali e di qualità. Tropical Blues, per quanto ha fatto vedere nel suo albo d'esordio,è una di queste.

giovedì 16 luglio 2015

Ken Parker Classic N. 2 - "Mine Town"


È in'edicola il secondo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. Potete trovare qui un mio approfondimento sulla storia di ambientazione cittadina, ricca di colpi di scena, passioni, idealismi e gesti estremi. Non mancano neppure i nativi in questo albo con tanta carne al fuoco, offerta con molta cura dalla coppia costituita Giancarlo Berardi e da Ivo Milazzo.

domenica 12 luglio 2015

Mohawk River - Avventura sulle orme di Fenimore Cooper e Pratt


Basta il colpo d'occhio della splendida copertina di Aldo Di Gennaro e pensi subito a Wheeling di Hugo Pratt e a L'ultimo dei Mohicani di James Fenimore Cooper. Poi inizi la lettura di Mohawk River e ti trovi immerso completamente nell'Avventura. Le Storie, la collana mensile della Sergio Bonelli Editore che ogni mese ci propone una storia con ambientazione e protagonisti diversi, quest'anno ha davvero fatto centro con lo speciale a colori, scritto da Mauro Boselli e disegnato da Angelo Stano. Personalmente sono sempre stato affascinato dalle vicende storiche avvenute nel Nord America del Settecento, quando ancora il West non esisteva e Inghilterra e Francia si disputavano quegli sconfinati e inesplorati territori, sfruttando a loro vantaggio le alleanze con le tribù di nativi. Manituana, il romanzo del collettivo Wu Ming, è un'altro rimando cui corre la mia fantasia anche se gli avvenimenti raccontati in Mohawk River sono ben precedenti e risalgono al periodo compreso fra il 1755 e il 1760, quando le grandi potenze europee si scontrarono nella Guerra dei Sette Anni, coinvolgendo in questo confronto anche le proprie colonie d'oltreoceano.



Vendetta, amore e guerra sono i classici ingredienti di questa storia coinvolgente che Boselli ha intessuto sapientemente, caratterizzando con grande accuratezza diversi personaggi, sui quali spicca come un gigante Riley Black, l'immortale (?) cacciatore e guerriero bianco, stimato dai nativi che lo chiamano col nome di Corvo Nero. Dietro la trama si percepisce il grande lavoro di documentazione di Boselli che restituisce con precisione fatti realmente accaduti, contribuendo ad illuminare un periodo sempre troppo poco presente, per i miei gusti, nelle opere di fiction. Il curatore di Tex Willer non esita a mostrare i fatti per quelli che sono, nella loro estrema violenza e crudezza: sgorga abbondante il sangue dalle teste prima spaccate dai tomahawk e poi private del loro scalpo. Ma questa era la realtà con cui si son confrontati i protagonisti di questa storia avventurosa ma anche brutale.
Due sono gli elementi che mi son rimasti impressi. Il primo non è nuovo per un lettore di fumetti ambientati nel Nord America di due o tre secoli fa. Ancora una volta la trama si snoda attorno ai calcoli politici dei conquistatori europei (ottimamente rappresentati dalla spia francese Guichet-Bendd Nera) che non esistano a sfruttare a proprio vantaggio l'appoggio delle tribù native, per poi sacrificarle e tradirle quando la loro funzione cessa di essere utile. Questa volta non sono Cheyenne o Lakota o Apache al centro della vicenda ma nomi meno sentiti perché appartenenti a popolazioni travolte prima delle altre dalla marcia di conquista dei bianchi: Abenaki, Mohawk e Delaware. Al di là dei nomi, però, la storia è sempre tragicamente la stessa.


L'altro elemento per cui sono rimasto colpito sono stai i disegni e soprattutto i colori. Angelo Stano si è davvero superato regalandoci scene (esaltanti quelle ambientate nei boschi) e personaggi (i nativi in primis) ricchi di dettagli. La colorazione è davvero magistrale e l'unico rimpianto è di non aver potuto apprezzare le tavole dell'artista pugliese in un formato più grande. Sono molto lontane le tristi colorazioni che la Bonelli ci riservava negli anni passati: l'esperienza di Orfani è servita almeno a qualcosa.
Ma quest'estate vede Mauro Boselli come il vero mattatore della collana Le Storie. Oltre a Mohawk River, infatti, l'autore milanese firma la sceneggiatura de L'abisso, l'albo della serie regolare in uscita ad agosto, dove i disegni di Luca Rossi daranno vita ad una pittoresca ciurma di pirati e alla loro straordinaria caccia al tesoro.

giovedì 9 luglio 2015

Quel ragazzo che oggi ha scoperto Ken Parker


Oggi, giovedì 9 luglio, è un buon giorno per il fumetto italiano. Mondadori, infatti, ripropone l'umana avventura di Ken Parker in una collana settimanale intitolata Ken Parker Classic. Il biondo trapper del Montana cavalcherà ancora lungo sentieri che, spero, si incrocino con quelli di nuovi lettori, dando per scontato l'affetto dei fan di lungo corso. In realtà, l'attaccamento di alcuni antichi lettori è stato messo a dura prova dall'episodio conclusivo con cui Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo hanno inequivocabilmente posto la parola fine alla vita di carta, e non solo, di Lungo Fucile. Fin dove arriva il mattino ha suscitato nel web una miriade di critiche, spesso ingiuste e dettate da una stupida pretesa. Diversi appassionati di Chemako si son sentiti traditi dagli autori: reduci da un'attesa interminabile, alcuni lettori avrebbero desiderato infatti una fine diversa, meno cinica, che coinvolgesse anche altri indimenticabili personaggi incontrati da Ken lungo la sua strada, magari il figlio Teddy o Pat o Adah. In altre parole, si attendevano un finale consolatorio, un happy end disneyano, rassicurante, retorico. E invece Berardi e Milazzo li hanno colpiti con un pugno (inatteso?) nello stomaco come solo la vita sa crudelmente fare. D'altronde questa è sempre stata la caratteristica di questo fumetto: rappresentare la vita in tutti i suoi aspetti. Non capirlo significa non aver capito Ken Parker. E così si son levate innumerevoli voci scandalizzate cui son seguite maniacali dietrologie. Per fortuna, i lettori che scrivono sul web, me compreso, sono solo una minoranza rispetto alla grande maggioranza silenziosa che acquista gli albi a fumetti, li legge e non esprime il proprio parere sui media. Ma che ne decreta o meno il successo. E così sarà anche per questa ristampa, tanto vituperata ancor prima della sua uscita dai web-accusatori di cui sopra. Il suo successo si realizzerà grazie a quel ragazzo che oggi ha comprato insieme a me il numero 1 di Ken Parker Classic, ma che non ne scriverà nessun commento da nessuna parte. Lo leggerà, ne resterà incuriosito e giovedì prossimo correrà in edicola ad acquistare la seconda avventura di un personaggio del quale presto non potrà fare più a meno. Arriverà fino alla fine della collana e piangerà, ma non coverà né rabbia né risentimento verso gli autori, ma solo grande stima e gratitudine. Quel ragazzo sarà la prova vivente che i dietrologi di oggi sono nel torto. Spero che allora ne incontri uno e gli spieghi chi è veramente Ken.

sabato 4 luglio 2015

La ristampa di Linus


Oggi, sabato 4 luglio, chi acquista il quotidiano La Repubblica (ma anche chi non lo fa se l'edicolante è compiacente come il mio) può portarsi a casa, al modico costo di 4 euro e 90, la copia anastatica del primo numero della rivista Linus. L'iniziativa editoriale prevede la riproposta settimanale dei primi 12 numeri della rivista che esordì poco più di 50 anni fa, nell'aprile del 1965. Inutile dire che i soldi sono ottimamente spesi, visti i contenuti.
"Questa rivista è dedicata per intero ai fumetti. Fumetti s'intende di buona qualità, ma senza pregiudizi intellettualistici."
Queste sì che sono parole! Sono le prime, in alto a sinistra a pagina 1, l'incipit dell'introduzione, del breve manifesto con cui la rivista si presentò ai lettori, senza intellettualismi e senza pregiudizi.
E poi ancora, qualche riga più giù:
"L'unico criterio di scelta di questa "letteratura grafica" è quello del valore delle singole opere, del divertimento che ne può trarre il lettore, oggi; non quello di un interesse puramente documentario o archeologico."
Ovvero: noi di Linus non selezioniamo i fumetti per costruirne un polveroso museo, ma ti offriamo quelli di migliore qualità per farti divertire. E ci riescono fin dal primo numero, dove le strips dei Peanuts sono seguite da una bellissima storia di Braccio di Ferro (Braccio di Ferro e le Arpie, del 1939), un viaggio per i mari che diventa una sorta di Odissea. Si continua poi con Li'l Abner per finire con Krazy Kat.
Molto interessante l'articolo d'apertura (subito dopo l'introduzione) contenente l'intervista di Umberto Eco a Elio Vittorini e Oreste Del Buono, intitolata Charlie Brown e i fumetti. Vittorini e Del Buono ricordano come conobbero le strips di Schulz e poi i tre dibattono sul mondo di Charlie Brown e compagni. Vittorini accosta Schulz a Salinger, ma lo considera più artista perché capace di rappresentare molto meglio il mondo degli adulti attraverso le vicende di questo gruppo di bambini. Io non ho letto Salinger, quindi non posso condividere o meno l'opinione di Vittorini, ma sono d'accordo completamente con quanto scrive successivamente Del Buono, perché il rapporto che ho avuto verso i Peanuts si è evoluto nello stesso modo. Del Buono, infatti, si considera un convertito a Charlie Brown: 
"All'inizio non mi piaceva affatto. Intanto il mio interesse per i fumetti era diretto al genere avventuroso e Charlie Brown non mi divertiva. Trovavo persone che ridevano, leggendo Charlie Brown, e cercavo questa parte di comico senza trovarla. Però a un certo punto è avvenuta proprio una specie di rivelazione: ho scoperto che i fumetti di Charlie Brown sono assolutamente realistici. E' avvenuta addirittura un'identificazione: Charlie Brown sono io. da questo punto ho cominciato a capirlo. Altro che comico, era tragico, una tragedia continua. Ed ecco finalmente ne ho cominciato a ridere. Un fumetto come diagnosi, prognosi ed esorcismo."
Proprio così: da bambino non capivo Charlie Brown, ne compravo i diari scolastici, ma mi annoiava. Poi, cerescendo, ho capito.
L'intervista continua con un'interessante analisi delle caratteristiche del medium fumetto, sempre in riferimento alle strips di Schulz. Queste, a forza di ripetere e accumulare momento su momento, gag su gag, personaggio su personaggio, riescono a costruire un mondo, un significato secondo, che finisce per abbracciare e riflettersi su tutte le strips, rendendole parti di un unico sistema. Eco chiosa affermando che un buon fumetto è quello dove la ripetizione ha un significato e arricchisce la storia. Nel cattivo fumetto, invece, "la ripetizione annoia e dimostra povertà d'invenzione". Semplice, ma vero.
Un'ultima cosa: mi son sempre chiesto perché la rivista non avesse preso il nome del protagonista dei Peanuts. Lo svelano le ultime righe dell'introduzione:
"Perché "Linus"? Perché Linus, partner e antagonista di Charlie Brown, è un personaggio pieno di fantasia (anche "grafica": disegna nell'aria!), è simpatico e ha un nome facile da dire e ricordare."
E' vero: Linus ha più fantasia di Charlie Brown e poi lo amiamo tutti e ci identifichiamo con lui per il suo attaccamento morboso alla coperta.

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