domenica 26 settembre 2010

L'ultimo atto di Magico Vento

Magico Vento ha raggiunto la fine della pista. E' uscito in edicola da pochi giorni il numero 130, ultimo della serie regolare, in cui si concludono le avventure del nostro. In realtà ci sarà spazio ancora per uno speciale: il sempre promesso da Gianfranco Manfredi vedrà finalmente la luce nel mese di novembre. L'albo, come racconta lo stesso autore in questa intervista, sarà strutturato in tre episodi, l'ultimo dei quali proporrà "un extra-finale, cioè un secondo finale... dopo il finale".
Staremo a vedere....Per il momento devo dire che ho letto con molto dispiacere l'ultima avventura di Magico Vento. Mano a mano che sfogliavo le pagine avvicinandomi alla numero 128, sentivo che si sarebbe conclusa una lettura spesso molto appassionante che mi ha accompagnato per diversi anni della ma vita. Dei motivi per cui Magico Vento ha riscosso il mio plauso ne ho già parlato qui, e li esprime molto bene Sergio Bonelli nel saluto che porge a noi lettori in seconda di copertina: "Una serie, questa, che, nel corso dei suoi tredici anni di presenza in edicola, è riuscita a fondere percorsi letterari e immaginifici apparentemente tra loro inconciliabili come il western - talvolta fantasioso, talaltra puntualmente storico - il mondo arcano e poetico delle leggende indiane e una sapiente alchimia tra l'horror ottocentesco e quello contemporaneo". 
Dei tre elementi che, secondo Bonelli, si son fusi in un'amalgama di alto valore narrativo, i primi due, ovvero il western, soprattutto quello storico, e le leggende indiane costituiscono, secondo me, il cuore per cui questa serie si distnguerà da tutte le altre serie western.


E qui spunta il secondo motivo di tristezza personale, condivisa da Sergio Bonelli nel suo saluto: la scomparsa inarrestabile dei fumetti, oltre che die film e libri, western. Nel mondo delle nuvole parlanti, con l'eccezione di Blueberry, Comanche e Jonah Hex, restano i bonelliani Tex e Zagor a difendere la bandiera di questo genere che sembra non interessare più a nessuno. La considero una grave perdita, perchè penso che la Frontiera americana sia uno scenario in cui ambientare storie di ogni tipo e con qualsiasi stile. Nei comics Ken Parker ha dimostrato come sia possibile parlare di tutto, anche di temi che di primo acchito uno associerebbe a sfondi diversi (come il femminismo, l'omosessualità, i diritti dei lavoratori), e di farlo con grande efficacia, o per meglio dire, con arte. Mi auguro che questa tendenza inverta la sua rotta.
C'è infine un terzo motivo di lamento, e lo esprime Manfredi, nella lunga rubrica della posta dedicata ai saluti dei lettori. Questi manifestano quanto scrtto da me qualche riga più in su, ovvero sottolineano cone Magico Vento sia diventato un compagno di vita, li abbia accompagnati nella loro crescita, sia stato quasi la colonna sonora degli avvenimenti della loro vita. E' lo stesso vale anche per me: negli ultimi tredici anni mi sono laureato, ho fatto l'obiettore di coscienza, ho iniziato a lavorare, mi sono sposato. Posso ricondurre ciascuno di questi periodi a qualche numero di Magico Vento (ma anche di Julia, Tex e via dicendo).



Manfredi scrive: "Queste lettere mi hanno fatto capire, al di là della conclusione di questo specifico percorso, che una serie lunga intrattiene un raporto così intimo coi lettori e così intrecciato alla loro vita, da essere insostituibile. Oggi è difficile produrne e le mini-serie corrispondono di più alle esigenze attuali, però con esse e con le graphic novel da libreria, questo rapporto pluriennale di complicità affettiva non potrà più esistere, il che sarà una perdita per il fumetto in generale".
Sottoscrivo ogni parola. Mi rammarico del fatto che il mercato oggi chieda mini-serie. Non è che non mi piacciano, anzi! Bonelli ne ha sfornate di notevoli, come Caravan, Greystorm, Cassidy e Volto Nascosto (per citare un'altra opera di Manfredi) e ne pubblicherà altre in futuro: lo stesso Manfredi annuncia la sua prossima Shanghai Devil. Il punto è che mi dispiace che i nuovi lettori siano spaventati dalle opere lunghe: sarà forse perché viviamo in un mondo in cui tutto è veloce, l'informazione, l'intrattenimento, l'approfondimento, il divertimento. Si passa di fiore in fiore senza gustare a fondo il nettare.


Non ho neanche 40 anni ma appartengo a quella generazione che leggeva una storia di Tex o Mister No senza paura di attenderne la fine nel prossimo albo dopo un mese di attesa: anzi, la pausa di 30 giorni rendeva più bello il momento dell'acquisto del numero successivo. Gli albi autoconclusivi e le mini-serie sono il segno di come i lettori siano cambiati. Bonelli fa bene ad adeguarsi, pena l'estinzione, o per lo meno, la drastica riduzione delle sue testate. Ma quanto mi piacerebbe che Bonelli iniziasse una nuova serie western.... Chiedo troppo?

4 commenti:

  1. Sono un estimatore di Magico Vento. Purtroppo, in un periodo economicamente non facile della mia vita ho dovuto operare dei drastici tagli agli acquisti, inutile dire quanto il suo taglio sia stato tra i più sofferti. Sebbene non amassi particolarmente il suo aspetto horror, amo con molta convinzione il suo aspetto straordinariamente documentaristico sull'America dell'epoca.
    Quando un fumetto chiude la vedo sempre come una grave perdita, specie se si tratta di un fumetto che ho amato (come Mister No, che ha avuto però "colpe" maggiori e diverse nel calo dei suoi lettori).
    Mi unisco quindi al grosso rammarico e mi reco in edicola per questo ultimo meritato saluto.
    Un saluto anche a te.

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  2. Non ho mai seguito Magico Vento, purtroppo per me, anche perchè, all'epoca della sua comparsa nelle edicole, avevo appena nove anni e poca conoscenza del mondo dei fumetti Bonelli (a parte Tex); il fatto di non aver mai letto questa serie è per me motivo di grande rammarico, vista l'ammirazione che provo per il suo autore e per un genere, il western, al quale sono stato educato da mio padre e a cui, proprio per questo motivo, sono legato in modo affettivo... spero che magari le edizioni IF ripubblichino la serie e mi unisco nell'appello al lancio di una nuova (maxi) serie western!
    Pierangelo

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  3. Ciao Alessandro.
    Anche a me è davvero piaciuta tanto la serie, anche se mi manca da leggere praticamente l'ultima ventina di storie. Come dicevo anche sul blog di Daniele Barbieri, Manfredi ha saputo allestire e mettere in piedi un affresco narrativo a fumetti senza precedenti. Ha spezzettato la serialità a fumetti come l’abbiamo sempre conosciuta in Italia e l’ha fatta sua ricostruendone regole e strutture. E meno male che adesso è all'opera su Shangai Devil, la sua nuova mini serie, ideale sequel di Volto Nascosto.

    Per rispondere alla tua domanda finale, boh. La forza delle grandi icone western a fumetti, era (ed è) tutta nei propri autori. Berardi/Ken Parker, G.L. Bonelli/Tex e Manfredi/Magico Vento. La questione è che se proprio deve nascere un nuovo western a fumetti, allora che il papà sia un papà di un certo tipo.
    Uno davvero bravo, dico.

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  4. @Alberto: la chiusura di MV è una grave perdita e ne soffro, ma la scelta di Manfredi va nella direzione di evitare strascichi e noiose riproposizioni di temi già affrontati. Inoltre l'autore avrà anche voglia di cimentarsi in altre atmosfere, e la annunciata serie di shangai devil ne è la prova. Speriamo utopicamente in una futura nuova serie western targata Manfredi...

    @Pierangelo: senza attendere eventuali nuove edizioni, corri nella fumetteria più vicina a procurati l'intera serie!

    @Luigi: Manfredi è stato davvero unico nella strutturazione narrativa, secondo solo, nella mia del tutto personale opinione, a Berardi. Riguardo al nuovo papà dici bene, bisognerebbe trovarlo! Ruju e Faraci hanno dato buone prove di western con Tex... magari uno dei due ha un progetto nascosto nel cassetto....

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