giovedì 31 dicembre 2015

Ken Parker Classic N. 26 - "Pellerossa"


È in'edicola il ventiseiesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio ricco di tensione il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo guida, insieme a pochi soldati, uno sparuto convoglio di donne, bambini e malati, in una fuga disperata da uno sguarnito Fort Show. In precedenza, il grosso delle truppe del presidio militare aveva cercato, invano, di sorprendere il villaggio sioux per spazzarlo via. L'astuzia dei pellerossa, prevedendo il proditorio attacco delle giacche blu, aveva però ribaltato la situazione, aggirando il plotone e mettendo così a ferro e fuoco il forte. Prima dell'assalto, il gruppo di Ken tenta la fuga ma la carovana viene raggiunta e sta per soccombere, quando uno degli assedianti, il capo cheyenne Mandan, tragico protagonista del primo episodio della collana, Lungo Fucile, riconosce Ken. Allora il capo indiano aveva rifiutato il fucile che lo scout intendeva donargli come arma di difesa per il proprio figlio dalle future insidie dell'uomo bianco. Il motivo di questo rifiuto era dettato dalla constatazione che le armi non avevano giovato al popolo rosso, causando solo morte e distruzione. Il figlio di Mandan avrebbe quindi dovuto trovare un altro modo per combattere. Il capo cheyenne risparmia la vita ai sopravvissuti e un epilogo più doloroso viene così scongiurato. Ken rinfaccia comunque all'altro le parole non mantenute di allora, ma il dialogo che ne nasce rappresenta una dura lezione per Ken. E' Mandan ad iniziare:
"Ricordi le parole di quel giorno?"
"Le ricordo. Dicevi che non avresti più impugnato le armi."
"Non si può restare a guardare quando il proprio popolo muore."
"A volte l'unico modo che un uomo ha di camminare diritto è quello di cambiare strada!.."
"Tieni, Lungo Fucile. Cambia strada anche tu. Non si può camminare diritto insieme alle giacche blu!"
Porgendo a Ken il suo fucile, Mandan gli ricorda che non si può separare la propria coscienza dai propri atti o da quelli compiuti dall'organizzazione cui volontariamente si appartiene. Nell'ultima vignetta Ken guarda Mandan allontanarsi sul proprio cavallo: è ammutolito, non sa cosa rispondere.
Ottima la sceneggiatura di Maurizio Mantero. Peccato per le prime settanta tavole disegnate da un poco ispirato Carlo Ambrosini, sostituito poi da Ivo Milazzo. Se l'autore grafico dell'intera storia fosse stato Milazzo, questo episodio meriterebbe una posizione fra i primi dieci dell'intera saga di Lungo Fucile.



giovedì 24 dicembre 2015

Ken Parker Classic N. 25 - "Lily e il cacciatore"


È in'edicola il venticinquesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio capolavoro il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo vive una straordinaria amicizia.
Potrà sembrare strano, ma penso non ci sia una storia nella quale Ken Parker riveli tanto di sé come Lily e il cacciatore. La stranezza sta nel fatto che l'interlocutore al quale Ken espone la propria concezione della vita non è in grado di capire le sue parole perché si tratta di Lily, una cagnolina.
"...pur non essendo indispensabile, ognuno di noi ha un ruolo ben preciso in questo mondo...E fin qui niente di nuovo... Solo che molti lo collegano all'idea di Dio, io invece lo sento come un dovere verso la gente, verso l'umanità!
D'altronde, forse anche noi due siamo Dio.. Voglio dire una parte piccolissima di Dio, che unita alle altre di questo mondo e a quelle di altri mondi ancora.."
L'essenza di Ken è racchiusa in queste parole pronunciate ad un animale, che gli ha salvato la vita due volte. La sua religione laica, che si basa unicamente sul riconoscimento della dignità dell'uomo e degli altri esseri viventi e in senso lato della Natura, è espressa ad una cagnolina.
Se vuoi conoscere Ken Parker, devi leggere questa storia eccezionale, nella quale la protagonista è Lily, una cagnetta. Dopo averla libeta dal morso di una sua tagliola, Ken e Lily diventano subito amici, nasce fra loro quel feeling che unisce due esseri viventi che non possono comunicare se non con sguardi, espressioni del viso, inflessioni della voce, gesti e postura del corpo. Lily ricambia subito e con gli interessi il favore, salvando Ken prima dall'assalto di un branco di lupi, e poi, ferito e bloccato in una grotta, portandogli rami d'albero per accendere il fuoco e procacciandogli il cibo.


Fuori dalla grotta c'è solo neve e freddo e Ken delira in preda alla febbre, sogna la madre che gli racconta una fiaba, canta per sentirsi vivo e Lily improvvisa un balletto alzandosi sulle zampe posteriori. Ken sente avvicinarsi la morte e allora spiega a Lily il suo pensiero laico del significato dell'esistenza.
Giancarlo Berardi sceneggia in modo superlativo una delle storie di Ken più drammatiche e più intense. E solo i disegni di Ivo Milazzo possono rendere viva e poetica questa avventura. Diverse tavole completamente mute e, ovviamente, prive di didascalie raccontano più di mille parole. Milazzo è quasi spietato nel mostrarci come la disperazione trasformi il volto di Ken. Non credo che nelle storie future lo vedremo così sofferente, con un viso così emaciato, la barba lunga e la pelle sporca. Angosciante la sequenza di vignette nella quale gli occhi indemoniati di Ken, devastato dai morsi della fame, si incrociano con quelli innocenti di Lily. L'istinto di sopravvivenza rende Ken furioso e cieco, l'idea di sfamarsi con la carne di Lily gli attraversa la mente obnubilata. Ken prende in mano il coltello, chiama a sé la cagnetta, ma quello scambio ravvicinato di sguardi gli fa cambiare idea all'ultimo istante. Allontana con veemenza Lily fuori dalla grotta e piange disperato per la morte imminente.


Mai in nessun'altra storia Berardi ci mostra Ken attraversare così tanti stati d'animo: dalla spensieratezza iniziale del bivacco attorno al fuoco con i soldati dell'avamposto militare al quale Ken è assegnato, fino alla disperazione della solitudine nella grotta, con tutte le gradazioni intermedie. L'intelligenza e l'stinto di Lily si riveleranno ancora fondamentali per la salvezza di Ken. La scena dello scontro con l'orsa non lascia indenni. Ma non tanto per l'adrenalina che sale quando lo sguardo annebbiato di Ken riesce a dirigere l'unico colpo del suo Kentucky portandolo a segno sul volto dell'orsa ormai a pochi passi da lui. Quanto per il ringhio rabbioso di Lily che allontana dal cucciolo d'orso la mano di Ken ancora grondante del sangue caldo della mamma uccisa. L'uomo riceve una lezione dalla cagnetta, e noi restiamo lì, quasi ci vergogniamo insieme a lui per quello che ha fatto. Milazzo non ce lo risparmia, ritraendo Ken con il volto sporco di sangue e un'espressione contrita che sembra quasi chiedere perdono.
L'epilogo con il ritorno al mondo degli uomini del solo Ken, e non di Lily, rappresenta l'ultima emozione di una storia indimenticabile.  

domenica 20 dicembre 2015

Ken Parker Classic N. 24 - "Lassù nel Montana"


È in'edicola il ventiquattresimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio di raccordo il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo vive una classica avventura di Tex Willer. Una vedova allevatrice sta per soccombere di fronte ai soprusi del ricco prepotente che si è già accaparrato tutti i pascoli della zona. Brenda Taylor è l'unica a resistere a Basehart, dopo che questi le ha ucciso il marito simulando un incidente. Ma per fortuna interviene l'eroico Ken, che la salva dagli impicci dimostrando sangue freddo, astuzia e coraggio. Salva l'episodio la buona sceneggiatura di Maurizio Mantero e i disegni: nella prima parte dell'implacabile Bruno Marraffa e nella seconda del texiano Vincenzo Monti.

l'eroico Ken disegnato da Bruno Marraffa

sabato 12 dicembre 2015

Ken Parker Classic N. 23 - "La regina del Missouri"


È in'edicola il ventitreesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio poco riuscito il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo vive un'avventura fluviale piuttosto movimentata a bordo di un battello che lo deve portare lungo il Missouri fino a Fort Benton. Il nostro si trova in mezzo alle dispute violente di due ex soci e di una ragazza, in cui la causa del contendere è una presunta concessione per una miniera d'oro. Non basta: una banda di rapinatori assalta nella notte il battello causando una carneficina. I disegni di Giovanni Cianti contribuiscono ad aumentare il caos, non rivelandosi affatto adatti a rappresentare una vicenda così movimentata. Ken stesso è spesso irriconoscibile, per non parlare degli altri personaggi. Si salva solo il gruppo di neri che spalano il carbone in sala macchine, grazie alle considerazioni sul proprio stato e alla loro scelta di intervenire ad un certo punto nella disputa fra bianchi che si sta svolgendo ai piani superiori (con tanto di sorpresa finale amara). E si salva, nei disegni, solo l'omaggio che Cianti fa a tanti attori del cinema western, attribuendone i volti e le posture a diversi personaggi. Fra gli altri compaiono Lee Van Cleef, Giuliano GemmaHenry Fonda, John Wayne, Ward Bond, Gary Cooper, Kirk Douglas, Burt Lancaster.


martedì 8 dicembre 2015

La guerra dei maghi - 2. Londra


Dopo il primo volume ambientato a Berlino, esce in edicola, sempre per l'Editoriale Aurea, il secondo episodio de La guerra dei maghi, intitolato Londra, già pubblicato in Francia nel 2013 per Delcourt. Continua l'avventura di Bob e Charly, i due ex detective di Scotland Yard creati dall'immaginazione del compianto Carlos Trillo e protagonisti di una storia avvincente scritta da Roberto Dl Prà e disegnata da Domingo Mandrafina. L'azione si sposta dalla cupa Berlino alla grigia capitale britannica e vede la burrascosa coppia di vecchi amici combattere ancora contro i nazisti che vogliono impadronirsi di un oggetto magico. Lo scontro tra le forze del bene e quelle del male avviene su tutti i piani possibili e quella dell'occulto è una partita che è tutta da giocare e su cui si baseranno le sorti dell'imminente guerra. Il pericolo è tale che lo stesso Churchill interviene in prima persona per constatare lo stato di salute sempre più precario della maga Lili, amica ed ex amante di Bob e Charly e cruciale pedina schierata a fianco del fronte anti tedesco. Assistiamo così alle indagini dei due protagonisti che devono contrastare pericolosi infiltrati nazisti dentro la stessa Scotland Yard. Ancora una volta la differenza la fanno i disegni e i colori di Mandrafina, che dipinge ogni vignetta con il suo tratto altamente espressivo. Le vie di Londra, gli interni, i volti e la fisicità dei corpi rappresentate da "Cacho" rendono estremamente vivida e spettacolare ogni tavola.


"La magia è nata insieme all'uomo e morirà con l'uomo. Così come ci sono uomini buoni e uomini cattivi, esiste una magia al servizio del bene e una al servizio del male. È l'eterna lotta degli uomini che alimenta l'immaginazione degli autori in tutte le epoche."
Parola di Roberto Dal Prà

lunedì 7 dicembre 2015

La copertina di Manuele Fior per Linus


Dopo gli attentati di Parigi si sono spese tante parole, spesso a sproposito, colme di retorica e di odio. Sbigottimento, paura, rabbia sono le emozioni più comuni che si sono alternate nei giorni successivi. Poche volte ho letto o ascoltato sui media parole figlie di razionalità ed empatia. Poi è arrivata un'immagine che, con il potere che le è intrinseco, sa comunicare molto più di tanti articoli. L'ha disegnata Manuele Fior, fumettista italiano che vive a Parigi, e l'ha pubblicata sul proprio numero di dicembre la storica rivista Linus.
Nella conversazione fra Giovanni Robertini, direttore del mensile, e lo stesso artista, riportata a pagina quattro, Fior rivela come il suo intento fosse quello di "rimanere con il cuore vicino ai ragazzi ammazzati", sullo sfondo del "macigno" rappresentato dalla militarizzazione della città. Nell'icona di Robert Doisneau io ho anche visto, però, la resistenza di coloro che rimangono, dei ragazzi che sanno levarsi sopra questo stato di emergenza che rischia di soffocare le nostre libertà.
Da un'immagine disegnata i commentatori di professione, ma in fondo tutti noi, possono trarre una lezione, intuendo la maniera attraverso la quale ci si può porre di fronte ad eventi tragici come questo: "con razionalità, senza reazioni di pancia, con un po' di compassione se possibile", per dirla ancora con le parole di Fior. 

sabato 5 dicembre 2015

Ken Parker Classic N. 22 - "Il giorno in cui bruciò Chattanooga"


È in'edicola il ventiduesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. Ho sempre amato molto questa storia in cui il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo arriva nella cittadina di Chattanooga nell'Oklahoma, insieme al suo compagno scout indiano Victorio ed a tre soldati, per comprare dei cavalli. Berardi e lo sceneggiatore Maurizio Mantero sono dei provetti direttori d'orchestra che tengono le fila di questa vicenda in cui i protagonisti sono gli abitanti di Chattanooga. Una vera storia corale, in cui Ken e i rapinatori della banca, sono del tutto secondari rispetto alla centralità dei ruoli svolti dai cittadini. Il sindaco, lo sceriffo, le due vicine pettegole, il ricco imprenditore, il direttore della banca e il grigio impiegato e la moglie invadente, la maestra e i bambini della scuola, il dottore, il contadino sul lastrico e la moglie, i pompieri, il fotografo e altri: tutti insieme compongono un mosaico di microstorie che si incastrano perfettamente le une nelle altre. Mantero le fa scivolare una dentro l'altra con grande maestria e armonia, fino al momento dello scoppio e dell'incendio.



Da quel momento le tante piccole storie si interrompono e tutta la cittadinanza è coinvolta, suo malgrado, nella medesima grande storia: l'incendio che rischia di distruggere il paese, la rapina alla banca e il successivo sequestro dei bambini della scuola e della loro maestra. I piccoli drammi del prima si amplificano nell'unico grande dramma del dopo, in cui emergono viltà e coraggio, meschinità e intraprendenza, grettezza ed onestà. Ken è lì, come al solito, a testimoniare di questa variopinta umanità, a provare a rendersi utile. Ci riuscirà, spendendo parole distensive quando gli animi si infuocano, ed azioni concrete quando le parole non servono più. La tragedia viene alla fine sventata ma la disperazione del contadino sul lastrico, storia nella storia, rischia di causarne un'altra, della quale Ken, uomo che non può tutto vedere e prevedere (come invece farebbe un eroe), è del tutto ignaro. Ho trovato perfetti i disegni di Giancarlo Alessandrini, completamente a suo agio nel rappresentare la vita cittadina e a caratterizzare ciascun personaggio. Mirabile la sequenza di vignette mute e scontornate che descrive gli interminabili secondi successivi alla deflagrazione.
Uno degli albi migliori di tutta la serie.

mercoledì 2 dicembre 2015

Il compleanno di Sergio Bonelli


Oggi, 2 dicembre 2015, Sergio Bonelli compirebbe 83 anni, se fosse ancora in vita. Ma ci ha lasciati più di quattro anni fa e la Sergio Bonelli Editore lo ricorda con questo breve articolo sul proprio sito web. Tre anni fa, invece, lo ricordava così.
Tanti auguri Sergio.

domenica 29 novembre 2015

Ken Parker Classic N. 21 - "Il giudizio di Dio"


È in'edicola il ventunesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In apertura di questo episodio il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo sventa il linciaggio di un giovane soldato, accusato dello stupro e dell'assassinio di una ragazza. Tutti gli abitanti del piccolo villaggio di Lawtown, in Oklahoma, pensano di avere in pugno una comoda e facile verità, mentre solo Ken e il marshall vogliono assicurare al soldato un processo regolare. Nel percorso che porterà Ken a risolvere il caso, si intromette anche un bounty killer, dei pericolosi comanche e, soprattutto, la sua fallibilità. Sui disegni questa volta poco convincenti di Bruno Marraffa, la sceneggiatura scritta a quattro mani da Berardi e Maurizio Mantero, porta il lettore e lo stesso Ken a sospettare del caporale, amico dell'accusato. Ma Ken non è infallibile come Tex, non sa distinguere con certezza assoluta il bene dal male, il colpevole dall'innocente. E per questo ci piace tanto.
"A volte, mi viene la tentazione di scoprirmi infallibile. Ma, per fortuna, poi scopro sempre di essere un idiota qualunque..."  

giovedì 26 novembre 2015

La chiusura di Adam Wild


Gianfranco Manfredi, uno dei più bravi autori della scuderia Bonelli, ha annunciato che Adam Wild, la serie a fumetti che ha ideato e di cui ha scritto tutti gli episodi, chiuderà i battenti con il numero 26 (nel mese corrente è uscito il quattordicesimo albo). Il motivo della fine della collana è rappresentato dalle vendite insufficienti. La notizia, comparsa sul profilo facebook dello stesso autore, ha colto molti di sorpresa, me compreso. Adam Wild è una serie d'avventura di stampo classico, ambientata nell'Africa subequatoriale a fine Ottocento. Il protagonista è un simpatico e sfrontato ribelle, uno che odia lo schiavismo e lo combatte con tutte le proprie forze. Al suo esordio nelle edicole, trovai vitalità e freschezza nell'albo che divorai in pochi minuti. Nelle storie successive si sono alternati diversi disegnatori, molti dei quali davvero bravi e all'esordio per la Bonelli. Ma, alta qualità nelle storie e alta qualità nei disegni non sono bastati. Niente da fare. A meno di inversioni di tendenza nelle vendite, la serie chiuderà. E siamo a due: dopo Saguaro del bravo Bruno Enna, un'altra collana Bonelli che seguivo con interesse è destinata alla fine prematura. Perché? Cosa hanno di sbagliato questi personaggi? Troppo classici? Fuori tempo? Ormai vanno di moda gli effetti speciali a colori con cui nascondere la pochezza della storia (e non mi riferisco a Tex che invece brilla ancor di più a colori)? Sono più di tendenza i motion comics? Non lo so. Dopo che il nuovo corso Bonelli (annunciato attraverso una conferenza stampa che ha regalato la scena a chi l'umiltà non sa dove stia di casa) ha cominciato a dispiegarsi nel corso dell'ultimo anno, mi son sorte alcune perplessità. Rinforzate dall'estinzione di alcuni validi dinosauri. Mi viene il dubbio che dopo la morte di Sergio Bonelli qualcosa sia cambiato. Sembra che si punti di più sullo sbarco nel multimediale che sul sostegno alle serie di carta. O almeno questa è l'impressione che ne ho tratto rispetto a Saguaro e ad Adam Wild, per i quali la promozione è stata davvero inconsistente. Forse dipende anche dall'intraprendenza personale degli autori, dal fatto di sbattersi a girare l'Italia per manifestazioni e librerie e fumetterie (come sta facendo il buon Chiaverotti con Morgan Lost), ma non può dipendere solo da questo: e infatti la Bonelli ha studiato molto bene il lancio di Morgan Lost.


Probabilmente mi son fatto prendere dal pessimismo e invece la strategia editoriale della Bonelli è corretta e risulterà vincente. Ma cosa significa vincente? Vendere di più? La qualità si basa sui dati di vendita? Non credo proprio, perché, se fosse così, allora Ken Parker sarebbe uno dei peggiori fumetti mai pubblicati. E invece, nonostante le disavventure editoriali di Chemako, Sergio Bonelli lo rivolle sotto le sue ali, e ricominciò a pubblicarlo con il Magazine. Perché lo fece? Sapeva di rischiare molto, ma era sicuro del valore del personaggio e così gli diede un'altra chance. Lo stesso discorso vale per la collana Un uomo un'avventura. Economicamente non fu una buona operazione editoriale, ma oggi viene ricordata come una delle migliori intuizioni di Sergio Bonelli, e il suo valore è indiscusso. Al proposito, lo stesso Bonelli ebbe a dire:
"Una serie di volumi cartonati che è andata piuttosto male, pur potendo contare su nomi importanti come quelli di Pratt, Battaglia, Toppi, Crepax e Micheluzzi. Probabilmente era troppo in anticipo sui tempi! Comunque, anche se il bilancio economico era decisamente fallimentare, io decisi di mantenerla in vita per alcuni anni: ecco, questo è uno dei lussi che come Editore mi concedo ogni tanto, e che riservo ai fumetti che mi piacciono in modo particolare..." 
Chi mai avrebbe questo coraggio oggi? Ho detto coraggio, non boria o arroganza. Sono due cose diverse. Il primo ce l'ha chi ha una valutazione oggettiva e serena dei propri mezzi, i secondi sono propri invece di chi getta fumo negli occhi per nascondere la propria pochezza. Ma tanto, prima o poi, il fumo svanisce....

domenica 22 novembre 2015

Ken Parker Classic N. 20 - "Storia d'armi e d'imbrogli"


È in'edicola il ventesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo incontra sulla sua strada un abile truffatore trasformista, responsabile di un traffico d'armi, perpetrato ai danni dell'esercito. Berardi crea un personaggio, Gordon, per il quale il lettore tifa, nonostante sia un fuorilegge. Un ladro gentiluomo, pacifico, creativo inserito in una storia ricca di ironia che deve molto della sua leggerezza anche ai disegni di Giorgio Trevisan. Un episodio delizioso, quindi, che dimostra quanto varia, divertente e interessante sia la lettura di questa serie.

martedì 17 novembre 2015

I 70 anni di Eric Clapton celebrati alla Royal Albert Hall


Il 30 marzo di quest'anno Eric Clapton ha compiuto 70 anni e ha voluto celebrare questo traguardo con 7 concerti tenuti nel mese di maggio nel tempio della musica britannica: la Royal Albert Hall. Aveva giurato a se stesso ed ai suoi fan che questi sarebbero stati i suoi ultimi live: troppa fatica, aveva dichiarato, per un vecchietto dover sopportare i disagi e gli stress di un tour. Non a caso Planes, Trains and Eric è il titolo eloquente del docu-concerto che Manolenta pubblicò l'anno scorso alla fine del suo ultimo faticoso tour mondiale. Ma in realtà il Nostro si è già smentito perché è notizia di qualche giorno fa la serie di 5 concerti che Clapton terrà a Tokio il prossimo aprile.
Ma torniamo al maggio di quest'anno e ai 7 concerti alla Royal Albert Hall. Il motivo per parlarne è semplice: da pochi giorni è in commercio Slowhand at 70 - Live at The Royal Albert Hall, il dvd che immortala la serata del 21 maggio. Tanto vale però acquistare la versione deluxe, contenente in più un bonus dvd, con estratti dai precedenti concerti di Clapton alla RAH, 2 cd con l'audio del live del 21 maggio e un libro di 60 pagine con splendide foto scattate durante gli shows.
Sfogliando il sontuoso book si ha la chiara percezione che questo prodotto vuole essere una celebrazione di uno dei più grandi musicisti rock/blues di tutti i tempi. Il teatro scelto per la festa non poteva non essere la Royal Albert Hall, diventata ormai la casa di Clapton. Con quelle di maggio, ammontano a 205 le apparizioni di Slowhand su questo palco a partire dal 7 dicembre 1964, quando si esibì per la prima volta con gli Yardbirds. Sono invece 178 i concerti da solista tenuti da Clapton alla RAH a partire dal 6 gennaio 1987. Numeri ineguagliabili che hanno creato, lungo più di cinque decenni, un legame indissolubile fra il timido chitarrista inglese e la platea della sala da concerti londinese più famosa al mondo. Fu qui, infatti, che Clapton suonò il 26 novembre del 1968 il Farewell Concert, con cui il leggendario gruppo dei Cream, di cui faceva parte insieme a Jack Bruce e a Ginger Baker, si sciolse. E fu sempre in questo teatro di South Kensington che Slowhand suonò per 24 serate nel più lungo residenziale mai tenuto alla RAH, con 4 differenti formazioni musicali alle spalle. E fu ancora su questo palco che i Cream si riunirono per 4 serate nel maggio del 2005.



Un live indimenticabile, quindi, Slowhand at 70 per un vecchietto che spero di poter vedere dal vivo ancora una volta (a questo punto, dopo la news di Tokyo, è lecito sperarci). Del resto, alla fine della sua 205esima esibizione alla Royal Albert Hall, Slowhand si è congedato dal pubblico con queste parole:
"See you down the road somewhere" 
See you, Eric! 

domenica 15 novembre 2015

Ken Parker Classic N. 19 - "Un uomo inutile"


È in'edicola il diciannovesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo incontra sulla sua strada per Fort Sill, Oklahoma, il sergente McCabe che, dopo 40 anni di servizio, svolge il suo ultimo incarico prima della pensione. I Kiowa in guerra, due giovani trafficanti di armi che ingannano Ken, la moglie incinta del comandante del forte sono i personaggi di contorno che permettono a Berardi di mettere in scena il tema di quest'albo: il ruolo di un uomo all'approssimarsi del tramonto della vita. Un albo solo all'apparenza di raccordo: Ken va letto e riletto. E ascoltato.
"Ogni stagione ha i suoi frutti. Quelli dell'autunno non sono grossi, ma dicono che siano tra i più saporiti..."

domenica 8 novembre 2015

L'addio di Mauro Marcheselli alla Sergio Bonelli Editore



La notizia risale al 4 novembre: Mauro Marcheselli ha lasciato l'incarico di direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore. Non solo: ha appeso il fumetto al chiodo, per usare una sua espressione. Per me, Marcheselli, con i suoi oltre trent'anni di lavoro in Bonelli, rappresentava una garanzia di continuità con i valori e le scelte del passato della casa editrice milanese.
La prima cosa alla quale ho pensato quando ho appreso, con molta sorpresa, la notizia è stata la risposta che mi diede tre anni fa ad una domanda che gli feci nell'ambito di un'intervista pubblicata su Fucine Mute. Ecco domanda e risposta:
AO: La App di Martin Mystère è il primo passo della casa editrice su Internet, se non mi è sfuggito qualcosa. Il cammino in Rete proseguirà? E se sì, come?
MM: Io sono sulla linea di Bonelli, fosse per me non andrei sul digitale. Ma io sono un dinosauro, mentre i miei colleghi (e soprattutto Davide Bonelli) stanno studiando come sia meglio andare in rete. Purtroppo so che sono loro dalla parte della ragione.
La seconda cosa alla quale ho pensato è stata il recente sbarco della Bonelli nel multimediale, con i motion comics, le serie tv e i film.

Sarà, ma a me i dinosauri son sempre stati molto simpatici.

venerdì 6 novembre 2015

Ken Parker Classic N. 18 - "Santa Fe Express"


È in'edicola il diciottesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo vive un'avventura come scout dell'esercito. Giancarlo Alessandrini firma i disegni di una storia minore, ma è anche in questo tipo di storie che Berardi si distingue come grande narratore. Al di là della trama, che vede il Nostro inseguire una coppi di criminali che hanno rapinato le paghe dell'esercito dopo un classico e sanguinario assalto al treno (il Santa Fe Express, per l'appunto), ciò che rende piacevole la lettura sono i personaggi. Ce ne sono tanti, e alcuni appaiono solo per poche vignette, ma tutti sono delineati con dei dettagli che li contraddistinguono e li rendono vivi, reali, come le persone che si incrociano ogni giorno all'ufficio postale, alla stazione o nei bordelli (!!!). Fra tutti spicca la figura di Emiliano, il soldato messicano che si esprime solo in spagnolo, e che accompagna Ken nella caccia all'uomo, aiutandolo con la sua prontezza e con la sua filosofia. Tono leggero alternato a tono grave, anche nella stessa tavola: la solita miscela di cui Berardi è maestro.

martedì 3 novembre 2015

Alfredo Castelli - 50 anni di storie e mysteri di un grande narratore


L'edizione di Lucca Comics & Games che si è appena conclusa ha celebrato uno dei più prolifici autori di fumetti italiani: Alfredo Castelli. La giuria della manifestazione gli ha assegnato il premio Gran Guinigi riconoscendolo come Maestro del Fumetto, tanto per la sua cinquantennale opera creativa, trasversale ad ogni genere di fumetto, quanto per la sua attività di valorizzazione e diffusione di questo linguaggio.
Da lettore di tante sue storie, che mi divertono e mi riempiono di stimoli da più di trent'anni a questa parte, non posso che essere felice per questo giusto riconoscimento. E ricondivido con molto piacere Il fumettista vulcanico, l'intervista pubblicata tre anni fa su Fucine Mute, nella quale Castelli ripercorse con me molte tappe della sua carriera di fumettista, da Scheletrino al Corriere dei Ragazzi, da Horror a Eureka, da Un fascio di bombe a Martin Mystére.
L'occasione dell'intervista fu l'assegnazione di un altro riconoscimento, il premio speciale Urania, che l'omonima rivista e il Trieste Science Plus Fiction gli tributarono e che Castelli ritirò personalmente nella città giuliana. Nell'edizione 2015 del festival di fantascienza, che calamiterà l'attenzione di appassionati e non dal 3 all'8 novembre, l'autore milanese sarà nuovamente ospite e protagonista di uno degli incontri di futurologia: appuntamento venerdì 6 novembre alle ore 11:15 nella sala conferenze del prestigioso Palazzo Gopcevich. Dario Fontana, il massimo esperto triestino di fumetti (nonché anima dell'indimenticata fumetteria NonSoloLibri) sarà il moderatore dell'incontro che titolo più chiaro non poteva avere: Alfredo Castelli - 50 anni di storie e mysteri di un grande narratore.

domenica 1 novembre 2015

La sedizione e la legge (III) - PPP

Disegno di Davide Toffolo tratto da Pasolini, Edizioni Coconino Press - Fandango

"Il rifiuto è sempre stato un gesto essenziale. I santi, gli eremiti, ma anche gli intellettuali. I pochi che hanno fatto la storia sono quelli che hanno detto di no, mica i cortigiani e gli assistenti dei cardinali. Il rifiuto per funzionare deve essere grande, non piccolo, totale, non su questo o quel punto, "assurdo" non di buon senso. Eichmann, caro mio, aveva una quantità di buon senso. Che cosa gli è mancato? Gli è mancato di dire no su, in cima, al principio, quando quel che faceva era solo ordinaria amministrazione, burocrazia. Magari avrà anche detto agli amici, a me quell’Himmler non mi piace mica tanto. Avrà mormorato, come si mormora nelle case editrici, nei giornali, nel sottogoverno e alla televisione. Oppure si sarà anche ribellato perché questo o quel treno si fermava, una volta al giorno per i bisogni e il pane e acqua dei deportati quando sarebbero state più funzionali o più economiche due fermate. Ma non ha mai inceppato la macchina."

Brano tratto da: Siamo tutti in pericolo. Intervista di Furio Colombo a Pier Paolo Pasolini, del 1 novembre 1975


"Nel ’44-’45 e nel ’68, sia pure parzialmente, il popolo italiano ha saputo cosa vuol dire – magari solo a livello pragmatico – cosa siano autogestione e decentramento, e ha vissuto, con violenza, una pretesa, sia pure indefinita, di democrazia reale. La Resistenza e il Movimento Studentesco sono le due uniche esperienze democratiche-rivoluzionarie del popolo italiano. Intorno c’è silenzio e deserto: il qualunquismo, la degenerazione statalistica, le orrende tradizioni sabaude, borboniche, papaline."


Brano tratto dalla Lettera al Presidente del Consiglio contenuta nella rubrica Il Caos tenuta da Pier Paolo Pasolini sulla rivista Tempo, anno XXX, numero 39, del 21 settembre 1968.

Segue da qui.

venerdì 30 ottobre 2015

Ken Parker Classic N. 17 - "La lunga pista rossa"


È in'edicola il diciassettesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo viene raffigurato nelle prime tavole dai disegni del grande Renzo Calegari e poi da Giorgio Trevisan. Violenza e vendetta tanto dalla parte dei rossi che da quella dei bianchi e, in mezzo, due bambini contesi. La frontiera viene rappresentata in alcuni dei suoi aspetti più crudi e crudeli. Di base resta sempre l'impossibilità di integrazione fra i due popoli e l'amarezza di fondo che ne deriva.
Fugace apparizione in questo episodio di Calegari, amato da tanti lettori per le sue opere, fra le quali spiccano l'indimenticabile Storia del West, serie creata insieme a Gino D'Antonio, e Welcome to Springville, su testi di Giancarlo Berardi.

Disegno di Renzo Calegari tratto da "Welcome to Springville"

domenica 25 ottobre 2015

Ken Parker a colori - N.1


Dal 20 ottobre si può trovare in libreria, edicola e fumetteria il primo volume della collana Ken Parker a colori, edita da Mondadori. Il personaggio creato da Giancarlo Berardi e da Ivo MIlazzo rivive le proprie avventure sulle pagine di un'edizione di grande prestigio. Si tratta infatti di un volume cartonato, del formato di 21 x 26 cm, composto da carta ad alta grammatura e, ovviamente, caratterizzato da una colorazione di alto livello. Questa prima uscita racchiude le tre prime storie pubblicate dalla Cepim di Sergio Bonelli nel lontano 1977: Lungo Fucile, Mine Town e I gentiluomini.
L'opera segue altre due collane che la Mondadori ha dedicato al biondo trapper. La prima. denominata semplicemente Ken Parker, ha riproposto in 50 volumi settimanali brossurati tutte le avventure di Chemako in ordine cronologico fino all'ultimo episodio inedito, Fin dove arriva il mattino, che ha segnato la conclusione della storia di Ken. Redazionali e interviste ai due creatori del personaggio hanno arricchito questa collana che presentava più storie in un singolo volume, e che si è conclusa in aprile di quest'anno. A luglio è poi iniziata Ken Parker Classic, serie settimanale brossurata che ristampa le avventure di Ken in albi singoli, così come venne pubblicata originariamente.
Mondadori presenta Ken Parker a colori come collana trimestrale di cui sono stati già preparati i primi tre volumi, che coprono le prime nove storie di Lungo Fucile. Se in origine l'opera era stata pensata come selezione a colori delle migliori storie del Nostro, ora pare che l'editore e i due autori stiano pensando ad una ristampa integrale. L'investimento è alto e si potrà concretizzare nella sue interezza se la risposta dei lettori sarà all'altezza delle aspettative. In teoria, quindi, potremmo leggere tutte le avventure di Ken a colori.
Un vero appassionato di Ken Parker dovrebbe essere felice di tutte queste pubblicazioni che fanno rivivere la sua storia, soprattutto se pensa ai lunghi anni nei quali Ken è stato assente dagli scaffali di edicole, fumetterie e librerie. Ne dovrebbe essere felice per se stesso, ma soprattutto perché, a distanza di quasi quarant'anni dalla sua nascita, il personaggio creato da Berardi e Milazzo può essere scoperto e amato da nuovi lettori. Invece, a dar retta ai commenti apparsi su web da parte di parecchi vecchi lettori di Ken, non è così. La fine di Ken non è andata giù a tanti. L'episodio conclusivo è stato considerato una chiusura indegna della storia di Ken. Un modo facile e veloce escogitato dai due autori per levarsi di torno un personaggio che volevano ormai lasciarsi definitivamente alle spalle. Addirittura alcuni lettori di vecchia data hanno interpretato la morte di Ken come un tradimento nei loro confronti, una pugnalata inferta dai due autori ad un pubblico che per tanti anni aveva atteso pazientemente un seguito alle vicende di Ken. Ma ad essere tradito, secondo questi lettori, è stato anche lo stesso Ken, uscito finalmente dopo vent'anni da prigione per finire poi ucciso in un modo così insensato. Ma non finisce qua. La mania del complotto ha scatenato le dietrologie. Berardi e Milazzo hanno liquidato Ken in quattro e quattro otto per poi godersi i soldi di tutte queste ristampe. Tradimento all'ennesima potenza: Ken, figlio del '68, trasformato in merce dalla berlusconiana Mondadori, con la connivenza dei due autori venduti.


Quale è l'errore di fondo di tutte queste elucubrazioni? Mettere se stessi al centro di tutto, pretendendo che una creatura artistica non sia figlia della libertà assoluta dei suoi autori. Ken è uscito dalla testa e dalla matita di Berardi e Milazzo per andare per il mondo. Noi lettori abbiamo condiviso le sue storie, gioendo e addolorandoci insieme a lui. Abbiamo percorso la sua strada standogli a fianco. Ken, quindi, è entrato nelle nostre vite, cambiandocele un po'. Probabilmente è stato più vero e reale lui, personaggio di carta, di tante persone in carne ed ossa che incrociamo lungo la nostra esistenza. E adesso cosa facciamo? Ci dimentichiamo di tutta questa verità e di tutto questo realismo e accusiamo i due autori di averci rubato Ken, di averlo sfruttato e svenduto al miglior offerente? Ma chi siamo noi per accampare diritti su che fine doveva o non doveva fare Ken? Decidiamo noi forse della sorte delle persone che incontriamo per via? Oh, certo, potremmo avere dei desideri su come si accasa Tizio, su dove trascorre la pensione Caio o su quando (il più tardi possibile) morirà Sempronio. Ma sono solo pensieri, aspettative, sogni. La realtà è diversa e non la decidiamo noi. Non ne abbiamo il diritto.
Infine, se penso a tutti coloro che, a fronte delle tre ristampe ravvicinate di Mondadori, accusano Berardi e Milazzo di aver approfittato di Ken solo per guadagnarci sopra, mi vengono i brividi. Credevo, un po' ingenuamente, lo confesso, che i lettori di Ken fossero diversi dagli altri, che fossero delle persone che ragionano senza preconcetti e dietrologie e che sanno porsi nei panni altrui. Evidentemente mi sbagliavo.

venerdì 23 ottobre 2015

La sedizione e la legge (II)



"Sarei presente in quest'aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, considero l'imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Perciò considero quest'aula un avamposto affacciato sul presente immediato del nostro paese. Svolgo l'attività di scrittore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura.
 Sono incriminato per un articolo del codice penale che risale al 1930 e a quel periodo della storia d'Italia. Considero quell'articolo superato dalla successiva stesura della Costituzione della Repubblica. Sono in quest'aula per sapere se quel testo è in vigore e prevalente o se il capo di accusa avrà potere di sospendere e invalidare l'articolo 21 della Costituzione.Ho impedito ai miei difensori di presentare istanza di incostituzionalità del capo di accusa. Se accolta, avrebbe fermato questo processo, trasferito gli atti nelle stanze di una Corte Costituzionale sovraccarica di lavoro, che si sarebbe pronunciata nell'arco di anni. Se accolta, l'istanza avrebbe scavalcato quest'aula e questo tempo prezioso. 
Ciò che è costituzionale credo che si decida e si difenda in posti pubblici come questo, come anche in un commissariato, in un'aula scolastica, in una prigione, in un ospedale, su un posto di lavoro, alle frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Ciò che è costituzionale si misura al pianoterra della società.Inapplicabile al mio caso le attenuanti generiche,se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo.Sono incriminato per avere usato il verbo sabotare. Lo considero nobile e democratico. Nobile perché pronunciato e praticato da valorose figure come Gandhi e Mandela, con enormi risultati politici. Democratico perché appartiene fin dall'origine al movimento operaio e alle sue lotte. Per esempio uno sciopero sabota la produzione. Difendo l'uso legittimo del verbo sabotare nel suo significato più efficace e ampio. Sono disposto a subire condanna penale per il suo impiego, ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana. 
"A questo servivano le cesoie" : a cosa? A sabotare un'opera colossale quanto nociva con delle cesoie? Non risultano altri insidiosi articoli di ferramenta agli atti della mia conversazione telefonica. Allora si incrimina il sostegno verbale a un'azione simbolica? Non voglio sconfinare nel campo di competenza dei miei difensori.
Concludo confermando la mia convinzione che la linea di sedicente alta velocità in Val di Susa va ostacolata, impedita, intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa della salute, del suolo, dell'aria, dell'acqua di una comunità minacciata.
 La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato".

Erri De Luca, 19 ottobre 2015: dichiarazione spontanea resa al processo che si è celebrato presso il tribunale di Torino e che lo vedeva accusato di istigazione a delinquere, in seguito a delle interviste in cui lo scrittore dichiarava che "la Tav Torino - Lione va sabotata". Erri De Luca è stato assolto poche ore dopo perché il fatto non sussiste.

Segue da qui.

giovedì 22 ottobre 2015

Ken Parker Classic N. 16 - "Butch l'implacabile"


È in'edicola il sedicesimo numero della collana Ken Parker Classic, la ristampa delle avventure di Lungo Fucile edita da Mondadori. In questo episodio il personaggio creato da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo viene incarnato dai disegni del compianto Bruno MarraffaGià nei due episodi ambientati nei ghiacci dell'Alaska settentrionale (Le terre bianche e Il popolo degli uomini) Marraffa era riuscito nel difficile tentativo di proiettare letteralmente il lettore nelle tempeste di neve, di farlo remare in una canoa durante la caccia al tricheco o di inserirlo in un igloo di un villaggio inuit. La precisione con cui il paesaggio e l'ambiente sono stati riprodotti non è l'unico pregio. Ancor più coinvolgente è la fisicità con cui i corpi vengono ritratti: anatomicamente sono perfetti. Basti guardare i comanche protagonisti de Butch l'implacabile, l'episodio che finora esalta di più le doti e lo stile di Marraffa. La loro spietatezza non dipende solo dalla violenza oggettiva degli atti che compiono ma è figlia anche della carnalità con cui sono rappresentati i loro corpi.
Durissimo questo albo, pieno di brutale violenza, fisica e verbale. Butch, cacciatore di scalpi, è una figura riprovevole, contro la quale Ken si scaglia rabbiosamente. Lo vediamo agire spietatamente mentre assassina a sangue freddo un piccolo gruppo di indiani, senza riguardo per vecchi, donne, bambini o malati. E dopo il massacro assistiamo al macabro atto dello scalpo. Berardi non ci risparmia da scene forti. E Marraffa le rappresenta con estremo realismo. Come ho scritto sopra, il grande formato amplifica ancor di più la resa dei disegni e quindi le emozioni che suscitano. Più di una volta, dopo alcune sequenze di vignette, son rimasto colpito dalla violenza trasmessa. E dalla figura di Butch. Un'altra piccola perla uscita dalla fantasia di Berardi e raffigurata perfettamente dall'espressione dura e tagliente creata da Marraffa.



Butch è spregevole, certo, ma anche chi è cattivo e implacabile può avere argomenti interessanti.
"Mi sorprende sempre l'ipocrisia dei moralisti! Credete davvero di avere la coscienza pulita tutti voi!?.. Ci siamo dentro tutti...a cominciare dai politici che non hanno mai rispettato un trattato.. fino ai coloni che invadono le terre degli indiani, e all'esercito che li massacra a mucchi, e all'opinione pubblica che acconsente in silenzio...Per quei musi di rame non c'è speranza! Sono destinati a scomparire fino all'ultimo! E non per volontà di pochi singoli, ma di un'intera nazione!"
La proprietà, il denaro e il potere governano il mondo e, secondo Butch, sono il motore dello sterminio dei nativi. Analisi lucida e realista, non c'è che dire, anche se espressa da un assassino. La sua risposta però quale è? Come reagisce a tutto questo Butch? Visto che gli indiani sono destinati comunque a morire, tanto vale trarne vantaggio. La crudeltà che accompagna i suoi gesti è per lui trascurabile. Interessante a questo proposito il confronto fra Ken e Butch sulle rispettive esperienze di vita con gli indiani.
"Ho imparato a conoscerli, ad apprezzare la loro intelligenza, il loro coraggio, la loro giustizia! Sono un popolo con una civiltà e una spiritualità elevatissime!"
afferma Ken, a cui Butch replica:
"Balle! Io sono stato dieci anni con i comanche e non ne ho visto traccia! L'unica cosa che hanno di umano è l'aspetto ma dentro sono bestie! E come tali li uccido!"
E più tardi, riferendosi ad un guerriero comanche che sta per affrontare in una sfida corpo a corpo:
"Avevo otto anni quando suo padre mi prese con sé dopo aver massacrato la mia famiglia...Finché ne ebbi diciotto, mi trattò come uno schiavo. Poi una notte lo uccisi e fuggii col suo scalpo!"
Ecco, quindi che scopriamo un aspetto importante del passato di Butch, che ci aiuta certamente a capire un po' di più la possibile motivazione delle sue azioni: la vendetta, una vendetta ingiustificabile perché rivolta indiscriminatamente verso tutti gli altri indiani. Comprendiamo ma non giustifichiamo e non accettiamo. Ma il personaggio è splendido.



Butch usa la violenza solo per il proprio tornaconto personale, perché con la violenza è stato allevato e perché, quindi, è l'unico linguaggio che conosce. Di fronte a Butch c'è Ken, un uomo con le sue debolezze e con i suoi ideali, uno che magari fa la stessa analisi di Butch riguardo alle cause dello sterminio degli indiani, ma che si vi si oppone con tutto se stesso, nel suo piccolo, con tutti i suoi limiti, e sapendo che non riuscirà a fermare il processo inarrestabile. Ma c'è un ideale dentro Ken, un ideale molto semplice e spontaneo: il rispetto della dignità umana. Basterebbe questo. Basterebbe assumere comportamenti coerenti nei confronti di questo ideale per avere anche il rispetto di se stessi. Cosa più difficile a farsi che a dirsi. Molto più facile farsi trascinare da bassi istinti, adducendo sbagliate motivazioni personali, inserendole in una più vasta giustificazione "ideologica" come fa Butch. Ken invece ci prova, sbagliando più di una volta come facciamo tutti, ma ci prova. E' questa, in fondo, la differenza fra Ken e Butch.

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