domenica 14 marzo 2010

L'Audace Bonelli (I)


E' il nome di una grande mostra che si terrà al Palazzo delle Arti di Napoli dal 19 marzo al 9 maggio 2010 dedicata alla più importante casa editrice italiana di fumetti: la Sergio Bonelli Editore. Son trascorsi 70 anni da quando Gianluigi Bonelli rilevò la casa editrice Audace che, divenendo prima Edizioni Araldo, poi Cepim e Daim Press assunse infine la denominazione attuale. Prima l'ex moglie Tea e dagli anni '60 il figlio Sergio si succedettero alla sua guida. Oggi viene giustamente celebrata con oltre 200 tavole originali dei tanti disegnatori che hanno lavorato alla casa editrice milanese. Peccato che la mostra sia così lontana, a Napoli, mi piacerebbe molto visitarla, visto che è proprio grazie a Sergio Bonelli e ai suoi fumetti che adesso sto scrivendo su questo blog....

Questo post vuole essere il mio primo personale omaggio alla casa editrice di via Buonarroti.



E' da quando sono bambino che leggo gli albi Bonelli, allora li chiamavo giornalini. La loro scoperta fu molto particolare e casuale, la devo tutta a mio nonno. Fu lui infatti a farmi avere i primi Tex e Zagor, ma non perché me li regalò comprandoli in edicola, bensì perché li usava come imballo. Ebbene sì, a Natale uno dei pacchi che aspettavo più spasmodicamente era quello che mio nonno mi spediva dalla Calabria. Lui trascorreva i mesi invernali insieme ai miei cuginetti del sud e, ogni Natale, spediva su in Friuli le delizie di quella terra: arance, formaggi, caffè, torroni e, da uomo ordinato e preciso quale era, separava ogni scompartimento dall'altro attraverso... i giornalini Bonelli, che i miei cuginetti avevano già letto ed eliminato dalle loro camerette. Non ho mai saputo se quell'imballo così particolare scelto da mio nonno nascondesse la sua intenzione di propormi quelle letture, o fosse solo un caso. Mi piace pensare che sia vera la prima ipotesi. Sta di fatto che questo fu il modo in cui mi trovai fra le mani, durante gli ultimi anni delle elementari, i primi Tex, Zagor, Il piccolo ranger, Il comandante Mark e Mister No della mia vita.


Ricordo ancora adesso con quanto entusiasmo mi tuffassi nella lettura di quegli albi pieni di avventura e come li conservassi con cura quasi fossero antichi cimeli. Fin da piccolo mio padre mi aveva trasmesso il suo amore per il western facendomi vedere una miriade di film con cowboys e indiani come protagonisti. L'immaginario della frontiera era già entrato nel mio inconscio e fu facile per Tex e Il piccolo ranger trovarvi un loro spazio.

Tex e i suoi 3 pards (l'inseparabile Kit Carson, il figlio Kit e il navajo Tiger Jack), mi conquistarono subito. Rividi in lui e le sue avventure ciò che avevo visto nei film: gli inseguimenti a cavallo nelle aspre gole dei canyon o le scazzottate nei fumosi saloon, le giacche blu contro i fieri pellerossa. Penso però che fu un tratto preciso di Tex che mi colpì: la sua chiara e netta difesa del più debole, a prescindere dal colore della pelle, contro il sopruso del prepotente, che, a seconda dei casi, veniva "massaggiato" con qualche sganassone o riempito di piombo caldo. Questa evidente distinzione tra Bene da una parte e Male dall'altra era probabilmente poco realistica, ma penso che diede il suo piccolo contributo nella formazione della semplice etica del bambino che ero. 



Del Piccolo Ranger mi piaceva il fatto che il protagonista era un ragazzo e che appartenesse al corpo dei ranger che, ai miei occhi, assumevano un'aria epica attraverso quelle splendenti casacche rosse. Probabilmente era alto il grado di identificazione nel giovane eroe e questo giocava un ruolo importante nell'attrazione che Kit Teller esercitava su di me.


Zagor Tenay, lo spirito con la scure, fu una bella scoperta. Mi colpirono del personaggio vari aspetti: l'ambientazione era sì western ma la foresta di Darkwood, dove viveva, così tetra con le sue paludi e sabbie mobili, gli attribuiva un carattere più fantastico. Poi la sua casacca rossa , così atipica per un cow boy, l'arma sigolare che brandiva, il tomahawk e il suo grido di battaglia molto tarzanesco ("ayaak") gli conferivano un fascino particolare. C'era poi un'ironia che smorzava l'eroicità del personaggio data dalla presenza del compagno d'avventure Cico, un messicano cicciottello tanto fifone quanto coraggioso era il suo pard.


Il Comandante Mark era il classico eroe senza macchia e senza paura: lottava per la libertà e l'indipendenza dei ribelli americani contro il dominio tirannico degli odiati inglesi. Almeno questo era il messaggio che recepivo. Anche qui l'ambientazione della frontiera, seppur diversa da quella classica di Tex, esercitava su di me un grande fascino. Le vicende si svolgevano nella regione dell'Ontario, dove Mark, affiancato dai due pards, il barbuto Mister Bluff e il saggio indiano Gufo Triste, guidava i suoi valorosi Lupi dell'Ontario in avventurosi scontri con le giubbe rosse.

Mister No invece era immerso in uno scenario del tutto nuovo: la verde e intricatissima Amazzonia che gravitava attorno alla città di Manaus degli anni 50. Mister No è un personaggio completamente diverso dai precedenti: si può dire che fu il primo antieroe entrato in casa Bonelli, per mano del suo stesso editore Sergio che fu anche il creatore del personaggio e delle storie. Penso che di lui mi piacque il carattere anticonformista, anche se sto dando ora il nome a qualcosa che allora sicuramente non conoscevo. Diciamo che mi piaceva il suo dire di no, il suo mandare al diavolo i guai con quell'aria un po' scanzonata, il suo spirito vagabondo che lo portava in giro per i cieli del Sud America sulle ali del suo piccolo piper. Anche lui combatteva contro i prepotenti in difesa dei deboli: in questo aspetto eroico c'era molto di Tex. In più però c'era, secondo me, anche un messaggio ecologista, visto che spesso fra i cattivi c'era chi voleva distruggere parti della verde Amazzonia e i suoi abitanti per aprire la strada ai più biechi aspetti del progresso sfruttatore delle risorse naturali.

Questi furono i primi personaggi Bonelli che conobbi. Tex non mi ha ancora lasciato e molti altri li scoprii in seguito. Ma questo è già materia di un prossimo post.


6 commenti:

  1. i've got three letters for you:

    W

    O

    W

    ...WOW!

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  2. ma come? non te l'avevo già raccontato?

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  3. ah...quanti ricordi.
    I bei giorni d'estate da bambino a leggere ZAGOR "Lo spirito con la scure".
    Dopo averlo scoperto quanto mi sembrò vecchio Tex.
    Perchè Zagor è un misto tra Tex e un super-eroe.
    Così vidi Tex come eroe per mio padre, che amava da sempre i film di cowboy; e Zagor l'eroe per la mia generazione.
    Comunque, fumetti e arance...che abbinamento fantastico!

    ciao e naturalmente:

    « Aayaaak... »

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  4. Bel post, una "cavalcata" davvero emozionante e appassionata...

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  5. Bellissimo percorso, anche il tuo. E come poteva essere altrimenti. Tutte grandi icone. E per il Piccolo Ranger si spera che le Edizioni IF comincino a ristamparlo in breve, come da tempo annunciato (non ufficialmente).

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  6. non sapevo della possibile ristampa de Il Piccolo Ranger... magari!!

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