martedì 28 agosto 2012

Il Caso Collini



Ci sono dei libri che mi appassionano, che mi catturano al punto che non vorrei mai interromperne la lettura. Non mi capita molto spesso, ma non è poi così raro.
Rarissimi, invece, sono quei romanzi per i quali accade il seguente fenomeno. Mi prendono sì, ma non al punto da farmi tirare le ore piccole. Sono interessanti, ben scritti, ma non possiedono quel quid che me li fa considerare indimenticabili. E questa impressione continua fino a quando non giro una delle pagine e.... boom! Nella narrazione capita qualcosa, un fatto, una svolta, una rivelazione che sposta il piano di lettura tenuto fino a quel momento e che lo catapulta in una dimensione altra e superiore. Il libro diventa qualcosa di diverso rispetto a prima, si trasforma. Questa metamorfosi ha il potere di sorprendermi con una forza tale che solo un pugno inatteso e ben assestato nello stomaco sa provocare. Da quel momento, leggo come in trance, sono assolutamente estraneo all’ambiente circostante e ai suoi stimoli. Potrebbero pungolarmi con un ago accuminatissimo e rovente ma io non staccherei gli occhi, pupille dilatate e palpebre perennemente spalancate, dalle pagine del romanzo.
Questo è ciò che mi è successo durante la lettura de "Il Caso Collini" di Ferdinand Von Schirach, un breve legal thriller che spalanca una porta sulla coscienza. Ne parlo qui, su Fucine Mute.

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