giovedì 30 agosto 2012

Shanghai Devil: intervista a Gianfranco Manfredi

"...cercare di raccontare le varie sfumature, i diversi significati dell'assumere una Maschera mi pareva un tema interessante da trattare. Ugo Pastore se lo pone così: fa davvero differenza indossare la maschera oppure no? Ci si può emancipare dalla Maschera?" 
Questo è solo un brevissimo estratto dall'intervista che Gianfranco Manfredi mi ha rilasciato per Fucine Mute e che potete trovare integralmente qui! L'oggetto della conversazione è la mini-serie a fumetti Shanghai Devil, nella quale il giovane Ugo Pastore intreccia la sua vicenda personale con quella storica della rivolta dei Boxer nella Cina del 1900. Ancora una volta Avventura e Storia sono le protagoniste di un fumetto avvincente, giunto a due terzi del suo cammino editoriale. L'autore discute con la consueta passione di vari temi, senza lesinare alcune anticipazioni sui progetti futuri che si prospettano davvero interessanti. A ridosso del primo anniversario della morte, non può mancare poi un ricordo di Sergio Bonelli e del suo contributo al fumetto italiano.

martedì 28 agosto 2012

Il Caso Collini



Ci sono dei libri che mi appassionano, che mi catturano al punto che non vorrei mai interromperne la lettura. Non mi capita molto spesso, ma non è poi così raro.
Rarissimi, invece, sono quei romanzi per i quali accade il seguente fenomeno. Mi prendono sì, ma non al punto da farmi tirare le ore piccole. Sono interessanti, ben scritti, ma non possiedono quel quid che me li fa considerare indimenticabili. E questa impressione continua fino a quando non giro una delle pagine e.... boom! Nella narrazione capita qualcosa, un fatto, una svolta, una rivelazione che sposta il piano di lettura tenuto fino a quel momento e che lo catapulta in una dimensione altra e superiore. Il libro diventa qualcosa di diverso rispetto a prima, si trasforma. Questa metamorfosi ha il potere di sorprendermi con una forza tale che solo un pugno inatteso e ben assestato nello stomaco sa provocare. Da quel momento, leggo come in trance, sono assolutamente estraneo all’ambiente circostante e ai suoi stimoli. Potrebbero pungolarmi con un ago accuminatissimo e rovente ma io non staccherei gli occhi, pupille dilatate e palpebre perennemente spalancate, dalle pagine del romanzo.
Questo è ciò che mi è successo durante la lettura de "Il Caso Collini" di Ferdinand Von Schirach, un breve legal thriller che spalanca una porta sulla coscienza. Ne parlo qui, su Fucine Mute.

martedì 21 agosto 2012

L'uomo del fumetto

Oggi se n'è andato un uomo che sapeva creare tavole come queste...

"L'uomo del Nilo" - Un uomo un'avventura - volume 1

"L'uomo del Nilo" - Un uomo un'avventura - volume 1

"L'uomo del Messico" - Un uomo un'avventura - volume 7

"L'uomo del Messico" - Un uomo un'avventura - volume 7

"L'uomo delle paludi" - Un uomo un'avventura - volume 17

"L'uomo delle paludi" - Un uomo un'avventura - volume 17



Sergio Toppi (1932 - 2012)


giovedì 9 agosto 2012

John Doe e il fratello di Bill


Non ho mai letto John Doe, il fumetto di Lorenzo Bartoli e Roberto Recchioni edito dall'Editoriale Aurea. Non so esattamente perché, so solo che non mi è mai venuta la curiosità nemmeno di acquistarne una copia. Questione di impressioni, di scarso appeal dei disegni di copertina, del fatto che Recchioni è uno degli autori e, da quel che leggo sul suo blog, mi ispira scarsa simpatia. Non lo so... Dicevo: non ho mai comprato nessun albo di John Doe .... fino ad un mese fa circa, quando sono uscito dall'edicola con il penultimo numero della serie, intitolato "La polvere del tramonto". Avevo un ottimo motivo per investire 3 euro. Avevo infatti letto in rete che sull'albo di giugno veniva reso omaggio ad un grande personaggio del fumetto: il fratello di Bill Parker, Ken.
Devo dire la verità: mi ha fatto tenerezza ritrovare Ken là dove tutti i suoi lettori l'avevano lasciato, in un carcere. John lo vede accovacciato da solo nel cortile e lo raggiunge. Si instaura un rapporto basato sulla reciproca riconoscenza di molte affinità e di alcune differenze: i due diventano inseparabili.
Dico subito che i testi mi son piaciuti di più dei disegni (troppo scuri e cupi per i miei gusti) di Paolo D'Antonio, anche se ogni tanto John tende a strafare, facendo il saputello nei confronti di Ken. La parte più bella è quando gli autori mettono in bocca a Ken le sue preferenze e le sue passioni, sullo sfondo di immagini che lo ritraggono libero, nel suo passato:

"A me piace la prateria, sconfinata, verde... madre e matrigna per l'uomo. Mi piace la neve che scricchiola sotto gli stivali... Mi piace il mio Kentucky. Non chiede niente, ma sa fare la voce grossa, se occorre.. Mi piace la natura. Non ha morale, soltanto forza e debolezza...debolezza e forza... Mi piacciono le differenze, la diversità... Mi piacciono le discussioni che portano a qualcosa... Mi piace la forza che diventa dolcezza... E poi, più di tutto, mi piace costruire... costruire insieme agli altri. Vedere le cose che crescono e cambiano. Sì. Questo è ciò che mi piace..."

C'è quasi tutto Ken in queste parole. Ma, secondo me, manca una sua caratteristica importante. L'ascolto. Una qualità così poco diffusa fra gli uomini. L'ascolto e l'empatia. Ken presta massima attenzione al suo interlocutore, sempre. Il suo è un ascolto attivo, gli occhi sono solo disegnati, ma restituiscono la partecipazione del racconto dell'altro. E poi ha la rara capacità di mettersi nei panni di colui che gli sta di fronte. E' per questo che Ken è un grande personaggio dei fumetti.
Ci sono poi alcune pagine in cui l'omaggio a Chemako scricchiola parecchio. John fa una lunga filippica meta-fumettistica sulla libertà dei personaggi, sui loro scrittori, sul concetto di gabbia reale e virtuale, insegnando con supponenza ad un Ken, rappresentato quasi come un sempliciotto, quello che lui in realtà sa già da tempo. Ovvero che la griglia entro cui loro sono imprigionati si può spezzare, distorcere, tirare, bucare.




John infatti non fa altro che scimmiottare Ken quando, nel memorabile numero 24 del Ken Parker Magazine intitolato "La terra degli eroi", trascina i suoi autori Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo dentro il fumetto.


Ecco, magari gli autori potevano risparmiarsi queste pagine.... ma, come dice lo stesso John a Ken:
"Noi siamo il frutto della fantasia di qualcun altro. Nel mio caso di più fantasie malate... fantasie dotate di pochissimo talento..... Io sono nelle mani di autentici cialtroni!  Il tuo autore è uno serio, bravissimo... quasi ti compatisco che i miei ti abbiano scelto per percorrere un pezzo di strada insieme a me!"
In effetti un po' lo compatisco anche io... ma è comunque stato molto piacevole ritrovare Ken sulle pagine di un albo a fumetti, in un'edicola. Spero che la prossima volta gli autori siano quelli bravissimi... gli originali.

giovedì 2 agosto 2012

Il ritorno degli spazzini dello spazio


Planet Manga ripubblica Planetes in versione deluxe, il capolavoro a fumetti di Makoto Yukimura. Oggi ho acquistato il primo dei 3 volumi nei quali si snoda la storia originariamente suddivisa nei 4 tankobon della precedente edizione del 2003 e di quella originale giapponese. Come avevo scritto qui, il mio collega Marco mi prestò alcuni mesi fa i suoi volumi, conservati molto gelosamente, permettendomi di scoprire una storia indimenticabile. Ecco quindi che non ho potuto esimermi dall'accaparrarmi quest'edizione, dal formato più grande e dalla traduzione più attenta e fedele all'originale.
Le storie personali dei quattro giovani spazzini dello spazio catturano per l'accurata ed intima descrizione degli stati d'animo, dei pensieri e delle emozioni. La dimensione anti-eroistica in cui sono inquadrate le vicende del gruppo di amici si collega perfettamente con quella ambientale, calata in uno spazio cosmico connotato come la frontiera del West americano dell'Ottocento: ti affascina, ti sfida, permea in modo totalizzante il tuo quotidiano.

Fra tante scene di ilarità con cui spesso Yukimura spezza la tensione emotiva di alcune tavole, sono stato subito conquistato dalla prima personalità sviluppata dall'autore: quella del taciturno Yuri. La sua è una storia d'amore e di dolore narrata con delicatezza e poesia. Poche parole e molto spazio lasciato ai disegni, ai gesti, alle emozioni dipinte sul volto del giovane russo. Lo spazio si mostra qui nella sua immensità affascinante e pericolosa. La dimensione temporale viene rallentata nei gesti di Yuri amplificando così la tensione emotiva della narrazione. La mano che si protende per afferrare la bussola nel cosmo è un attimo che sembra eterno. La bussola non è solo un detrito spaziale ma è una piccola parte di una vita che non c'è più: il suo recupero è un gesto d'amore eterno.
E' per questa capacità straordinaria di raccontare le storie intime e personali dei protagonisti che il manga di Yukimura diventa una perla che non si può fare a meno di ammirare.



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