giovedì 27 novembre 2014

L'ultima copertina di Ken Parker


Questo è lo splendido disegno di Ivo Milazzo che apparirà sulla copertina dell'ultimo volume della collana Ken Parker pubblicata da Mondadori. La casa editrice milanese l'ha resa nota qualche ora fa attraverso la sua pagina facebook. L'episodio inedito scritto da Giancarlo Berardi e intitolato Un mondo nuovo, porrà fine all'umana avventura di Lungo Fucile. Nell'acquerello Ken ti guarda diritto negli occhi, sembra cercarti per un'ultima volta, pone tutta la sua attenzione, insieme a quella del suo cavallo, verso di te. Tiene fra le mani quel fucile su cui ha discettato tanto, sotto di sé un prato verde, dietro un cielo infuocato dal sole. Ho aspettato così tanto questa copertina che, quando me la troverò fra le mani fra venti settimane, so già fin da ora che mi dispiacerà. Perché saprò che ormai non avrò più niente di nuovo da aspettarmi su Ken. Ma è giusto così. È giusto che Ken torni a fare, dopo vent'anni, quello che ama di più: cavalcare su un prato verde, con lo sguardo rivolto ad un cielo infuocato davanti a sé, e il suo lungo fucile nella fondina. È questa, per me, la vignetta che segue l'ultima copertina.  

mercoledì 26 novembre 2014

Martin Mystère, ombra di se stesso


Sconclusionata. Questo è l'aggettivo che più si adatta all'ultima storia di Martin Mystère, in edicola ormai da più di un mese. L'ombra di Za-Te-Nay è il titolo di questo albo molto deludente, privo di un filo logico e con così tante divagazioni da suscitare un'irritazione crescente pagina dopo pagina. Peccato, perché gli autori del soggetto e della sceneggiatura, Alfredo Castelli e Mirko Perniola, sono capaci di fare molto meglio. Peccato perché l'idea di fondo di affrontare le gesta di Za-Te-Nay, un trapper dell'Ottocento americano che, nella finzione dell'universo mysteriano, altri non è se non una versione storicizzata di Zagor, è molto interessante. Peccato perché La scure incantatala prima storia che Castelli dedicò dodici anni fa all'Uomo con la Scure dei boschi di Darkweed, fu molto più divertente e originale. Peccato, infine, perché le matite del migliore disegnatore mysteriano, Franco Devescovi, sono andate sprecate nel tentativo (impossibile!) di rendere godibile una storia che sarebbe stato meglio lasciare dentro ad un cassetto. Per quanto Perniola cerchi di addolcire la pillola, l'elaborazione della sceneggiatura è stata un vero travaglio e il blocco di idee sul finale (disegnato poi da Giovanni Romanini subentrato ad un eufemisticamente esausto Devescovi) è stato il colpo di grazia.


In un vecchio post scrivevo a proposito della collana di Martin Mystère:
"I misteri sono una cosa seria. Vanno affrontati contestualizzandoli correttamente sia dal punto di vista scientifico che da quello storico. Beh, poi c'è la fantasia di Castelli che ci mette lo zampino, confezionandoci attorno delle avventure avvincenti e divertenti. Martin Mystere è questo, una geniale intuizione che resiste in modo spumeggiante dopo 30 anni."
Considerando che il Detective dell'Impossibile è stato il mio primo grande amore fumettistico di quand'ero ragazzino, di gran lunga più di Tex, Zagor o Mister No, proprio per i motivi sopra ricordati, allora si può capire quanta amarezza ci sia dietro le mie parole di commento all'ultimo albo in edicola. 
In rete si è recentemente diffusa la notizia di una possibile chiusura della serie. Non è la prima volta che capita, e le motivazioni sarebbero il calo costante di lettori. Anche se il dato sulle vendite è reale, Castelli ha smentito la fine della testata, anzi ha annunciato sorprendenti operazioni di rilancio della stessa. Me lo auguro.

domenica 23 novembre 2014

Ken Parker e Norma Jean



Ken Parker incontra Norma Jean. E' la donna, più dell'attrice, infatti, la protagonista dell'umana avventura raccontata da Giancarlo Berardi e disegnata dalla coppia Ivo MIlazzo e Giorgio Trevisan. La ripropone Mondadori nel trentesimo volume della collana Ken Parker, disponibile da venerdì 21 novembre in edicola, fumetteria e libreria. Sarebbe riduttivo, però, limitarsi alla figura dell'indimenticabile Marilyn, perché questo volume è importante per diversi aspetti. Al suo interno, infatti, troviamo due storie che segnano rispettivamente la fine di un'avventura editoriale e l'inizio di una nuova.
I ragazzi di Donovan, numero 59 della collana edita dalla Cepim di Sergio Bonelli, fu l'ultimo albo della serie. Nel numero precedente, Sciopero, gli autori avevano annunciato che l'esperienza con la Bonelli si sarebbe conclusa. La mensilità della collana veniva rispettata con difficoltà (basti pensare che Sciopero uscì otto mesi dopo il precedente albo). L'obbligo di uscire in edicola con scadenze temporali fisse mal si coniugava con la volontà degli autori di offrire un prodotto di qualità elevata e costante ai loro lettori. Nonostante gli innesti di altri disegnatori al fianco di Milazzo il problema non venne risolto, anche perché non tutti capirono lo spirito del personaggio e non seppero interpretare al meglio lo stile narrativo di Berardi. Gli autori avevano altre ambizioni per la loro creatura: un numero di pagine libero, senza scadenze temporali così stringenti, il colore e un formato cartaceo più grande per rendere maggiore onore ai disegni.


Ecco quindi motivato lo sbarco sulla rivista Orient Express edita da L'Isola Trovata, un contenitore che sembrava perfetto per soddisfare i desideri degli autori. In realtà questa scelta non si rivelò vincente, poiché le riviste a fumetti, in quanto prodotto editoriale, entrarono di lì a poco in crisi. In ogni caso il debutto fu straordinario, merito di una storia intensa e di disegni superlativi. Suddivisa in sette parti e 124 tavole, pubblicate a partire dal numero 23 di Orient Express nel luglio 1984 fino al numero 29 del febbraio dell'anno successivo, l'avventura scritta da Berardi ci presenta un Ken inedito, nelle vesti di attore accolto da una compagnia teatrale che lo aiuta a fuggire da Boston. C'è un totale distacco, infatti, di ambientazione e di clima umano, fra l'ultima storia ambientata a Boston e questa che vede Ken impersonare l'Amleto di Shakespeare.
Ne I ragazzi di Donovan si respira ancora l'aria misera e degradata dei bassifondi di Boston. Se in Sciopero era la fabbrica lo sfondo e gli operai / proletari i protagonisti, qui è il sottoproletariato senza speranza che viene rappresentato. Tuguri miserabili dove si affollano famiglie numerose, spesso di immigrati, che fanno fatica a mettere insieme un misero pasto per i propri componenti. Sfruttatori che ricattano poveracci, piegati di fronte al proprio destino. La legge che difende il forte dalle giuste rivendicazioni del debole, mettendo ancor più in luce la mistificazione del sogno americano. In questo scenario così triste si fa breccia, nonostante tutto, l'umanità di una banda di ragazzini di strada, che accolgono e curano un Ken ridotto in fin di vita dopo lo sciopero finito nel sangue della storia precedente.


Il trait-d'union fra le due avventure di questo volume è proprio la caratteristica di ricercato di Ken. I ragazzi lo nascondono dalla polizia e dall'agenzia investigativa che lo sta cercando in quanto responsabile dell'uccisione di un poliziotto per legittima difesa durante la manifestazione operaia. Ken ricambia l'aiuto ricevuto cercando di fare del proprio meglio, come sempre, per cercare di limitare la misera condizione di questi ragazzi che la vita ha obbligato a crescere troppo in fretta.
Alla fine dell'albo Lungo Fucile saluta con affetto e commozione ricambiati i suoi giovani salvatori e comincia così la sua carriera di ricercato dalla legge. Ken non sarà più un uomo libero fino alla conclusione della sua saga che dobbiamo ancora conoscere nel futuro albo inedito. Per il momento, Chemako dovrà celarsi e travestirsi, cambiare identità e nascondiglio attraversando territori nuovi per lui. L'inizio di questa nuova vita avviene in una compagnia di teatranti, che non fa troppe domande, e che, un po' per necessità e un po' per umanità, accoglie lui e Norma all'interno della famiglia. Vediamo così i due nuovi attori nei panni rispettivamente di Amleto e Ofelia, provare e riprovare l'opera di Shakespeare fino alla prima dello spettacolo di fronte al pubblico. In alternanza alle tavole disegnate ad acquerello da Trevisan, che costituiscono nel loro insieme una trasposizione completa dell'opera del Bardo di Avon, si svolge la vicenda nella realtà dei vari teatranti, di Ken e di Norma, disegnata sempre in acquerello da Milazzo. Ancora una volta la scrittura di Berardi si sposa armoniosamente con i disegni di Milazzo nel rappresentare tanto la sensualità di Marilyn, quanto la vicenda umana di Norma.


Ken sfugge alla polizia aiutato da Norma e, nelle due ultime tavole, assistiamo ad un altro di quegli addii che, insieme a quello di Adah, ti restano nel cuore, così come restano le parole di Norma Jean:
"Quel che ho dentro nessuno lo vede, ho pensieri bellissimi che pesano come una lapide. Vi supplico, fatemi parlare."

domenica 16 novembre 2014

Sciopero - Ken Parker


E venne il giorno di Sciopero. Da venerdì 14 novembre è in edicola, libreria e fumetteria il ventinovesimo volume della collana Ken Parker edita da Mondadori, contenente 2 storie pubblicate per la prima volta più di trent'anni fa dalla Cepim di Sergio Bonelli: Il sicario (agosto-settembre 1983) e Sciopero (aprile 1984).
All'epoca non seguivo Ken Parker: ne vedevo la pubblicità in quarta di copertina degli albi di Mister No, Tex e Zagor che leggevo. Ma non ne comprai mai una copia. Dovetti aspettare altri quattordici anni prima di averne in mano una. Ed era Sciopero. E da quel numero, il 58 della serie Cepim, nacque la mia passione per le storie del biondo trapper del Montana. Una storia che non parlava di cow boy o indiani, di praterie o deserti. Ma di lavoro e di lavoratori. Di una fabbrica di Boston. Di proletari e di capitalisti. Di Capitale e di comunismo. Di sfruttamento, di sindacato, di sciopero. E di una spia e della sua presa di coscienza. Di un uomo che scopre un mondo per lui nuovo: un microcosmo, la fabbrica, di persone senza diritti che cominciano ad alzare la testa dalle macchine a vapore per rivendicarli.
Ancora una volta Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo fanno di Ken il testimone di una vicenda umana e sociale che lui affronta con gli strumenti che ha a disposizione. La curiosità di conoscere, l'empatia nei confronti delle persone di cui condivide l'esperienza, la capacità di scegliere. Ken impara a sue spese, dai propri errori, ma poi pensa, capisce e decide. E agisce quindi con coerenza secondo la propria coscienza.
Leggendo queste pagine mi trovai di fronte ad un personaggio diverso da Tex, Zagor e Mister No. Non un eroe, ma un uomo. Come me. E come l'amico che me lo regalò dopo aver vissuto insieme dieci mesi di una esperienza forte. Io obiettore di coscienza, lui operatore presso la struttura psichiatrica in cui prestai servizio. Dieci mesi in cui mi spogliai di tutte le mie sovrastrutture per tirar fuori quello che veramente ero. Un uomo con la curiosità di conoscere, con l'empatia verso le persone di cui condividevo l'esperienza, con i pregi e i difetti, posti, per una volta in modo completo, al servizio di qualcun altro che stava peggio. Io e lui diventammo amici subito, fin dalla primo giorno in cui condivisi il suo turno. E seguirono giorni di lavoro e notti di discussioni davanti ad una o più bottiglie di vino. Politica, utopie, scelte di campo anche drastiche. La sua vita ne era piena.
Mi regalò Sciopero quando ci separammo, a suggello di tutti i nostri discorsi. Ogni volta che leggo una storia di Ken disegnata da Milazzo, penso a lui, all'amico che me lo fece scoprire ed amare.

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