mercoledì 12 settembre 2012

La mia estate in noir (II)

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Non c'è niente da fare: è il libraio migliore che abbia mai incontrato. E' quello che ogni estate mi consiglia autori che altrimenti non scoprirei mai. Sono scrittori noir, o per lo meno girano attorno a questa etichetta. Dei perfetti sconosciuti per me, ma non per lui che se li legge tutti. E poi me li suggerisce.

La terza tappa nera di questa mia estate è stata un'isola, fredda e inospitale, sferzata dal vento: l'isola di Lewis, nell'arcipelago delle Ebridi, a ovest della costa occidentale della Scozia. Qui è ambientato il romanzo dello scozzese Peter May, autore pubblicato per la prima volta in Italia. Einaudi si prende il merito di presentare al pubblico italiano The Blackhouse, tradotto in L'isola dei cacciatori di uccelli. Primo volume di una trilogia collocata su questa dura isola, sulla quale fa ritorno, dopo molti anni, un suo abitante, l'ispettore Fin Macleod. Lasciatosi alle spalle a Glasgow un matrimonio fallito e la morte del piccolo figlio, il poliziotto affronta di nuovo la terra e la gente da cui è scappato tanti anni prima, per indagare su un caso di omicidio. Questo è solo il pretesto che consente a May di ripercorrere attraverso lunghi e intensi flash-back, l'infanzia e la giovinezza di Fin: capitoli narrati in prima persona dal protagonista, alternati alla narrazione del presente che invece è in terza persona. La durezza della storia di Fin, dell'amore della sua vita Marsaili e del suo amico di infanzia Artair è esasperata dalla descrizione dello sfondo. L'isola è la protagonista assoluta del romanzo: la sua pioggia, il suo vento, i suoi colori che variano dal nero al grigio non sono solo elementi naturali ma fanno parte anche dell'animo delle persone che la abitano. Non c'è spazio per sorrisi, allegria e serenità su questo pezzo di terra, dove gli uomini compiono ogni anno un rito iniziatico, crudele, pericoloso e ormai inutile, che affonda le radici nel lontano passato: restare per due settimane su un piccolo e sperduto isolotto a sterminare le sule, uccelli che affollano il piccolo scoglio per nidificare. Fin compie un viaggio nel proprio passato, per scoprire i fatti terribili che la sua coscienza aveva rimosso. Sotto questo aspetto The Blackhouse è un romanzo di formazione, crescita, distruzione, fuga, oblio e ritorno con catarsi finale. L'indagine e la soluzione del caso, come ogni buon noir prevede, sono strumentali alla scoperta dell'abisso che divora il protagonista. Tuttavia May ci regala un raggio di luce, perché il romanzo ha una sottotrama importante: si può anche leggere come un'incredibile, tormentata e struggente storia d'amore. L'unico rifugio, sembra suggerire l'autore, in cui l'uomo può trovare la propria salvezza.
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