giovedì 31 gennaio 2013

I migliori albi Bonelli del 2012 - Nathan Never

Il 2012 di Nathan Never è stato a dir poco rivoluzionario. Non poteva essere altrimenti, d'altronde, visto la Guerra dei Mondi che ha sconvolto in modo irreversibile il mondo dell'Agente Alfa, dei suoi compagni e della vita sul pianeta Terra in generale. La guerra con Marte ha tenuto il naso dei lettori incollato alle pagine degli albi lungo gran parte del 2011, per concludersi nei primi due mesi del 2012 con una stupefacente sequela di sorprese e emozioni. La sconfitta dell'Uni-mente e del suo creatore Aran Darko ha provocato il crollo dell'esercito marziano seguito dalla rivolta sulla stessa Marte e dal rovesciamento della dittatura dei Pretoriani. La rassicurante conclusione della guerra porta con sé, però, delle inquietanti rivelazioni per il lettore. Solomon Darver, divenuto presidente del Nuovo Consiglio Mondiale di Sicurezza, non è soltanto Solomon Darver; Resya, la madre delle telepati, nasconde in un luogo segreto del Territorio uno dei Tripodi marziani per farne un uso futuro non proprio tranquillizzante; infine, la sorpresa più allarmante è la sconcertante scoperta da parte degli agenti Alfa che Sigmund Baginov è un robot.
Scontro finale e Cielo di fuoco (scritti da Stefano Vietti e disegnati da Roberto De Angelis, Giuseppe Barbati e Luca Casalanguida il primo e da Guido Masala e Giacomo Pueroni il secondo) sono, quindi, due albi ad alto contenuto adrenalinico che, chiudendo il lungo ciclo della Guerra dei Mondi, aprono le porte al nuovo reboot della serie, inaugurato dal numero 250 Il segreto di Sigmund. Si tratta di una vera e propria ripartenza, sottolineata anche dal restyling grafico affidato a Sergio Giardo, nuovo copertinista e autore dei disegni di questo nuovo "primo albo". La stessa copertina richiama quella del mitico numero 1, e il Nathan di Giardo ha un sapore classico, di ritorno alle origini. E sono proprio le origini della serie e la sua evoluzione in questi anni ad essere rievocate nella storia ideata da Antonio Serra, e sceneggiata insieme a Mirko Perniola e Davide Rigamonti, che si dipana su quattro albi fino al numero 253. Attraverso questa emozionante miniserie nella serie, rivediamo personaggi del passato, come Reiser o Aristotele Skotos o Hadija, apparire nelle vesti di importanti comprimari di avventure che vedono protagonisti gli storici amici Nathan e Legs, insieme a Sigmund.

Legs - disegno di Patrizia Mandanici
E' il tremendo segreto di Sigmund il filo conduttore della storia, quel segreto celato nei sotterranei dell'Alfa Building fin dai tempi di Reiser. Il suo svelamento e il rinforzarsi dell'amicizia fra i tre compagni salutano la fine di questo ciclo che, secondo me, è stato ancora più affascinante di quello della Guerra con Marte. Ha infatti avuto la capacità di riannodare i fili del passato in modo appassionante e per nulla scontato, soddisfacendo così i lettori storici di Nathan. Nello stesso tempo ha riassunto in modo conciso ma sostanziale molti temi del mondo nathanneveriano in modo che anche un nuovo lettore ne esca con la consapevolezza di conoscere le basi di quel mondo e con la curiosità di continuare a scoprirlo. La fine della miniserie porta anche un'incognita pesante sul futuro degli Agenti Alfa, costituita dal terribile nemico denominato Omega, "figlio" dello stesso Sigmund e del suo super computer.

Sigmund - disegno di Patrizia Mandanici
Oltre ai disegni di Giardo, voglio sottolineare lo stile del tutto unico di Patrizia Mandanici, che firma la parte grafica del terzo albo della miniserie, intitolato Nel cuore della macchina in cui il suo personalissimo Sigmund esprime perfettamente l'evolvere dello stato d'animo del polacco lungo lo svolgersi del racconto. Per non parlare dell'interpretazione di Nathan e Legs, i cui volti comunicano con naturalezza tutte le emozioni che vivono.
Dopo sei mesi di crescendo rossiniano, ci voleva un albo di decompressione come Le chiavi del futuro, di ritorno al flusso normale degli eventi, in cui si ricostruisce dopo la guerra, si ritorna alla vita dopo il periodo di devastazione e di morte. Assistiamo alla rinascita dell'Agenzia Alfa sotto la nuova direzione di Elania Elmore, all'arruolamento ufficiale come nuovo Agente Alfa di Kay, la figlia di May e Branko e al lieto evento del doppio matrimonio delle coppie Sigmund-Betty e May-Branko.

Anwen e Nathan - disegno di Andrea Cascioli
Dopo tanti albi ad altissimo livello, magari ti aspetti una pausa, una storia non dico sottotono, ma normale. E invece no! Ecco un'altra chicca, quella che ho apprezzato di più, uscire dalla fantasia di Mirko Perniola per colpirti diritto al cuore. Una splendida storia di amore e morte, che vede un Nathan lottare per la vita nella perduta città di Lidande, i cui abitanti sono mutati in forme più o meno mostruose a causa di un morbo letale, soggiogati dal regime violento della perfida Myghal. Sono due gli elementi di pathos che dominano la storia: la dolorosa malattia che sembra portare inesorabilmente Nathan verso un'orribile fine attraverso un'orrenda mutazione del suo corpo, e l'amore di Anwen, la donna che protegge Nathan, di cui si innamora, ricambiata e che si rivelerà essere alla fine il motivo della missione dell'Agente Alpha a Lidande. Una storia indimenticabile, tanto quanto la figura dolente ma forte di Anwen, che meritatamente si annovera fra i personaggi femminili più importanti della serie. Sono queste le avventure che fanno di Nathan Never una serie unica: c'è la fantascienza, ovviamente, ma il plus è dato dall'aspetto umano. Il mondo di Nathan è una rappresentazione dell'umanità con tutte le sue sfumature in un futuro realistico e coerente. Io non sono un grande appassionato del genere ma la capacità con cui gli autori hanno saputo creare una serie di personaggi così veri e vivi mi ha fatto innamorare di Nathan Never.

Anwen e Nathan - disegno di Andrea Cascioli
Al successo di questa storia contribuiscono anche i disegni di Andrea Cascioli, adatti ad esprimere tutto il dolore fisico e psicologico che attraversa i due albi di sua competenza: non sarà facile dimenticare il volto sofferente di Nathan uscito dalle sue matite. L'avventura si conclude poi nella prima metà del terzo albo, sceneggiato da Antonio Serra e disegnato da Sergio Giardo. La seconda metà di La megalopoli è un'inquietante viaggio nella psiche di May, scritta ancora da Serra e disegnata da Francesca Palomba: uno spunto molto interessante che avrebbe meritato uno sviluppo più consistente. A pagina 4 dell'albo c'è una sorpresa, inaspettata per molti lettori, ovvero la lettera con cui Antonio Serra comunica di cedere la cura editoriale della serie a Glauco Guardigli, suo collaboratore ormai da molto tempo: un passaggio di consegne, a suo modo storico, nel segno della continuità.
Novembre, dopo tanto pathos, ci porta ancora un'ottima storia in questo infinito 2012 nathanneveriano: Haiku, scritta da Alberto Ostini e disegnata da Val Romeo. Una missione del nostro Nathan in Giappone lo vede ancora protagonista di una breve ma intensa storia d'amore con una celebra violoncellista che lo farà riflettere sul ruolo che le donne importanti della sua vita hanno rivestito per lui e, soprattutto, sulla sua capacità di amare, sulle "gocce di splendore" che è stato in grado di donare e di ricevere.
Terminare il 2012 con Gli innocenti, una storia "standard" che, posizionata in una diversa sequenza di avventure, definiresti di tutto rispetto, una classica missione da Agente Speciale, ben costruita da Bepi Vigna e altrettanto ben disegnata da Germano Bonazzi, serve a far ritornare alla normalità il mood della serie.
Che dire!?! Il 2012 di Nathan Never è stato di livello altissimo: penso la migliore serie Bonelli dell'anno. Il morbo della città perduta e Mutazione! di Perniola e Cascioli sono, come detto, gli albi che si distinguono ancor di più oltre la media già elevata, tanto per i testi quanto per i disegni (alla pari, questi ultimi, con quelli della Mandanici). La miglior copertina è di Sergio Giardo: ancora Il morbo della città perduta.




martedì 29 gennaio 2013

Quel vecchio calzino di Slowhand


50 anni di carriera da festeggiare nel 2013 con un grande tour di concerti e un nuovo disco: il 21esimo contando solo quelli registrati in studio. Eric Clapton si (e ci) regala una serie di canzoni appartenenti a vari generi: dalla musica degli anni 30 al reggae, dal soul al rock e, ovviamente, il blues. Due inediti e tanti amici in questo nuovo lavoro intitolato Old Sock: Paul McCartney, Steve Winwood, Chaka Khan, JJ Cale. Uscita prevista il 21 marzo. Un solo rimpianto: per adesso non è prevista nessuna data italiana per il suo tour...Maggiori dettagli qui.

domenica 27 gennaio 2013

La memoria, tra compassione e lucidità

"Della Shoah si parla troppo perché se ne parla male. Cioè se ne parla in maniera compassionevole per le vittime, mentre la Shoah è un’enorme questione politica e antropologica. Politica, perché pone il problema di come un popolo civilizzato abbia scientemente deciso di eliminarne un altro. Antropologica, perché rappresenta una cesura, una rottura nella civiltà occidentale."
Sono d'accordo con il parere espresso in un'intervista a La Stampa del 22 gennaio da Gorges Bensoussan, storico e responsabile editoriale del Mémorial de la Shoah di Parigi, autore di una sintetica ma assai ben fatta Storia della Shoah che La Giuntina ha appena tradotto e pubblicato in Italia (pp. 168, € 12). Indulgere nella compassione per le vittime non lascia la lucidità sufficiente ad analizzare la questione sotto i due profili che suggerisce lo storico francese. Personalmente mi lascia sempre senza respiro l'idea che la Shoah sia un evento successo poche decine di anni fa, ad opera di persone appartenenti al mondo e alla cultura cui io appartengo, sul territorio che io stesso calpesto. Nello stesso tempo assisto alla banalizzazione della Shoah e all'uso indiscriminato di questo termine, applicato a tanti tragici eventi nei quali ci sono delle vittime. L'errore è madornale e nasce anche dalla scarsa conoscenza della Shoah, come fatto storico, politico e antropologico. Mi auguro che oggi sia un giorno in cui approfondire questi aspetti attraverso vari strumenti. Uno potrebbe essere il libro di Bensoussan.

Un altro potrebbe essere recarsi oggi alle 18 alla libreria Lovat di Trieste per assistere alla presentazione del racconto a fumetti Torri di fumo - Una storia di Trieste, di Eugenio Belgrado, edito da Lavieri e secondo volume della collana Uomini e storie del Friuli Venezia Giulia. La storia è centrata sull'amicizia di due giovani nella città giuliana all'epoca della Seconda Guerra Mondiale. L'occupazione tedesca, la collaborazione fascista, il campo di sterminio nazista noto con il nome di Risiera di San Sabba sono ingredienti del fumetto. E' significativo che l'autore abbia poco più che vent'anni e non sia triestino, bensì pordenonese. In una precedente presentazione del suo libro aveva affermato che nella sua zona, che dista poco più di cento chilometri da Trieste, ben pochi ragazzi conoscessero ciò che era accaduto in Risiera, una vecchia fabbrica dedicata alla pileria del riso, riadattata dai nazisti a campo di concentramento prima e di sterminio poi, di detenuti politici e partigiani italiani, sloveni e croati, e di ebrei. La prima lacuna da colmare è la conoscenza. Se un buon fumetto può dare il suo piccolo contributo in questo senso, ben venga. Se inoltre può stimolare il lettore a riflettere su come una città dalla cultura mitteleuropea secolare abbia potuto ospitare un campo di sterminio, senza ridurre tutto al solito, e per certi versi rassicurante, stereotipo del sonno della ragione, allora è anche meglio.
Qui una intervista video ad Eugenio Belgrado.

venerdì 25 gennaio 2013

Gli Audaci incontri con gli autori Bonelli: il mondo di Nathan Never

Disegno di Romeo Toffanetti
Moderato da Dario Fontana, si è svolto oggi alle 18, preso il Salone degli Incanti di Trieste, il primo di una corposa serie di incontri con autori bonelliani, che Napoli Comicon, in collaborazione con La Cappella Underground di Trieste, ha organizzato nell'ambito de L'Audace Bonelli - L'Avventura del fumetto italiano, la ricca retrospettiva che celebra i settant'anni della casa editrice milanese.
Tutolo dell'incontro odierno: Scrivere e disegnare fantascienza in Bonelli: incontro con gli autori di Nathan Never. Ovviamente, gli ospiti erano tutti appartenenti al mondo dell'Agente Speciale Alfa.
Glauco Guardigli è il neo curatore editoriale di Nathan Never (oltre che di Shangai Devil). Succede nel delicato compito ad Antonio Serra (uno dei tre componenti, insieme a Michele Medda e Bepi Vigna, della famigerata Banda dei Sardi creatrice del personaggio) che ha lasciato l'incarico tre mesi fa. A lui l'onere, quindi, di custodire le caratteristiche dell'universo nathanneveriano (quello forse con la maggiore dose di continuity fra tutte le testate bonelliane) nel suo perenne evolversi e rifondarsi. Il caso ha voluto proprio che Glauco prendesse le redini della collana durante uno di questi reboot della serie: dopo la saga della Guerra dei Mondi, che ha tenuto incollati noi lettori per dodici mesi, l'Agenzia Alfa ha cambiato direttore, è tornata Legs, abbiamo scoperto dei segreti di Sigmund e del suo passato, Nathan è travolto dal vortice di ricordi legati alle sue donne. Insomma, si sta recuperando l'atmosfera, e non solo, dei primi albi.
Uno dei più bravi interpreti di questo restyling è Davide Rigamonti, soggettista che, a proposito di Sigmund, ha firmato una delle storie più interessanti dell'anno trascorso. Simpatico l'aneddoto raccontato dall'autore milanese inerente i suoi primi tempi in casa editrice quando, incaricato da Serra di andare a prendere degli albi in un magazzino situato alla fine di un corridoio poco frequentato, venne scambiato per un ladro da Sergio Bonelli.

Copertina di Mario Alberti
Il ricordo da parte di Rigamonti dell'editore e autore scomparso aveva seguito quello di Romeo Toffanetti, uno dei disegnatori storici di Nathan. L'artista pordenonese, che spazia tra cinema, pittura, musica, fotografia, ha espresso la sua preferenza per le storie di Nathan più intimiste e bladrunneriane, piuttosto che quelle in cui ci sono guerre galattiche piene zeppe di astronavi. Ha ironizzato simpaticamente sul proprio mestiere di disegnatore tormentato dalle richieste assurde degli sceneggiatori, auspicando che, se esiste un karma, gli sceneggiatori si reincarnino in disegnatori....
Quarto ospite dell'incontro, eroe di casa, Mario Alberti, ormai asso internazionale del fumetto. Disegnatore fra i più amati di Nathan, esordì con un albo che lasciò il segno e si distinse per un suo eccellente Gigante. La Bonelli è stato il trampolino di lancio per l'artista triestino verso i successi in Francia e Stati Uniti. Alberti ha ricordato con affetto il periodo milanese e gli amici della casa editrice e, incalzato da Fontana su un eventuale ritorno alle origini nathanneveriane, la risposta elusiva non è riuscita a nascondere un plateale sguardo d'intesa scambiato con Glauco Guardigli, molto più eloquente di tante parole.
Prossimo incontro, venerdì 1 febbraio, intitolato Le Storie e il nuovo corso della Bonelli.
Ospiti: Roberto Recchioni e Alessandro Pastrovicchio.
Programma completo: qui!

martedì 22 gennaio 2013

L'Audace Bonelli - il programma (aggiornato) degli incontri

Scopro solo oggi che, nell'ambito della mostra L'Audace Bonelli - L'Avventura del fumetto italiano, inaugurata a Trieste il 2 dicembre scorso e ospitata presso il Salone degli Incanti fino al 3 marzo, sono in programma degli interessanti incontri settimanali con autori e disegnatori della casa editrice.
Appuntamento quindi ogni venerdì alle 18, a partire dal 25 gennaio. Si chiude il 3 marzo con la proiezione del documentario Come Tex nessuno mai di Giancarlo Soldi.
Cliccare sull'immagine (aggiornata con delle correzioni) per ingrandirla.



Programma disponibile anche sul sito del Napoli Comicon.

domenica 20 gennaio 2013

Quando la Storia è noir - "I sonnambuli" di Paul Grossman

"Cosa diavolo credi di fare, ebreo?" Tutte le teste sul tram si voltarono. Si guardò intorno per vedere a chi fossero rivolte le accuse dell'uomo dal viso affilato con la bombetta nera davanti a lui, poi capì. "Allontana il tuo sporco naso da ebreo dal mio giornale!"
Willi era sbalordito. Non pensava quasi mai al suo essere ebreo, tranne in occasione delle festività importanti. Ma i suoi occhi neri e i suoi capelli ricci e scuri lo erano come le insegne luminose del Ku'damm. i tedeschi stavano diventando sempre più sfrontati nei loro sfoghi antisemiti. Ancora qualche mese e avrebbero rimesso in testa agli ebrei i berretti a cono gialli, come nei secoli bui. Bastava solo che quel pazzo lo accusasse di aver cercato di rubargli il portafogli e si sarebbe trovato in guai seri. Se non fosse stato chi era. Estrasse il distintivo della Kripo. Il cambiamento di espressione di quel tipo gli rese quasi tollerabile l'insulto.
Willi Kraus ha una grande sfortuna. Nonostante sia un rispettabile e celebre ispettore di polizia, vive nella città sbagliata nel periodo sbagliato. I suoi precedenti successi investigativi che gli hanno permesso di scovare il Kinderfressen, il divoratore di bambini, non bastano. Tantomeno alcun merito può più vantare grazie agli anni spesi a combattere, distinguendosi con valore sul fronte occidentale della Prima Guerra Mondiale. Herr Inspektor-Detektiv Willi Kraus ha la grave colpa di essere ebreo e di vivere a Berlino e questo romanzo di Paul Grossman racconta gli ultimi mesi trascorsi dal poliziotto nella sua città: il periodo terribile che comprende la fine del 1932 e l'inizio del 1933, fino alla presa del potere da parte di Hitler.
Il grande merito dell'opera di Grossman non è tanto aver concepito una trama gialla, seppur convincente e ben strutturata, quanto quello di aver ricostruito l'atmosfera di deriva civile e morale di una società sull'orlo della catastrofe. Lo sfondo storico è così ben restituito che il lettore percepisce perfettamente la tensione crescente dovuta al precipitare degli eventi politici e sociali. Berlino è il teatro di continui scontri fra le SA, le Camicie Brune di Hitler, ovvero il violento corpo paramilitare di cui si era circondato il futuro Führer, e i gruppi di militanti comunisti. Spettatori quasi impassibili di questo crescendo sono i borghesi, gli impiegati e i professionisti, gli imprenditori e i commercianti berlinesi che si voltano dall'altra parte, invocando il pronto intervento della polizia. Minimizzano i pericolosi episodi di crescente intolleranza da parte dei nazisti nei confronti degli ebrei. Sono convinti che il partito di Hitler, e i suoi sotenitori, saranno spazzati via dalle prossime elezioni. Sottovalutano il pericolo e continuano a vivere in una Berlino, i cui marciapiedi sono calcati da masse crescenti di disoccupati che la crisi economica recente ha creato. Anche Der Hinspektor inizialmente non vuole credere a quanto sta succedendo in città, ma episodi come quello del tram lo fanno lentamente ricredere.
D'altra parte Kraus sta proprio indagando su degli strani omicidi di donne giovani e i sospetti cadono su figure importanti del partito nazista. Sta scoprendo un progetto così agghiacciante e incredibile che, una volta smascherato pubblicamente, porterebbe alla rovina di Hitler. La seconda parte del romanzo è incentrata da una parte sulla consapevolezza crescente da parte di Der Inspektor del grave pericolo costituito dalla ormai certa ascesa nazista e dall'altra dal suo convincimento di avere fra le mani la bomba che potrebbe fermare tale ascesa. Sapere che la Storia percorrerà invece la sua strada nera, aumenta la frustrazione del lettore vedendo poi quanto Willi Kraus creda nella sua missione rischiando il tutto per tutto.


Le scene finali dell'incendio del Reichstag e della sconfitta del poliziotto fanno riflettere su come una società convinta di aver subito un torto internazionale per il precedente conflitto mondiale, distratta nei confronti delle violenze che una sua minoranza di cittadini sta cominciando a subire, impaurita dalla crisi economica, venda la propria anima ad un nuovo profeta affabulatore.

Però, a Bulowplatz, fu come se fossero entrati direttamente a bordo del tram sul set di un film di Fritz Lang. Il grande quartiere generale del Partito comunista dall'altro lato della piazza, coperto di giganteschi vessilli con il volto di Lenin, era crcondato da migliaia di nazisti urlanti. "Fuori i rossi! Fuori i rossi!" Alcune persone all'interno, afferrate per i capelli, vennero gettate fuori dalla porta e costrette a passare sotto forche caudine di manganelli minacciosamente branditi mentre si allontanavano barcollando con il capo insanguinato. Si udì uno schianto terribile. Una finestra ai piani superiori venne fracassata e due camicie brune fecero penzolare un uomo urlante dal sesto piano. Il cuore di Willi si fermò. Non potevano. Non l'avrebbero fatto. Ma, come i romani nel Colosseo, la folla rumoreggiava con il pollice verso, e la vitima cadde con un grido terribile, agitando le braccia nel vano tentativo di sottrarsi al suo destino.

martedì 15 gennaio 2013

Intervista a Mauro Marcheselli


"Non si sono evoluti gli Eroi, si sono evoluti gli Autori. E a volte involuti."

Brevissimo e lapidario estratto dell'intervista che Mauro Marcheselli, direttore editoriale della Sergio Bonelli Editore, mi ha rilasciato una settimana fa.
Del passato, del presente, ma soprattutto del futuro della amata casa editrice milanese, trovate tutto qui, su Fucine Mute.

domenica 13 gennaio 2013

I migliori albi Bonelli del 2012 - Tex

Jane Greer e Robert Mitchum ne Le catene della colpa
Nei film noir, spesso, il peso del passato gioca un ruolo determinante nelle sorti del protagonista. Ciò che si è vissuto e si è voluto lasciare dietro di sé, ritorna inesorabile a chiedere conto. Non serve a nulla aver trovato rifugio in qualche piccola cittadina di provincia e aver cambiato vita: non si può fingere che le azioni compiute non siano mai accadute. Il passato ritorna. È quello che succede a Jeff Bailey, il proprietario di una pompa di benzina, che conduce una vita tranquilla con la propria fidanzata in un piccolo centro della California. Un disilluso Robert Mitchum interpreta uno dei più laconici e predestinati eroi del genere noir in un film di culto: Le catene della colpa (Out of the Past), diretto nel 1947 da Jacques Tourneur. Gli anni e le miglia che lo separano dalla sua vita precedente di detective a New York, non evitano che il gangster da cui è scappato, Whit Sterling, interpretato da Kirk Douglas, lo cerchi e lo ritrovi obbligandolo a fare i conti col suo passato.
Guillermo Blanco - Disegno di Jose Ortiz
È evidente il richiamo al film del regista francese nella storia che Pasquale Ruju ha firmato per la collana mensile di Tex, pubblicata nei due ultimi mesi del 2012. Lo si desume tanto dal titolo dell'albo di novembre, Le catene della colpa, quanto dalla figura del protagonista, Padre Clemente, frate della missione di Santa Esperanza in Messico, in cui Carson e Tex fanno sosta durante un loro lungo viaggio a cavallo.
Tex riconosce Guillermo Blanco nell'uomo di chiesa, uno spietato assassino che Tex era convinto di aver ucciso a duello diversi anni prima. Il criminale invece sopravvisse e si pentì della propria vita piena di morte e violenza, decidendo di dedicarsi al prossimo e all'istruzione dei bambini poveri. Tex sceglie di credergli e di dargli fiducia. Non altrettanto fa Gallardo, un assassino a capo di una banda di razziatori, che ha nei confronti di Guillermo un vecchio credito, figlio del bottino di una rapina compiuta assieme. Gallardo obbliga Guillermo a partecipare ad un ultimo colpo, ricattandolo con la minaccia di uccidere i bambini della scuola della missione. Tanto nel film, quanto nel fumetto, quando il passato torna a bussare alla porta del protagonista costringendolo a ripercorrere le antiche strade, il senso di morte cala sulla storia senza più abbandonarla fino all'ineluttabile conclusione.
Una storia di Tex da manuale, dalla trama solida e senza sbavature. Sono i due pards coloro che si sbarazzano della banda di Gallardo alla loro maniera, implacabili e inesorabili. Guillermo riesce comunque a distinguersi nella sparatoria finale, salvando le donne prese in ostaggio dai bandidos. Non avrà salva la pelle, ma potrà presentarsi con dignità al cospetto di Dio. La grandezza di questa storia sta nel proporre un Tex classico, invincibile e spietato verso il male, ma capace di discernere il sincero pentimento anche di un criminale. Un personaggio così, se mal sceneggiato, rischia di diventare una macchietta irrealistica o di uccidere tutti gli altri con la propria personalità. Non è così in questa storia, dove la figura di Guillermo fa appassionare il lettore al suo destino, senza mai perdere di vista né sminuire il peso di Tex nello sviluppo della trama, anzi esaltandolo. Un equilibrio difficile da raggiungere, ma centrato pienamente da Pasquale Ruju in questa che, secondo me, risulta essere la storia migliore di Tex del 2012. Non potrebbe essere la migliore se non ci fossero dei buoni disegni a sostanziarla. Jose Ortiz assolve il compito, come sempre, con perizia: il suo tratto sporco è perfetto per disegnare le facce scure di questi tagliagole di oltre confine, facendoci respirare tutta la polvere degli aridi territori messicani.

Guillermo Blanco e Gallardo - Disegno di Jose Ortiz
Le catene della colpa è soltanto la punta di diamante dell'annata di Tex, decisamente buona almeno nella serie regolare. Pasquale Ruju si era già ben distinto negli albi di luglio e agosto, raccontando le vicende del giovane mezzosangue Makua, disegnate ottimamente da Alfonso Font. Prima di lui Mauro Boselli aveva concluso in gennaio, con Corsa verso l'abisso, la convincente storia, iniziata a fine 2011, che vedeva la competizione senza esclusione di colpi fra due compagnie ferroviarie. Al solito, Boselli rappresenta molti personaggi, tutti ben tratteggiati, tra cui spicca un'affascinante e spietata dark lady. Da sottolineare i disegni dinamici ed espressivi di Leomacs, che non vedo l'ora di rivedere all'opera.
Ma Boselli fa ancora meglio firmando un'avvincente storia corale (alla quale, fino all'ultimo, sono stato tentato di assegnare la palma d'oro di migliore dell'anno) che per tre mesi, da aprile a giugno, ha tenuto il mio naso incollato alle pagine fino al travolgente finale, anche grazie ai magnifici disegni di Ernesto R. Garcia Seijas (questi sì, i migliori del 2012). Ne avevo già parlato qui, evidenziando la differenza fra il Tex di Boselli e quello di Tito Faraci, l'autore cui sono da ascrivere le due avventure meno riuscite del nostro ranger. Se nell'avventura citata nel post linkato i personaggi di contorno non sono molto credibili e Tex risulta quasi supereroistico nelle sue capacità, la storia che si dipana fra settembre e ottobre raggiunge la sufficienza per aver presentato dei comprimari realistici e un ranger (Braccato!) per il quale nelle concitate pagine iniziali nutriamo una forte apprensione (insomma, ci fa battere il cuore e preoccupare per la sua sorte, forse un po' troppo a dir la verità...). Poi la trama perde un po' di ritmo e diventa prevedibile ma è sostenuta dai buoni disegni di Pasquale Del Vecchio.
Tex ed Espectro - Disegno di Ernesto R. garcia Seijas
Se la serie regolare ha offerto, quasi sempre, pagine e pagine di alta qualità, non altrettanto si può dire per gli albi fuori serie. Tito Faraci delude anche qui: l'Almanacco del West e il Maxi Tex contengono due storie che si possono tranquillamente dimenticare (noiosissima la vicenda che vede Tex confrontarsi con lo sceriffo Starker). La cavalcata del morto, il Texone di quest'anno, non è sicuramente uno dei migliori albi della validissima collana: peccato perché i disegni di Fabio Civitelli sono perfetti per esaltare le atmosfere magiche e un po' horrorifiche che caratterizzano il ritorno del Morisco. La storia scritta da Boselli ha poco ritmo nella prima parte, mentre migliora molto nella seconda. Il soggetto è accattivante ma forse poteva essere sceneggiato con maggiore fluidità: manca un equilibrio complessivo. Infine il Color Tex scritto ancora da Ruju e disegnato da Ugolino Cossu non mi ha catturato più di tanto. Devo dire la verità: sono ancora molto perplesso dai colori, ma forse è un mio limite.
La migliore copertina? Sono due, di Claudio Villa.



venerdì 11 gennaio 2013

Clarence Day



Big Man oggi compirebbe 71 anni. Lo stato del New Jersey ha dichiarato l’11 gennaio Clarence Day, per ricordare per sempre questo uomo, Big in tutti i sensi. Grazie a Larry, una fan del Boss veramente speciale, ho scoperto questo illustratore danese e la sua tribute page su fb dedicata a Springsteen.
Per gli stolti che non sanno chi sia Big Man, ve lo presenta direttamente il Boss....

lunedì 7 gennaio 2013

Grazie a Decio

Ad un lettore distratto degli albi Bonelli forse il nome di Decio Canzio non dice nulla. Uno un po' più attento ricorderà di averlo letto in seconda di copertina di tutte le testate Bonelli di qualche anno fa sotto la dicitura Direttore generale, ma magari non avrà riflettuto su come il lavoro che questo ruolo richiedeva si traducesse sulle pagine dell'albo che aveva fra le mani. Un appassionato lettore de Il Piccolo Ranger avrà goduto invece della seconda vita che Decio Canzio seppe infondere al personaggio, in qualità di autore e sceneggiatore delle storie. Molti altri furono i soggetti e le sceneggiature che il nostro firmò in casa Bonelli. Personalmente ricordo il volume inaugurale della collana, di cui fu anche il curatore, Un uomo un'avventura: quello splendido primo albo disegnato nientemeno che da Sergio Toppi. Saverio Ceri e Francesco Manetti riportano con completezza sul loro blog Dime Web la sua attività come autore.
Ma è per il suo lavoro prima di redattore e poi di direttore editoriale (carica che ricoprì dagli anni Ottanta fino al 2006) che noi lettori dovremmo ringraziarlo. Lo spiega bene Moreno Burattini sul suo blog e Matteo Stefanelli ci fa capire quiattraverso le parole dello stesso Canzioquale rapporto di amicizia, oltre che di lavoro, lo abbia legato per più di 40 anni a Sergio Bonelli.
D'altra parte, Mauro Marcheselli, che ricopre oggi il ruolo che fu di Canzio, lo ricorda così in un'intervista che mi ha appena concesso e che pubblicherò fra poco su Fucine Mute:

"Due giorni fa ci ha lasciato (spero lassù si sia riunito con i suoi amici Sergio e Hugo), e vorrei ricordare un uomo che mi ha insegnato praticamente tutto quello che so di questo mestiere (quando sono arrivato ero una capra) e per il quale avevo un affetto e una stima enormi. Una persona riservata e coltissima senza la quale la qualità degli albi Bonelli sarebbe stata molto più bassa."
Ecco il motivo per cui, come lettore, ringrazio Decio Canzio: curando con rigore e dedizione gli albi Bonelli ha contribuito a regalarmi delle ore magnifiche, trascorse divertendomi con intelligenza mentre leggevo delle storie di qualità.

martedì 1 gennaio 2013

Il primo e l'ultimo fumetto dell'anno

Questa non è una classifica. E' solo un'istantanea scattata a cavallo del nuovo anno, con un tempo di esposizione abbastanza lungo da coprire l'ultimo giorno del 2012 e il primo del 2013. L'oggetto della foto è il fumetto con cui ho detto addio all'anno passato e quello con cui ho salutato quello nuovo.Il motivo? Nessuno, solo un gioco che si potrebbe fare benissimo in qualunque altro periodo dell'anno. Lo faccio ora soltanto per vedere se il caso mi ha fatto chiudere bene i 365 giorni appena trascorsi e se mi ha fatto iniziare altrettanto bene i 365 nuovi.
Devo dire che non avrei potuto finire meglio.
A ben vedere il 2012 è stato, per me, l'anno di Paolo Bacilieri. Dopo Sweet Salgari e Sul pianeta perduto, c'è una terza gemma da sistemare nella bacheca delle sue opere. Alludo a Adiós Muchachos, adattamento a fumetti di Matz del romanzo noir del cubano Daniel Chavarria. Trama fitta di colpi di scena, perfetto connubio di testi e disegni, felice ambientazione a L'Avana, personaggi ben caratterizzati e ricchi di sorprese. Fumetto edito dalla Rizzoli Lizard a colori: mentre lo stavo leggendo, pensavo a come sarebbe stato in bianco e nero, avrebbe perso sicuramente in solarità ma avrebbe acquisito qualcosa in calore.

E oggi cosa ho letto? Bordertown, l'ottava avventura di un Saguaro sempre più convincente. Dopo i dubbi dell'esordio mi sto ricredendo di mese in mese riguardo lo spessore che il personaggio di Bruno Enna sta assumendo. Nel mezzo di buone trame poliziesche il nuovo eroe della Bonelli riesce a distaccarsi da quel cliché alla Tex Willer che gli avevo affibiato un po' troppo frettolosamente, proponendo tematiche riguardanti i nativi americani quasi contemporanei (siamo nei primi anni Settanta) che si integrano al meglio tanto nell'avventura singola quanto nella continuity. Nel caso particolare, il nostro conlcude una storia di due albi affrontando una pericolosa trasferta a Ciudad Juarez, la città messicana posta sul confine con gli USA, ritratta da Enna all'inizio di quel tragico cammino che l'ha fatta diventare oggi una delle città più violente al mondo. Al di là del suo coraggio e determinazione, Torn rivela molto di sè e della propria umanità in questa storia.
Direi, quindi, un buon inizio anche per il 2013.

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