venerdì 26 giugno 2015

Narrazione e fumetto - Intervista a Bepi Vigna


I più conoscono Bepi Vigna come uno dei tre padri di Nathan Never. In realtà l'autore sardo è padre di molte altre cose, fra cui un libro molto interessante intitolato La storia delle storie. Viaggio nei segreti della narrazione (Arkadia Editore). Prendendo spunto dai temi affrontati in questo saggio, è nata la discussione che trovate qui su Fucine Mute.

giovedì 25 giugno 2015

Ken Parker raddoppia, anzi triplica


Non si è ancora spenta l'eco destata dal discusso episodio inedito con cui Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo hanno concluso la saga di Ken Parker nel volume numero 50 della collana omonima edita da Mondadori, che viene diffusa la notizia di un ritorno nelle edicole del nostro amato Chemako a partire dal mese di luglio. Si tratta della collana Ken Parker Classic, una ristampa in bianco e nero delle avventure di Lungo Fucile in un formato poco più grande del Bonelli e ad un prezzo di 3,5 euro.



Devo dire che son rimasto sorpreso. Non ne sapevo nulla e mi domando quale sia il senso: perché ristampare le avventure di Ken a poco meno di tre mesi dalla conclusione della collana precedente? La differenza fra le due collane è che nella Ken Parker Classic c'è una corrispondenza uno a uno tra un suo albo e uno della prima storica serie Bonelli targata Cepim. Ma può bastare come motivazione? E le avventure successive (che hanno una lunghezza diversa, maggiore o minore, rispetto alle 96 tavole) come verranno raggruppate e stampate? Staremo a vedere. In ogni caso mi fa piacere che a Ken venga data una nuova possibilità di diffusione presso i lettori di fumetti. Ken va letto e conosciuto! E amato di conseguenza!
La Mondadori calerà poi il tris kenparkeriano in autunno, quando verrà stampata in grande formato a colori una selezione delle avventure di Ken. Ma questa era una notizia già nota da tempo.

domenica 7 giugno 2015

Vuoi capire la crisi greca? Leggi Markaris

L'avevo già scritto qui. I gialli di Petros Markaris hanno la grande capacità di raccontare e spiegare gli effetti della crisi greca più e meglio di qualsiasi articolo o inchiesta giornalistica. Gli ultimi casi affrontati da Kostas Cahritos, commissario della sezione omicidi della polizia di Atene, hanno per oggetto e sfondo la crisi economica e sociale in cui la Grecia è precipitata. Il tema è così grave e profondo che la trilogia si è trasformata in una quadrilogia. Dopo Resa dei conti è ora la volta di Titoli di coda, romanzo pubblicato da poco in Italia dai tipi della Bompiani. Il primo ritraeva uno scenario di fantapolitica (ma con una buona dose di probabilità) nel quale Grecia, Spagna e Italia uscivano dall'euro e ritornavano alle rispettive precedenti valute. Il risultato era caos sociale con manifestazioni e scontri nelle strade di Atene, conti bloccati dalle banche, stipendi sospesi, disoccupazione e povertà in aumento. L'assassino poi se la prendeva con alcuni esponenti della generazione che aveva sconfitto la dittatura dei colonnelli ma che avevano abusato di quella vittoria, ottenendo in modo illegale cariche e rendite di posizione.
Anche in Titoli di coda l'assassino colpisce coloro che si sono arricchiti rubando denaro pubblico. Risulta così inevitabile nutrire un po' di simpatia per questi individui che non sono i classici mafiosi o criminali da prima pagina, ma sono comuni cittadini che se la prendono con alcuni dei responsabili della crisi. Nell'ultimo romanzo colpisce ancor di più lo scenario su cui si muove il commissario. Le strade di Atene, così trafficate fino a qualche romanzo fa, sono deserte: la benzina costa troppo e gli automobilisti non se la possono permettere. I negozi sono chiusi, i senzatetto, greci e immigrati, sono sempre più numerosi. Il razzismo e l'ostilità nei confronti degli immigrati aumentano: Alba Dorata, che ha pericolosi agganci e appoggi anche dentro la polizia, manda all'ospedale Caterina, la figlia del commissario perché difende, in qualità di avvocato, degli africani. Mentre leggi, un brivido ti corre lungo la schiena perché sai che tutto questo sta accadendo veramente in Grecia e potrebbe accadere anche qui.

venerdì 5 giugno 2015

I quarant'anni di Mister No


Quarant'anni e non sentirli. Tanti ne sono passati da quando il personaggio creato da Guido Nolitta (alias Sergio Bonelli) esordì nelle edicole italiane nel giugno del 1975. Fu una piccola rivoluzione per la casa editrice milanese, perché per la prima volta lo scenario su cui si muoveva il protagonista non era il West dell'Ottocento bensì la giungla amazzonica e, in generale, il Sud america degli anni Cinquanta del Novecento. In realtà anche la fitta selva brasiliana era una Frontiera, così come lo era stato il selvaggio West degli Stati Uniti, con tanto di nativi che arretravano e soccombevano di fronte all'avanzata dell'uomo bianco. Scenario e tempi diversi, ma stessi gravi problemi. La differenza stava però nel personaggio protagonista. Jerry Drake era completamente diverso dai suoi predecessori Tex e Zagor, a partire proprio dal suo soprannome. Da una parte scanzonato e amante del divertimento, dall'altro incapace di sopportare ogni tipo di ipocrisia e ingiustizia. Un bastian contrario di professione che non si tirava indietro di fronte ad un sopruso così come non si faceva scappare una bella ragazza. Molti lo hanno definito il primo anti-eroe di casa Bonelli, predecessore, in questo, di quel Ken Parker, così tanto amato dal sottoscritto, che arrivò due anni dopo. I due hanno in comune la pratica del dubbio, ovvero l'abilità (perché di questo si tratta, in fondo) di mettere in discussione le proprie idee di fronte ad un punto di vista diverso.


Forse è questa la vera novità per un personaggio Bonelli, privo, fino ad allora, di ogni incertezza o esitazione, sempre pronto e sicuro di sé nel sapere cosa fare di fronte ai casi della vita. Mister No non è così. Certo, non tentenna quando deve intervenire in difesa del più debole: si butta a capofitto senza preoccuparsi delle conseguenze negative verso se stesso. Ma gli manca la capacità (quasi soprannaturale, direi) di sapere sempre quello che è giusto fare. Ogni tanto anche lui, come noi, si prende delle belle cantonate, e poi ne paga le conseguenze. Un personaggio più umano, quindi, più vicino a noi, con il quale possiamo immedesimarci più facilmente. A questo aspetto, credo sia dovuto il suo successo. E al fatto che dietro alle sue avventure troviamo sempre la presenza di Sergio Bonelli e della sua sconfinata passione per i luoghi visitati lungo i suoi viaggi. Mister No è genuino perché è creatura diretta e spontanea dell'uomo Sergio Bonelli e di quello che ha vissuto in Sud America e in Africa (affascinanti le storie di Mister No ambientate nel Continente Nero).
Mister No è quindi un personaggio ancora moderno, che non stonerebbe affatto vicino agli altri presenti oggi nelle edicole, anzi, alcuni li sotterrerebbe. Si è parlato di un suo ritorno con un albo speciale a colori il prossimo settembre: me lo auguro con tutto il cuore.

PS: Per me, il volto di Mister No è quello del suo creatore grafico Gallieno Ferri. Poi vengono Franco Bignotti e Bruno Marraffa, mentre non ho mai amato il Jerry Drake disegnato da Roberto Diso.

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