martedì 8 novembre 2011

Bonelli e Berardi

Nella rubrica "Il Diario di Julia" dell'albo numero 158 di Julia in edicola a novembre, Giancarlo Berardi, il curatore e autore della serie che narra le avventure della criminologa, rivolge il suo personale saluto a Sergio Bonelli. In poche righe il creatore di Julia ripercorre la storia del suo rapporto con l'editore senza risultare stucchevole o retorico. E' infatti la schiettezza delle sue parole a rendere vero il ricordo, senza tralasciare gli scontri "inevitabili", fra un "sessantottino anarchico e ribelle" quale era Berardi negli anni 70, e un editore, Bonelli, che, "pur aperto e sensibile, dirigeva la sua impresa con tratto paternalistico". Fu anche grazie a questa dialettica fra Bonelli da una parte e Berardi (e Ivo Milazzo) dall'altra che Ken Parker divenne quel capolavoro che tutti i veri amanti di fumetti hanno saputo apprezzare.
Berardi ricorda anche l'uscita sua e di Milazzo dalla casa editrice milanese per creare la loro Parker Editore, con la quale pubblicarono in rivista le avventure di Lungo Fucile. Ma dice anche che poi Bonelli stesso li rivolle indietro. Penso che Sergio amasse molto quel western del tutto particolare, nato dalle teste e dalle mani della coppia ligure. Ma stimava molto anche l'autore Berardi al quale, quando si vide proposta la figura di Julia, disse: "Strano un fumetto con tanta psicologia e poca azione, ma mi fido di te. Io pubblico Berardi". Quello fu il migliore complimento che Bonelli gli fece lungo i diversi decenni della loro collaborazione, durante i quali, ogni sceneggiatura dell'autore veniva scrupolosamente letta dall'editore, "senza addolcire i giudizi".
Come ha ricordato anche in occasione dell'omaggio ufficilale che la Regione Liguria ha rivolto a Sergio Bonelli il 17 ottobre a Genova (che si può ascoltare qui), Berardi sottolinea un aspetto molto importante dell'opera dell'editore milanese. Ovvero "l'operazione culturale senza precedenti", grazie alla quale i personaggi della Bonelli hanno contribuito a formare la personalità di intere generazioni di ragazzi attraverso il fumetto, un mezzo molto efficace in quanto basato sul divertimento.

Non ci avevo riflettuto sopra più di tanto prima della morte di Sergio Bonelli ma, dapprima Patrizia Mandanici sul suo blog, e poi Berardi stesso con queste parole, mi hanno fatto pensare a quanto sia debitore il mio radicato senso di giustizia alle avventure di Tex, Mister No, Ken Parker, Zagor, Julia e di tutti gli altri "eroi di carta" bonelliani. Senza queste letture che mi hanno accompagnato divertendomi fin da ragazzino, i miei valori sarebbero meno forti e saldi di quel (poco) che sono.

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