martedì 29 ottobre 2013

Ken Parker ha sessant'anni


"È una scelta coerente con la mia produzione. Ken è il mio alter ego, ha sempre avuto la mia età. Attraverso di lui guardavo me stesso, con i miei limiti, le mie utopie. Era una cassa di risonanza di quello che facevo o avrei voluto fare. Non aveva senso riprenderlo quarantenne."
Breve estratto dell'intervista ricca di informazioni sulle nuove storie di Ken Parker, rilasciata da Giancarlo Berardi al quotidiano Il secolo XIX e apparsa nell'edizione odierna. La trovate a questo link.

lunedì 28 ottobre 2013

Boselli e Frisenda: Tex che più classico non si può

 

La sensazione che ho provato dopo aver letto l'ultima pagina dell'albo Trappola a San Antonio è stata quella di avere tra le mani una solida, classica avventura di Tex. Insieme al numero precedente (il 635 della collana regolare), intitolato Il segreto del giudice Bean, la storia scritta da Mauro Boselli e disegnata da Pasquale Frisenda può vantare molti pregi.
Tanta azione e rocamboleschi colpi di scena, piombo a volontà e agguati nella migliore tradizione del western. Ma sarebbero poca cosa, puro manierismo, senza dei buoni personaggi, credibili e ben caratterizzati. La schiera dei cattivi è ben nutrita e differenziata: c'è l'avido e astuto Moon, protagonista in negativo dalla prima all'ultima pagina, c'è il vendicativo Shad fatto fuori dal cinico Pablo Morientes, capo di una banda di desperados, c'è la spia Gaban, melliflua e infida, c'è Joshua, abile nei travestimenti ma pericoloso anche con la pistola. Dall'altra parte della barricata, Tex Willer e Kit Carson ce la mettono tutta per tirare fuori dai guai il loro vecchio amico, il giudice Roy Bean, attorno alla cui figura ruota tutta la trama della storia. Boselli dà il meglio nella rappresentazione di questo personaggio storico entrato nella leggenda del west come la legge a ovest del Pecos.

Il giudice Bean, Danny e Sam disegnati da Sergio Tarquinio

Il bizzarro giudice era già stato protagonista di una vecchia storia di Tex del 1970, sceneggiata da Gian Luigi Bonelli e apparsa fra i numeri 117 e 120 della collana regolare, nella quale un grave malinteso lo aveva portato ad accusare Carson di furto di cavalli condannandolo alla pena, poi sventata da Tex, dell'impiccagione. Ma ancor prima del padre, Sergio Bonelli nei panni di Guido Nolitta, aveva creato nel 1959 una miniserie di cinque episodi intitolata Il giudice Bean su disegni di Sergio Tarquinio. Gli albi, pubblicati nella Collana Cow Boy nel 1963, si caratterizzano per sottili spunti umoristici che scaturiscono dai battibecchi fra l'ex sudista Roy Bean e il nordista brontolone Sam. Quest'ultimo e il nipote Danny sono i protagonisti delle parti più avventurose delle sceneggiature mentre il giudice, che si batte sempre per il rispetto della legge, risolve con sentenze sagge e imparziali intricate situazioni giuridiche.


La scelta di Boselli di riportare in scena un personaggio già affrontato da così illustri sceneggiatori si sarebbe potuta rivelare un boomerang. Invece lo scrittore milanese ci presenta un giudice Bean diverso da quelli del Bonelli padre e figlio, interessante e convincente. Sì perché, se da un lato c'è il forte e spavaldo uomo di frontiera della cittadina texana di Langtry che, asserragliato con un pugno di aiutanti nel suo saloon divenuto tribunale, non teme l'arrivo della folta banda di pericolosi desperados, dall'altro il vecchio giudice mostra i suoi sentimenti più intimi nell'amore per l'attrice inglese Lily Langtry. Pur di salvare la sua inarrivabile icona, prima si reca a San Antonio attirato da una falsa minaccia di rapimento dell'attrice durante la sua tournée teatrale. Poi, una volta caduto nella trappola, si fa torturare senza svelare ai suoi carcerieri il segreto su cui si è sviluppata tutta la trama, ovvero il nascondiglio del bottino di una vecchia rapina del quale Bean si era impossessato dopo averne impiccato il responsabile. Si decide a parlare solo quando la minaccia del rapimento dell'attrice diventa concreta. Boselli gioca molto, fin dall'inizio, anche con l'ambiguità di questo aspetto poco edificante per un giudice (l'essersi appropriato della refurtiva di una rapina), ma lo risolve brillantemente con il colpo di scena finale.


L'aspetto romantico si intreccia bene in una storia così violenta e ricca di tradimenti, morti ammazzati e sparatorie. Il finale è rocambolesco e la tensione, portata alle stelle con le tavole di pagina 110 e 111 in cui scopriamo finalmente il volto dell'attrice, si scioglie nella tavola successiva con un colpo da maestro di sceneggiatura.
Ma una storia a fumetti di Tex, per quanto ben congegnata nella trama e ricca di ottimi personaggi, non si potrebbe definire un classico se anche i disegni non fossero all'altezza. La sensazione che ho provato soffermandomi sulla parte grafica di quest'avventura è quella di essere di fronte ad un Tex tipico, esemplare; in altre parole, è come se avessi letto decine di altre storie di Aquila della Notte disegnate da Frisenda. Eppure l'autore milanese è un esordiente assoluto sulla collana regolare di Tex! D'altra parte, però, può vantare nel suo curriculum la firma di un Texone, e scusate se è poco! Si tratta di Patagonia, albo speciale scritto da Boselli stesso e molto apprezzato dal pubblico e dalla critica (di cui i protagonisti parlano rispettivamente in due interviste qui e qui). Evidentemente questa importante esperienza unita al suo indubitabile talento e alle sue precedenti prove nel fumetto western di Ken Parker e Magico Vento hanno fatto sì che il suo Tex appaia come un classico. Infatti quando il ranger compare in una vignetta, è su di lui che va l'attenzione del lettore: Tex è sempre nel focus con tutta la sua fisicità e con i profili del volto delineati precisamente. Tex comunica col proprio corpo, con i movimenti veloci e agili e con l'espressività del volto. In realtà tutti i personaggi sono disegnati con cura e in modo da differenziarli bene l'uno dall'altro: soprattutto i cattivi si distinguono fra di loro attraverso le emozioni che i loro sguardi e le loro espressioni lasciano trasparire. Si potrebbe dire che i tratti caratteriali con cui Boselli ha voluto connotare ciascuno di loro siano stati resi graficamente da Frisenda attraverso i volti e le movenze.


Un altro pregio della tecnica di Frisenda è la capacità di realizzare scene complesse di scontri e sparatorie (e in questa coppia di albi ce ne sono molte) senza perdere in chiarezza e dinamismo. Il lettore ha davanti a sé molti dettagli ma il quadro generale rimane nitido. In questo Frisenda è aiutato dalla sua abilità nel giocare con il chiaroscuro. Molte delle scene più movimentate, infatti, sono notturne e qui le tenebre illuminate dalla luce lunare o dal sole albeggiante o dai lampi degli spari sono una puro divertimento per gli occhi.
Ecco come si scrive e si disegna un'avventura di Tex!

venerdì 25 ottobre 2013

Ken Parker continua con Mondadodi


Svelato il nome dell'editore che riproporrà le avventure di Ken Parker: si tratta di Mondadori. Ne ha dato notizia in anteprima Fumettologica, il nuovo ricco webmagazine di informazione e approfondimento fumettistico curato da Matteo Stefanelli e soci.
Qui e qui si racconta di come le dodici tavole inedite che costituiscono il portfolio, edito da Spazio Corto Maltese e presentato in anteprima a Lucca Comics & Games il prossimo 31 ottobre, non sono altro che la prima parte di un'avventura che verrà terminata da Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo e pubblicata da Mondadori, appunto. Nel frattempo, nel 2014 l'editore milanese riproporrà tutta la saga di Lungo Fucile in prestigiosi volumi distribuiti in edicola, fumetteria e libreria. Il primo indizio della conclusione della storia di Chemako ha finalmente trovato, dopo tre anni, un riscontro reale e definitivo.
La vera chicca presentata da Fumettologica è costituita dall'anteprima di due delle dodici tavole di cui si compone il portfolio: le potete ammirare qui. Mi fa piacere ritrovare un Ken che, anche se smunto e affaticato, non la manda a dire quando dei valori come la lealtà e la solidarietà (così importanti in un universo particolare come quello carcerario) vengono calpestati dal furbetto di turno.

domenica 20 ottobre 2013

E ora qualcosa di completamente diverso: Orfani


Dopo tanta attesa da parte dei lettori e tanto battage pubblicitario da parte della Sergio Bonelli Editore (non ricordo un simile spiegamento di uomini e mezzi per il lancio di una serie) è uscito Orfani, la collana mensile a fumetti di ambientazione sci-fi scritta da Roberto Recchioni e disegnata da Emiliano Mammuccari, che si svilupperà in stagioni di dodici numeri (ne sono state progettate due e la terza è in programma, ma la sua realizzazione dipenderà dalle vendite della prima). Perché tanta attesa? Perché, a suo modo, è una serie rivoluzionaria per la Bonelli, essendo la prima interamente progettata a colori. Certo, ci sono i Color Tex e Color Zagor e il Dylan Dog Color Fest, ma sono pubblicazioni annuali (o semestrali, come sta diventando il Color Tex) e, soprattutto, il colore è il classico in quadricomia usato anche per celebrare i numeri centenari delle varie serie. Orfani, invece, ha usato una tecnologia completamente diversa: i colori sono più vividi e realistici, e il risultato è strepitoso. Ne giova la stessa narrazione, di cui il colore diventa parte essenziale. La storia è tesa, il ritmo è alto e le inquadrature delle scene di combattimento (che coprono una buona parte delle pagine) sono mozzafiato.


Azione, azione, e ancora azione per un'avventura di fantascienza bellica che serve a presentare i protagonisti della serie. Abbiamo capito che sono dei ragazzini sopravvissuti ad un attacco devastante portato alla Terra da parte di una forza aliena. Rimasti orfani, vengono sottoposti ad un addestramento particolare grazie al quale entrano a far parte di una sorta di squadra speciale di combattimento. Nella seconda parte dell'albo, spostata temporalmente in avanti di qualche anno rispetto alla prima, li vediamo risolvere positivamente e con disinvoltura un attacco terrestre al pianeta alieno che stava mettendosi male. Sono dei duri, e parlano da duri.
Il target dichiarato della serie è quella schiera di giovani cresciuti a videogame e che ha un "cattivo" rapporto con i fumetti di carta classici, ovvero il bianco e nero alla Tex ma anche quello alla Dylan Dog. Non si può restare indietro e la Bonelli, senza abbandonare il suo classico bianco e nero, cerca nuovi lettori. E fa bene. E tanto di cappello ancora alla sua capacità di innovarsi senza tradire i valori della sua tradizione, ossia produrre storie d'avventura curate con la massima qualità e col massimo rispetto verso il lettore. Poi una serie può piacere o meno, ma l'impegno che c'è dietro è indiscutibile. Detto questo, la fantascienza bellica da una parte e il colore dall'altra non sono rispettivamente nè il mio genere nè il mio modo di fruire il fumetto preferiti. Tuttavia apprezzo il lavoro nei testi e nei disegni di Orfani e penso che la curosità di andare a vedere come andrà a finire mi porterà ad acquistare anche gli albi successivi.


Citazioni, ispirazioni, rimandi alla base di questo primo numero, li spiega Recchioni sul suo blog.

domenica 13 ottobre 2013

Il manifesto di Mario Alberti per il Trieste Science+Fiction


Ma quanto è evocativo il manifesto che Mario Alberti ha realizzato per l'edizione 2013 del festival Trieste Science+Fiction?

"L’idea era di riprodurre una locandina classica per un film che però non esiste, libero sfogo alla fantasia! La mia e, spero, quella di chi guarda il poster e può immaginare la “sua” storia."
Appuntamento quindi a Trieste dal 30 ottobre al 3 novembre con "il" festival della fantascienza italiano!
Quest'anno, tra l'altro, si festeggia il 50esimo anniversario del Festival Internazionale del Film di fantascienza del quale l'attuale Trieste Science+Fiction ha raccolto l'eredità a partire dal 2000. La sua prima edizione, infatti, si svolse a Trieste nel 1963 e, nell’arco di vent’anni fino al 1982, ha ospitato nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia grandi personalità come Forrest J Ackerman, Arthur C. Clarke, Roger Corman, Umberto Eco, Riccardo Freda, Frederik Pohl, Bertrand Tavernier.

venerdì 11 ottobre 2013

Intervista a Mauro Boselli


"...per riuscire a scrivere Tex senza sbagliare, visto che lui non sbaglia, bisogna immedesimarsi molto in questo personaggio dotato di qualità più che umane. Per me, devo dire, è stato abbastanza facile, perché ero praticamente a scuola dall'alter ego umano di Tex, ossia Gian Luigi Bonelli, dunque so benissimo cosa Tex pensa e fa in una determinata situazione."
Il resto dell'intervista che Mauro Boselli mi ha concesso, la trovate qui su Fucine Mute.
Buona lettura!

lunedì 7 ottobre 2013

Canto di Natale


Via ComicsBlog apprendo che Canto di Natale è il titolo della storia inedita di Ken Parker, che gli autori Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo presenteranno in anteprima al Lucca Comics & Games 2013 fra meno di un mese. Un altro tassello si aggiunge.
Splendido il disegno di Milazzo!

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