domenica 21 luglio 2013

Springsteen & I - Il film, al cinema solo il 22 luglio


Springsteen & I è un film documentario incentrato sulla grande rockstar americana, raccontata dai suoi fan e da performance inedite. Si tratta di un evento unico, proiettato nei cinema in contemporanea mondiale il 22 luglio 2013.
Il film, creato per i fan e dai fan, prodotto da Ridley Scott, ha impegnato moltissimo il team diretto dal regista Baillie Walsh, che per oltre sei mesi ha raccolto, catalogato e selezionato i video inviati da ogni parte del mondo: una prova che, nonostante le differenze generazionali e linguistiche, l’esperienza springsteeniana rimane intima e personalissima e tale da coinvolgere milioni di persone di tutte le età. In questo senso quello del Boss è un fenomeno culturale che non ha equivalenti.
Esattamente 40 anni dopo il debutto di Greetings from Asbury Park, N.J., il disco che irruppe nella scena rock e la cambiò per sempre, il documentario testimonia quella magia che si crea ad ogni suo concerto e che ti fa credere che il Boss e la "heart-stopping, pants-dropping, hard-rocking, booty-shaking, love-making, Viagra-taking" E Street Band stiano suonando e cantando con tutta l'energia possibile solo per te, per vederti felice attraverso la loro musica. Quando sei lì, provi la stessa sensazione che il giornalista e scrittore britannico Richard Williams ha espresso in un suo recente articolo apparso sul magazine musicale Uncut:

"Springsteen è l'unica rockstar che continua a dare l'impressione di voler conoscere tutti i suoi spettatori, uno a uno"




Qui potete trovare i cinema italiani che proietteranno il film

mercoledì 17 luglio 2013

Manodopera a costo zero


Lo spettacolare ingresso della jeep, con a bordo Martin Mystère, Diana e la vecchia conoscenza Olga, sembra infrangere il sogno perverso dello spregiudicato Ludwig Meidner, protagonista negativo de Gli abitatori del sottosuolo, albo numero 327 delle avventure del Detective dell'Impossibile. Il compianto Paolo Morales ha realizzato una delle sue storie migliori, aiutato nei disegni dalla brillante coppia costituita da Roberto Cardinale e da Alfredo Orlandi. Nella consueta rubrica che trova spazio nelle ultime pagine, Alfredo Castelli definisce la presente storia come tipica della produzione di Morales, in quanto
"l'elemento mysterioso (in questo caso le creature del sottosuolo) si fonde con la scoperta di un grave crimine compiuto da qualche organizzazione multinazionale, crimine di cui non ci rendiamo conto o fingiamo di non renderci conto perché ci permette di vivere in modo più confortevole"
Il crimine in questione è ben descritto dallo stesso Meidner: sfruttare degli schiavi per generare profitto. Ammetto che la lettura di queste vignette mi ha colpito molto, soprattutto la parte riguardante il sogno inconfessabile di ogni imprenditore. La fantasia di Morales va solo poco al di là della realtà: l'unico elemento fantastico di tutta la storia è infatti la tipologia degli schiavi, ovvero un gruppo di umanoidi molto resistenti e feroci, sviluppatisi nelle caverne austriache nella più totale oscurità. Dei mostri, si direbbe, di cui però Mystère conosce le origini e di cui scopre e difende l'umanità. Se eliminiamo questo elemento, quello che rimane è tutto vero.
Gli schiavi che scavano la terra congolese alla ricerca di uranio esistono realmente e sono uomini, donne e bambini in carne e ossa. E sono solo un esempio di tutti quelli che, nel passato e nel presente, anche a poca distanza dalle nostre comode case, vengono sfruttati in condizioni inumane per generare profitto. La prima cosa che ho pensato leggendo le parole di Meidner è stata che il sogno inconfessabile del capitalismo è proprio questo: generare profitto con manodopera a costo zero. In fondo è questo l'asintoto cui tende la nostra società, nonostante tutti i limiti legali e sociali che noi cerchiamo di opporre con maggiore o minore successo. Cerchiamo di difenderci nel modo migliore possibile ma è una battaglia persa in partenza. Se alcuni stanno bene, ciò è possibile solo grazie a molti che stanno male. Forse l'ho espresso in termini troppo semplicistici ma è la verità.
Morales lo racconta molto meglio e senza appesantire la storia di moralismi o di retorica. La trama fila infatti liscia e intrigante fino alla fine, grazie anche ai numerosi personaggi di contorno ottimamente delineati. A partire da Prego, la creatura del sottosuolo che accompagna Martin in questo viaggio dell'orrore e che ci fa riflettere (cosa di cui se ne sente sempre più bisogno) sul concetto del diverso, al simpatico e coraggioso ispettore italo-austriaco Albani, fino al citato Meidner. Da sottolineare anche il ruolo da co-protagonista di Diana Lombard, le cui qualità (mai abbastanza messe in evidenza lungo la serie) si rivelano fondamentali per la soluzione della vicenda, e quello di Travis, ritratto in un periodo di piccola crisi esistenziale e rincuorato da Martin rispetto alla solidità della loro amicizia.
Tantissimi elementi e spunti di interesse, quindi, in questa storia, resa graficamente da un buon tratto: mi piace molto il volto di Martin, di Diana e anche di Prego anche se, nel complesso, i disegni di Cardinale e Orlandi soffrono un po' di staticità.
Castelli chiude la rubrica finale avanzando l'ipotesi su quale potrebbe essere il messaggio che Morales voleva comunicare con questa storia:
"Astenersi dall'acquistare certi beni di consumo ottenuti con questi metodi crudeli può indurre chi li produce a modificare il proprio comportamento, se non altro per interesse"

Io, invece, ci ho letto un pessimismo molto profondo. Le provocatorie parole pronunciate da Meidner prima di morire su chi sia il buono in questa storia rimbalzano nella mente di Martin anche nelle vignette finali, quando, insonne nel cuore della notte, riflette sconfortato sull'esito della vicenda:
"..e così, ancora una volta, è l'interesse economico che detta l'ultima parola"

mercoledì 10 luglio 2013

Morte di un matematico californiano


Il paradosso di Fermi e il mistero della formula dei numeri primi. La probabilità dell'esistenza di una  civiltà extraterrestre e l'ipotesi di Riemann. Enrico Fermi che scarabocchia la sua ipotesi su un tovagliolo in mensa a Los Alamos e i radiotelescopi del SETI che ascoltano l'universo. La possibilità di decrittare facilmente l'RSA e il milione di dollari messo in palio dal Clay Mathematics Institute. Sono tutti ingredienti della storia che vede coinvolto Martin Mystère nell'albo numero 326: Il paradosso di Fermi.
Luigi Mignacco è più castelliano di Alfredo Castelli. Crea un'appassionante avventura a partire da basi scientifiche e storiche solidissime e ottimamente documentate: il marchio di fabbrica del Detective dell'Impossibile, ciò che lo ha reso unico nel panorama fumettistico italiano e che ne ha decretato il successo. E in questo caso la scienze in questione sono la fisica e la matematica, ovvero discipline che, mal presentate, possono spaventare o, peggio, annoiare, tanto chi non le conosce, quanto chi le ha studiate a lungo. Appartenendo alla seconda categoria, non posso sapere se la storia sia stata apprezzata anche da un lettore che fa parte della prima.


Posso solo dire che la vicenda che si sviluppa dalla scomparsa di Lem Staniski, il matematico e fisico (suppongo) californiano, che ha intercettato un messaggio radio extraterrestre di natura artificiale contenente la soluzione della formula dei numeri primi, non banalizza assolutamente i temi scientifici. Riesce invece a renderli attraenti, a suscitare l'interesse, a porre interrogativi importanti. Senza mai dimenticare che il fine è quello di divertire il lettore. Direi di più. Si intuisce che si è divertito anche Luigi Mignacco, facendo propria la filosofia castelliana, espressa dall'autore milanese in un'intervista:
"..diciamo che a me piace molto imparare delle cose nuove e poi ritrasmetterle agli altri tramite il mio lavoro. Martin Mystère mi permette quindi di trovare l’occasione, o meglio la scusa, di imparare qualcosa di cui magari non mi occuperei mai, e poi di trasmetterla. È questo è il vero piacere del mio lavoro."
Una storia, quindi, da non perdere, nonostante qualche eccesso negli inseguimenti e nelle sparatorie (serviva proprio inserire la mafia russa oltre agli Uomini in nero?) e i disegni di Paolo Ongaro (non proprio il mio disegnatore mysteriano preferito).

venerdì 5 luglio 2013

Ella

 
"Ella" è un corto animato. E' toccante, dolce, malinconico... L'ho appena visto a Maremetraggio. Una piccola perla di Juan Montes de Oca, prodotto dalla spagnola Ladat.

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